| 03/12/2004 | 00:00 Nel nome di Pantani si continua a discutere, tifare e soffrire. E' nato un nuovo gruppo on line di tifosi del Pirata e noi vi proponiamo la “lettera di presentazione” di questo forum.
E' nato un nuovo gruppo on line di tifosi di Marco Pantani. Un gruppo che nasce dall'esperienza dei forum dedicati a Marco sul web e che assume il nome, in sé evocativo di un progetto, NESSUNO TOCCHI PANTANI!
Il nostro progetto è portare avanti come tifosi, meglio di quanto si sia fatto finora , grazie a una maggiore rapidità di azione e a una maggiore omogeneità di posizioni, la nostra battaglia di civiltà : verità e giustizia per Marco Pantani.
Ci piace ricordare Marco per le emozioni che ci ha dato ma sentiamo come dovere civile il non rassegnarci ad averlo visto umiliato e offeso per cinque anni da una campagna di criminalizzazione dell'atleta che si presenta come lotta al doping e di non tollerare oltre l'oltraggio alla sua memoria di uomo e di campione che continua anche dopo la morte.
Ci proponiamo di rispondere con tenacia, volontà di capire, civiltà e argomentazioni a chiunque continui a diffondere valutazioni offensive,oltraggiose , pretestuose e false del suo talento di campione.
Ci proponiamo di proseguire un percorso di comprensione delle ragioni che hanno determinato l'uso di Marco come capro espiatorio dello sport italiano in un momento ( dal 1999 al 2004) di grave disagio del potere sportivo a causa dei numerosi scandali doping che lo coinvolgevano.
Ci proponiamo di cercare di comprendere la deriva esistenziale di Marco attraverso strumenti di lettura che non riducano la complessità della sua personalità alla semplificazione utile ma falsa dell'icona pop dopata e drogata.
Ci proponiamo di rappresentare uno stimolo continuo ai mass media, al mondo del ciclismo perché, come disse Aldo Grasso il 28 luglio 2004 :"Di una cosa sola siamo convinti: Marco è caduto nell'inferno della droga perché non sapeva darsi pace di essere stato individuato come capro espiatorio. Perché in un mondo dove tutti si aiutano solo a me è toccata la parte del criminale?». Ma queste sono le domande che il mondo del ciclismo dovrebbe fare sue: non nascondersele, non mascherare quello che tutti sanno, non attingere a piene mani all'ipocrisia per tacersi la realtà dei fatti."
Ci proponiamo di sollecitare chi sa o potrebbe sapere a realizzare l'ultimo, disperato invito di Marco: sono stato umiliato per nulla... e non sono un falso ... e tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare.
Ci proponiamo di non farci irretire dalla volontà tenace di tutto il mondo del ciclismo ( in senso ampio, compresi i mass media) di rimuovere la vicenda di Marco e il suo pubblico massacro , trasformandolo in un commosso ricordo e in un traino pubblicitario di nuovi campioni.
Non accettiamo la rimozione della tragedia di Marco e delle responsabilità (anche morali) di chi ha contribuito all'accadere di quella tragedia o ha assistito in silenzio a una
gogna pubblica che stava palesemente distruggendo e umiliando un uomo sensibile, fragile,problematico, orgoglioso come era Marco.
Non accettiamo che si voglia andare avanti facendo finta di nulla , atteggiamento che lo stesso Marco aveva lucidamente compreso, come testimonia il libro Un uomo in fuga:
"Si vergognava di aver accettato le regole del suo ambiente, plasmate ad arte per decidere chi salvare e chi no. Si torturava chiedendosi il perché di tutto questo. E voleva delle risposte.
Era stato accantonato come una mela marcia e si voleva dare a intendere che fosse solo lui quello bacato, mentre il ciclismo proseguiva nel suo copione, esaltando altri campioni al servizio del gioco delle parti."
Siamo un gruppo di tifosi che sa di aver vissuto, grazie alla breve, frammentata , febbrile, intensa vicenda sportiva di Marco emozioni , passioni, attese, esaltazioni che mai avevamo vissuto o vivremo ancora, perché campioni carismatici, trascinanti, potentemente emozionanti, capaci di produrre metafore e farci trasfigurare la quotidianità e la banalità del reale, nascono molto raramente.
Ci proponiamo, con il nostro continuare a chiedere verità e giustizia per lui, di dirgli ancora grazie per quanto ha saputo regalarci.
La nostra azione si svolgerà nei limiti della nostra posizione di tifosi ma, all'interno di quei limiti, ci sentiamo assolutamente legittimati nei nostri propositi.
Forse non riusciremo a ridargli verità e giustizia, ma sappiamo che la capacità di indignarsi e di non accettare passivamente le ingiustizie sono, anche, misura della nostra umanità.
La nostra e mail è nessunotocchipantani@katamail.com
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