IVO LUIGI BENSA, ALDO SPADONI E IL RICORDO DI QUEL CONVEGNO A PARIGI...

STORIA | 07/03/2021 | 07:55
di Ivo Luigi Bensa

 


Ivo Luigi Bensa, molto prossimo alle ottantacinque primavere, imperiese di nascita e residenza, commendatore della Repubblica, Stella d’oro CONI (per 39 anni è stato presidente del CONI di Imperia), Commissario F.C.I. dal 1970 al 1993, con un palmarès di vasto respiro e prestigio internazionale nei maggiori eventi, con altre varie benemerenze e nastrini ciclistici, professionalmente funzionario direttivo alla Motorizzazione Civile di Imperia, ha voluto ricordare l’amico Aldo Spadoni, scomparso un mese fa a quasi cento anni.


E per farlo si è avventurato in un campo per lui un po’ ostico, quello dI internet, con determinazione, proponendo l’allegata testimonianza. Linea e parola - quindi -, in diretta, al comm. Ivo Luigi Bensa di Imperia.

Tra le tante testimonianze d’ammirazione espresse nei confronti del Caro Amico e collega Aldo Spadoni dopo la sua scomparsa, da quasi centenario, la sua lunga, appassionata e competente svolta a favore del ciclismo, segnata dalla molteplicità d’incarichi che resteranno nella storia del nostro sport, penso meriti di essere ricordato quello che qui scrivo.

Era il lontano 1972 quando il Consiglio Federale della nostra Federazione mi disegnò, proprio con Aldo Spadoni, per partecipare a un Seminario tecnico promosso dalla F.I.C.P. – Fédération Internationale des Coureus Professionels -, sotto l’egida dell’U.C.I., riservato a un ristretto numero di Commissari internazionali, quelli che svolgevano con maggior frequenza attività nelle gare “hors catégorie” per corridori professionisti del massimo livello.

L’incontro ebbe luogo a Parigi, presso l’hotel de l’Opéra ed ebbe una durata di ben tre giorni. Responsabile dell’organizzazione era Mr. Heghesippe, peraltro amministratore della società British Petroleum, la BP, che ha ospitato tutti i partecipanti. Era stato incaricato dell’introduzione dei dibattiti sui vari argomenti da esaminare il commissario internazionale belga Jos Fabbri.

Qualche tempo prima della partenza l’amico Spadoni, come sempre un vulcano d’idee, incontrò un gruppo di cronometristi romani fra i più assidui alle gare ciclistiche di quel tempo importante, da ricordare, intenso, di un ciclismo spettacolare che attirava tanta gente. Vi parteciparono, fra altri, Lucio Di Paola, segretario della F.I.Cr. (Federazione Italiana Cronometristi) Sergio Ottavi, Oscar Lanconelli, Roggeri e un giovane Gaetano Rinaldi. Ottavi e Lanconelli furono i due cronometristi che per quasi vent’anni svolsero il loro compito al Giro d’Italia con competenza, capacità, precisione, in silenzio assoluto, senza l’ausilio del computer ma con le loro infallibili “schede” aggiornate ogni giorno manualmente. Per me una “scuola” dove, posso ben dire, ho integrato e affinato l’arte – virgolette - del giudice d’arrivo, funzione assolta per oltre sei anni in importanti gare.

Fra gli scopi dell’incontro di Parigi c’era quello, a cura dell’amico Aldo Spadoni, di proporre una tabella d penalizzazione in tempi per le gare a cronometro applicabili quando un corridore o una squadra siano raggiunti da altri concorrenti e approfittino della scia di un concorrente che procedeva a velocità superiore. Anche allora il regolamento, come ora, prevedeva che il corridore raggiunto continuasse a una distanza minima di 25 metri dietro chi l’aveva superato. Norma non sempre rispettata, allora come pure ora, con i provvedimenti sanzionatori adottati dalla giuria che erano, quasi, se non sempre, messi in discussione dai colpiti della sanzione.

Gli esperti cronometristi sottoposero a Spadoni un attento e approfondito studio che teneva conto degli elementi sotto indicati.

A - lunghezza, in metri, del tratto stradale in cui il corridore aveva beneficiato della scia dell’avversario;

B - la media oraria chilometrica (velocità oraria) segnata dal corridore al momento del raggiungimento dell’avversario.

I cronometristi, dopo alcune prove pratiche e i vari calcoli correlati, stabilirono il tempo virtuale di cui il corridore aveva beneficiato commettendo l’infrazione. Di conseguenza tale tempo era aggiunto a quello impiegato effettivamente, compiendo l’intero percorso di gara.

La presentazione di questa “novità” fu apprezzata da tutti i presenti al Seminario parigino e, poco tempo dopo, il Comitato Direttivo UCI, approvò la nuova tabella sanzionatoria presentata dalla Commissione Tecnica, ripresa poi integralmente in appendice al Regolamento Tecnico.

Ho descritto lungamente un “amarcord” di un tempo che non tornerà più. Oggi i nostri giudici di gara non hanno più alla loro guida un grande e indimenticabile presidente come fu all’epoca l’amico Aldo Spadoni con la “sua scrivente Commissione”.

Oggi non si parla più propositivamente di Regolamenti, Statuti, Casistica. Tutto questo sembra non interessare più a nessuno e, si sa bene, a quale gradino ci troviamo con profonda tristezza nel ricordare il passato. Quel mondo non tornerà più, è caduto un pesante sipario, quello del tempo che passa e cancella tutto.

Arrivederci, caro Aldo.

 

 

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