
Tre settimane fa aveva rotto il ghiaccio nelle corse importanti cogliendo al Tour of the Alps due splendide tappe (in precedenza aveva vinto una tappa e la classifica generale del Tour de Hainan, in Cina, sul finire della scorsa stagione). E oggi Fausto Masnada si è ripetuto alla sua maniera, entrando nella fuga giusta e coronando il sogno di una vita: «È una felicità ai massimi livelli: sapevo di avere una buona condizione, ma vincere al Giro è davvero difficile. Le dita al cielo sul traguardo? Una dedica a mio zio, che è scomparso appena prima del Giro: ho fatto in tempo a salutarlo, gli avevo promesso una vittoria tappa e ce l’ho fatta. Sapevamo che oggi poteva arrivare la fuga, sono entrato già nel primo attacco che poi non è andato a buon fine, ci ho riprovato e alla fine ho preso la fuga giusta».
E ancora: «Ho iniziato a pedalare a sei anni, convinto da un mio compagno di classe. Dopo due settimane l'ho battuto e ha smesso, io invece sono arrivato fino a qui. Nelle categorie giovanili ho corso con il Pedale Brembillese, che mi ha fatto crescere senza pressioni. Da juniores ho vinto parecchio, poi da dilettante una mononucleosi mi ha bloccato per sei mesi e ci sono voluti due o tre anni per ritornare ad alto livello».
«Devo ringraziare la squadra perché mi ha insegnato a stare in gruppo, a non sprecare le energie come facevo n passato. Il futuro? Sono in trattativa con un paio di squadre ma non c'è ancora nulla di definito».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.