
Tutto nasce dalla volontà di ricordare Mirco Crepaldi, l’ex professionista rodigino scomparso poche settimane fa. Il gruppo di amici e appassionati, che avevano identificato nel Velodromo dei Pini di Porto Viro la struttura da rilanciare e intitolare a Mirco, si è però contrato cn una amara realtà: il velodromo sarà abbattuto.
Spiega Enrico Garbin in un dettagliato articolo su Il Gazzettino: «Il vicariato di Chioggia, proprietario dell'area su cui insiste l'oratorio salesiano di San Giusto, non lascia margini per sperare. Esiste un progetto che coinvolge il Parco e riguarda l'intera pineta, con il ridisegno di tutte le aree sportive e il modo di fruire dell'intera area. Purtroppo, il velodromo viene ritenuto un'opera impattante sotto il profilo ambientale, condizionante sotto quello sportivo e, oltretutto, inutilizzato da anni».
E ancora: «Il velodromo, come detto, è condizionante perché è una struttura rigida, difficilmente utilizzabile da altri sport, tranne forse il pattinaggio nella parte più bassa. La presenza di ciclisti in pista, poi, impedisce l'utilizzo del campo da calcio - e viceversa - che peraltro, viste le misure della pista, risulta non regolamentare e può essere utilizzato solo per le categorie giovanili. E neppure tutte».
Ma c’è un ma… «Anche se sembra tutto coerente e logico, qualche particolare non torna - scrive Il Gazzettino -. In questi anni la chiusura del velodromo è sempre stata giustificata con la necessità di lavori di manutenzione e di fondi da reperire. Ma il progetto presentato da Massimiliano Banin, allora ds della Ciclistica Polesana, con tanto di finanziamento da parte della federazione di 100mila euro, è stato lasciato cadere nel silenzio. E qualche anno fa, un amministratore aveva fatto rilevare come, nel comune, i campi da calcio non mancassero, mentre di velodromo ce n'era uno solo ed era perciò assurdo volerlo abbattere. Intanto, visto che non sarà possibile intitolare il velodromo a Mirco Crepaldi, la famiglia e gli amici sono già al lavoro per organizzare una manifestazione, un Memorial, che ne tenga vivo il ricordo».