
Viola è una maialina. Allegra, fantasiosa, ingenua. Curiosa, coraggiosa, avventurosa. Piena di energie. Con una gran voglia di mangiare, più appetito che fame, una vera buongustaia. E se c’è una cosa che le piace da matti, è rotolarsi nel fango.
Finché un giorno vede passare una bicicletta. Rossa, per di più. Viola non ha mai visto nulla di simile: così leggera, così veloce, così svelta, così agile, così semplice, così aeronautica anche se terrestre, come uno che vola sulla strada.
Una notte, quando tutti dormono e nessuno può guardarla, Viola prende la bicicletta rossa, salta in sella e prova a pedalare. Ma non è così semplice come sembrava: la prima volta cade di qua, la seconda volta cade di là, un po’ ci rimane male, un po’ si fa forza.
Tant’è che la notte dopo spinge la bici in cima a una salita, si lancia in discesa, ma finisce contro il pollaio. Per proteggersi, prende una pentola e la indossa come se fosse un casco. E ci riprova. Spinge la bici su una salita meno ripida, si lancia in discesa, ma finisce in uno stagno.
Ormai tutti sanno di Viola e la bicicletta. C’è chi ride delle sue disavventure, chi si propone di aiutarla. Come un cane, che attacca una corda fra sé e la maialina, la tira in pianura, ma quando vede una lepre, perde la testa e perde, soprattutto, anche Viola.
C’è anche una capra che si propone di aiutare Viola. Non la tira dal davanti, come il cane, ma la spinge da dietro, con le corna. E dopo un po’, la maialina si accorge di stare in equilibrio da sola e di pedalare con le proprie forze. E allora va su e giù, va di qua e di là, va perfino senza mani e senza piedi, va in giro per il mondo, forse va anche sulla Luna.
“La maialina, la bicicletta e la Luna” è un libriccino per bambine e bambini, scritto da Pierrette Dubé, illustrato da Orbie, tradotto da Eleonora Armaroli e pubblicato dalla Sinnos (32 pagine, 7 euro). Si legge in un attimo, si guarda per settimane, si trasmette per generazioni, si tiene per sempre.
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