Nonostante abbia appena vinto una tappa al Giro d’Italia, Damiano Cima si dimostra calmo e composto. La voce si incrina solamente quando dedica la vittoria al nonno e all’amico scomparso lo scorso anno. Il bresciano ha così raccontato la folle tappa che lo ha visto arrivare a Santa Maria di Sala a braccia alzate: «Non è stato facile andare in fuga, perché c'era controllo per la maglia ciclamino – spiega in conferenza stampa -. Siamo rimasti in tre e abbiamo collaborato bene fino all'arrivo. Voglio ringraziare anche Maestri e Denz, abbiamo lavorato tutti al massimo. Nel finale ho cercato di mantenere la calma, non ho mai pensato di poter arrivare, sapevo che l'ultima curva era a 1800 metri e solo in quel momento ho cominciato a crederci. L'unica cartuccia che avevo era aspettare fino ai 200 metri e poi partire con lo sprint e dare tutto. Ringrazio la squadra che mi ha dato l'opportunità di essere al Giro e il direttore Mario Manzoni che mi ha portato al professionismo. Per noi della Nippo Fantini Faizané è una grande vittoria».
Il commento a caldo era stato appena più appassionato: «È il sogno di una vita che si realizza. Qualsiasi ragazzo che inizia a correre ha un grande sogno, quello di vincere una tappa al Giro d'Italia. Voglio ringraziare la mia famigalia, la mia fidanzata Veronica, la squadra e tutti quelli che mi sostengono».
Dopo più di 900 chilometri in fuga in questo Giro per Damiano, che ha un fratello, Imerio, anche lui alla Nippo-Vini Fantini-Faizanè, è arrivata la soddisfazione più grande possibile: «Il mio compito in questo Giro era entrare in queste fughe e oggi è andata particolarmente bene. È una bella cosa per la mia famiglia avere due corridori tra i professionisti. Ho un bel rapporto con mio fratello, spesso ci alleniamo insieme, a seconda di quello che c’è da fare. Ci motiviamo a vicenda. La nostra ambizione è quella di arrivare nel WorldTour e grazie a questa squadra possiamo sperarci».
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