VELOCITA', ROSSELLA GALBIATI E QUEL RECORD CHE RESISTE DA 40 ANNI

PISTA | 19/04/2020 | 07:20
di Danilo Viganò

Il terzo posto di Miriam Vece nei 500 metri ai recenti mondiali di Berlino ed il suo ottimo tempo nei 200 metri con il torneo della velocità che l'ha vista arrendersi all'esperta Krupeckaite negli ottavi di finale, lasciando però ben sperare per il futuro, hanno riacceso l'attenzione sulla specialità della velocità nella quale, invero, i colori azzurri hanno brillato raramente in campo femminile.


L'occasione di questo pezzo è un omaggio a Rossella Galbiati che nell'agosto del '79 fu la prima e rimane l'unica atleta italiana nella storia ad essere arrivata alla finale per il terzo-quarto posto nella velocità femminile su pista. Una specialità affascinante quanto difficile in cui servono molta dedizione, tecnica, forza, notevole determinazione e concentrazione per emergere. E soprattutto intraprendere un percorso adeguato nel quale credere a 360 gradi, un lavoro di fino sotto la guida di esperti Maestri dello Sport. Elementi che per una atleta sono indispensabili per una specialità che richiede, oltre alla forza naturale, una tecnica notevole.


Correva l'anno 1979, mondiali su pista di Amsterdam, Olanda. La squadra azzurra femminile era guidata da Mario Malvicini. In gara, per l'Italia, Rossella Galbiati e Luigina Bissoli che conquisterà la medaglia di bronzo nell'Inseguimento. La Galbiati affronta per la prima volta il torneo della velocità. Ci arriva grazie all'insegnamento e alla perseveranza di Giuseppe Antonini, allora ex cittì della Nazionale Juniores maschile, che si prende a cuore la maestrina milanese: la prepara, la segue, la incita, la osserva, la spinge a dare il massimo. I consigli di Antonini sono come un vangelo per Rossella che nelle qualificazioni del mondiale batte prima la belga Goemine e poi la britannica Swinnerton.

Un passo alla volta, l'azzurra affronta decisa il secondo turno e supera la tedesca Claudia Lommatzsch, che tra l'altro viene declassata per una scorrettezza commessa nei primi 150 metri in maniera evidente. E siamo ai quarti di finali, arrivarci è già un successo per l'Italia. Rossella di fronte ha l'olandese Mieke Havik, le bastano due manche per liquidarla con un tempo finale, nel secondo sprint, di 13"09.

A soli 20 anni, la Galbiati è in semifinale. Un traguardo impensabile alla vigilia, ma che l'azzurra ha saputo conquistare grazie al duro lavoro svolto con Antonini. Ora in ballo c'è la possibilità di andare in finale. L'avversaria che le se presenta in semifinale è Truus Van Der Plaat, atleta di casa, tra le grandi favorite del torneo. L'olandese è in ottime condizioni, anche l'azzurra la quale, forse per inesperienza, però concede troppo spazio alla sua rivale che vince sia la prima che la seconda manche. Di lì a poco, però Van der Plaat perderà la finale contro la russa Galina Tsareva, laureatasi campionessa del mondo.

Delusa per la sconfitta patita in semifinale, Rossella torna in pista per il terzo-quarto posto, la medaglia di bronzo è ancora possibilie. Ma sulla sua strada trova l'americana Sue Novara, già iridata a Rocourt nel 1975 e capace di ripetersi a Besançon nel 1980. Novara ha tre anni più di lei (la statunitense è del '55, la lombarda del '58), fa valere tutta la sua esperienza e in due volate ha la meglio sull'italiana conquistando il bronzo. Galbiati è quarta, con la soddisfazione di essere la prima italiana nella storia ad arrivare così in alto in un torneo iridato nella velocità femminile. Un risultato che, come detto, nessuna ciclista azzurra è stata più in grado di ripetere.

Nata a Corsico, in provincia di Milano, l'11 ottobre 1958, Rossella in quel 1979 era tessserata per l'UC Voltiana di Como, disputò i mondiali su pista di Amsterdam da campionessa Italiana su strada, titolo che aveva conquistato l'anno prima ad Aquino, in provincia di Frosinone. Nel '79 disputò anche la sfida iridata su strada a Valkenburg classificandosi in decima posizione, terza fra le azzurre (sesta Emanuela Lorenzo, settima Francesca Galli, ndr) in una corsa vinta dall'olandese Petra De Bruin. In carriera ha vinto dieci titoli nazionali su pista: quattro nella velocità e sei nell'inseguimento individuale. A livello mondialè il suo miglior risultato è quello di Barcellona del 1984, quando conquistò la medaglia di bronzo nell'inseguimento individuale. Vanta 48 presenze in nazionale e 5 primati mondiali su pista. A lei ha dedicato anche un bel ritratto Antonella Stelitano nel suo "Donne in bicicletta", libro edito da Ediciclo.

Quanto all'Italia, la nostra pista è viva, lo ha dimostrato a suon di risultati, e ha saputo meritarsi titoli e attenzioni. Ma resta da sanare una grossa ferita: la velocità, specialità principe del ciclismo su pista nonchè olimpica, non ha più un protagonista azzurro. Bisogna trovare la forza di ricostruire il settore così come si è riusciti a fare in specialità come inseguimento, corsa a punti, omnium e inseguimento a squadre, scratch. In Italia la storia racconta di grandi sprinter come Antonio Maspes, Sante Gaiardoni, Giuseppe Beghetto, Vanni Pettenella, Sergio Bianchetto (ma l'elenco è certamente incompleto, ndr) fino a Claudio Golinelli, ultima medaglia azzurra che risale al 1990 (argento a Maesbashi, Giappone). L'impresa non è affatto facile, ma bisogna provarci tanto in campo maschile, quanto in campo femminile, con la speranza che Miriam Vece possa arrivare lontano e fare da traino per le nuove generazioni.

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