GATTI & MISFATTI. NON POTERLI PIÙ CHIAMARE EROI

GIRO D'ITALIA | 24/05/2021 | 17:20
di Cristiano Gatti

Quando un tappone, anzi “Il Tappone”, unico in un Giro già light di suo, diventa dalla sera alla mattina una tappetta, non è comunque un bel giorno.


Certo anche questo cortometraggio basta a confermare come in corsa ci sia un asso solo, talmente padrone da potersi permettere nel finale di togliere la mantellina per la foto ricordo in maglia rosa, ma la questione non si sposta di un millimetro. Tappone seviziato era in partenza e tappone seviziato resta. Tutta un'altra cosa rispetto al lento supplizio che i passi eliminati avrebbero comunque inflitto. Domanda rimpallata a tutti i livelli fino alla noia: giusto o sbagliato intervenire con le mutilazioni?


Ragionando a freddo, restano sacre e rispettabili le esigenze di sicurezza dei corridori, così come restano a dir poco comprensibili i sacramentoni tirati giù dai tifosi rimasti senza mattanza, in parecchi addirittura sulle montagne abolite.

Tutto è opinabile e discutibile, tutti hanno ragione e nessuno ha torto, ma il risultato certo è uno solo e su questo non c'è margine: i ciclisti, i nostri amati ciclisti, non possiamo più chiamarli eroi. Loro stessi non possono più chiamarsi eroi.

Lo so, viviamo le epoche moderne, non sono più i tempi di follie tipo Gavia. Prendiamone atto e facciamocene una ragione. Il nuovo mondo è questo e teniamoci il nuovo mondo. Però patti chiari e amicizia lunga: basta con l'epica dei ciclisti superuomini, basta con gli occhi a palla davanti a certe prove, basta con il complesso di superiorità rispetto a tutti gli altri atleti.

A forza di limare, tagliare, abolire, attenuare, stiamo correndo dritti verso la banale normalità. Con un effetto evidentissimo: loro, gli eroi, non fanno più niente di eroico, fanno esattamente le cose che fanno ogni domenica, ovunque, gratis, tutti gli anonimi cicloamatori, persino tutti i laconici ciclopancioni (posso testimoniarlo persino io: in 40 anni di bicicletta ho beccato tante gelate, tante grandinate, tanto caldone da poter legittimamente fare un po' il martire).

Per quanto ci sforziamo di caricare con l'enfasi i 150 chilometri da Sacile e Cortina, resta la sostanza innegabile di una tappa impersonale. La qualunque. Se poi viene buona per dire che il più forte è emerso comunque, allora possiamo anche fermarci qui e chiudere il Giro con una settimana di anticipo: contando solo il risultato, tagliando tutto il superfluo, non serve altro. Ma così ragionando potevamo già fermarci a Campo Felice.

La verità è che bisogna chiarire quanto ancora interessi il ciclismo in sé e per sé. Come spettacolo, non solo come gara. Se decidiamo che ormai ci interessa soltanto avere un vincitore e una classifica, allora avanti con questa corsa a tagliare tutto, montagne gelate, discese pericolose, chilometraggi lunghi, alte temperature.

Non mi stancherò mai di dirlo: il vero capolinea, in fondo a questa corsa, è già pronto. Possiamo anche vederlo con i nostri occhi, basta digitare zwift.com, quello è il ciclismo senza i pericoli del freddo e del caldo: tutti in casa, seduti su una bici ferma, e davanti lo schermo che ci proietta il Fedaia e il Pordoi, poi alla fine scarichiamo i dati per vedere chi ha fatto meglio. Sicurezza massima, rischio abolito (magari occhio all'infarto e all'ernia inguinale). E' bellissimo, nessuno si lamenta, corridori mai così felici. Peccato soltanto non poterli più chiamare eroi.

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COMMENTI
eroi
24 maggio 2021 18:29 PIZZACICLISTA
Sono EROI quelli che da ieri sera erano sul Fedaia e le altre salite.Il ciclismo sta sputando in faccia a tutti quelli che lo amano.Se dopo la figuraccia dello scorso anno abbiamo ancora VEGNI vuol dire che non mettiamo a frutto niente

THE END
24 maggio 2021 18:40 a01500
Avevo chiesto un permesso al lavoro per vedere il tappone del giro e arrivato a casa scopro che il tappone è diventato un tappino e non si possono vedere immagini. Siamo nel 2021, ci sono capi tecnici super evoluti, le bici hanno tecnologie avanzate (freni a disco) per gli aerei ci sono liquidi antighiaccio ma i tifosi si sono trovati questa situazione. Forse è giusto così, per me il giro è finito qua, ormai Bernal è il degno vincitore e leggerò la cronaca della tappa da Tuttobici la sera.

Concordo
24 maggio 2021 18:40 andy48
Assolutamente d'accordo. E anche gli elicotteristi della RAI seguono la stessa tendenza.

Non c'è nulla di scontato
24 maggio 2021 20:08 marco1970
Credo che per vincere il Giro bisogna arrivare a Milano e la strada è sempre lastricata di insidie.Bernal ha posto una grossa ipoteca sul Giro,ma da dire che lo ha già vinto,forse ce ne passa.E' favoritissimo ma ancora il Giro non è finito.Quanto all'epica,anche la tappa di oggi sia pur mutilata di due montagne non era per nulla una passeggiata.

speranza
24 maggio 2021 20:39 italia
Spero che per i prossimi non giorni non piova, perchè altrimenti, come al solito, non vedremo neanche una salita importante in maniera degna.

D'accordissimo con Gatti
24 maggio 2021 21:00 Miguelon
Sposo in pieno ogni parola di Gatti.

oggi
24 maggio 2021 21:21 max73
Oggi la vera delusione è quella di non aver potuto vedere nulla della tappa sul passo Giau; è possibile che con le tecnologie attuali, la RAI non riesca a trasmettere le immagini quando ci sono queste condizioni meteo? Per quanto riguarda la sicurezza non capisco perchè i corridori debbano rischiare l'osso del collo a 60 km/h negli ultimi 10-20 km delle tappe di pianura ed invece ci si ferma quando c'è pioggia o freddo... le cadute rovinose avvengono sempre più nelle tappe pianeggianti quando il gruppo è lanciato a tutta velocità (chiedere a Landa....). Nella tappa di oggi la sicurezza non c'entra per nulla... i corridori non hanno voluto prendere acqua e freddo per più di 200 km.... ripeto è più sicura la discesa del Pordoi con la pioggia che un finale in pianura con il gruppo a tutta velocità con spartitraffico, rotonde, curve, ecc....

Bernal
24 maggio 2021 23:30 fransoli
ha rianimato un Giro che oramai dopo lo scempio di oggi, tra accorciamenti e immagini inesistenti, era belle che morto...... purtroppo però non ci sarà sempre un Bernal... l'unica costante è l'organizzazione e infatti tutti gli anni si deve assistere a qualche polemica con corridori che si ritiutano di partire, squadre che abbandonano e salite neutralizzate per le avverse condizioni meteo senza che siano preveiste delle alternative adeguate (e si che orami è da anni che a maggio si sa che possono capitare queste giornate in quota)... avanti così che ce la fate a perdere anche i più incalliti appassionati.... e nessuno che abbia il coraggio di dire le cose per quello che sono

Sapete che vi dico?
24 maggio 2021 23:50 pickett
I corridori e la RAI mi hanno fatto passare la voglia di seguire le ultime tappe.E se hanno fatto passare la voglia a uno come me,che per seguire i duelli tra Bugno e Indurain chiudeva il proprio negozio,vuol dire che é proprio grave.

non da oggi
25 maggio 2021 06:41 tinapica
Gatti esimio, sono completamente d'accordo con il suo disilluso grido di dolore per non poter più assistere a quella che con senso compiuto si chiamava l’epica del ciclismo.
Solo vorrei aggiungere che non da oggi il ciclismo è quello che sta INEVITABILMENTE percorrendo la china che condurrà ad uno sport virtuale. La frattura che diede inizio a questa tendenza accadde alla fine degli anni '80, quando al Tour "licenziarono", approfittando dei raggiunti limiti d'età, Goddet e Levitan e cominciarono a mutilare la lunghezza delle tappe, semplificandone i percorsi, per mere esigenze televisive, quindi pubblicitarie, quindi monetarie.
Il Tour ancora adesso gode di quell’aura di corsa “sovrumana”, dovuta a ciò che realmente fu fino al 1987, che gli dà un rispetto, tradotto in moneta sonante nella considerazione mediatico-pubblicitaria, che ci fa giustamente pensare che simili fatti, come quelli di Morbegno lo scorso ottobre o questi di ieri, in Francia non accadrebbero.
In questo compromesso che ha moltiplicati i soldi a disposizione di chi questo spettacolo sportivo organizza ed interpreta c’è la sola vera origine di quel che abbiamo visto ieri e che sempre più spesso vedremo; per ora solo fuori dal Tour…in futuro, chissà?
I corridori e chi ne cura gli interessi altro non fanno che rispecchiare i nostri tempi: la virtualità che prende il sopravvento sulla realtà. Quel che mi stupisce è la sudditanza di chi organizza il Giro: probabilmente si rendono conto di non poter più avere voce in capitolo in un sistema che tollera la presenza italiana ai livelli (medio) massimi. Purché non interferisca con le decisioni, che si prendono a Parigi.
E allora? Allora noi che conosciamo e continuiamo a narrare l’Epica del Ciclismo (che fu) mettiamoci nella disposizione d’animo di immaginarlo e viverlo solo come una favola che riecheggia epoche lontane. Anche se troppo lontane non devono essere essendo, a differenza della tappa di ieri, ben documentate dalle immagini TV di repertorio.
Le nuove generazioni appassionate probabilmente non avvertiranno questo distacco dalla realtà, tanto sono già abituate a viverne una virtuale nelle tante sue manifestazioni quotidiane.
Io continuerò a sfogliare la mia collezione di riviste di ciclismo e a pensare di riviverle quando pesterò i pedali su qualche sovrappasso credendo di percorrere l’erta del Galibier…del ciclismo agonistico-virtuale attuale mi interesserò sempre meno, come ieri feci disinteressandomi completamente della tappa, una volta mutilata.
Con ciò consapevole del rischio di perdermi, una volta ogni 10 anni, personaggi come Contador o Froome (quest’ultimo solo una volta, guarda caso proprio al Giro) che, ancora in questo millennio, seppero essere Eroi.

Ok boomer
25 maggio 2021 08:10 AleC
Il tapascione che si paragona ai professionisti per aver preso un po' di freddo una volta è veramente il top. Voi sareste dei giornalisti di ciclismo?

X tinapica
25 maggio 2021 12:39 italia
Froome grande campione però e danotareche quando gli accertato che aveva usato il ventolin in maniera oltre i limiti e stato assolto mentre altri per molto meno sono stati fermati per mesi e mesi.Per il principio che la legge non e proprio uguale per tutti.

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