Di Luca, l'inchiesta sulla "pipì degli angeli" continua

| 08/11/2007 | 00:00
Mentre Danilo Di Luca si gode le vacanze in Polinesia, il professor Marco Cappa, consulente endocrinologo della Procura Antidoping del Coni, ha consegnato al capo dell’Ufficio, Ettore Torri, la sua relazione sui profili ormonali dei stest effettuati sul corridore abruzzese il 30 maggio in occasione della tappa dello Zoncolan all’ultimo Giro d’Italia. Dalla relazione potrebbe essere confermato che il vincitore della corsa rosa abbia fatto uso di un «metodo vietato» tra il controllo cui fu sottoposto subito dopo l’arrivo della tappa e quello «out of competition» effettuato intorno alle 21 in albergo. CONSEGUENZE: Se venisse confermata questa ipotesi, Di Luca verrebbe risentito da Torri e potrebbe scattare per lui un deferimento con richiesta di sanzione per «uso o tentato uso di sostanze o metodi vietati», la violazione dell’articolo 2.2 del codice antidoping della Wada. Di Luca verrebbe giudicato dal Gui (giudice unico del Coni) e - in caso di condanna - perderebbe la maglia rosa e potrebbe subire una squalifica di due anni. Ma le indagini stanno proprio cercando di far luce su questo: Di Luca ha fatto una flebo di integratori? E se sì, l’ha dichiarata ai medici prelevatori? COSA ACCADDE. Mentre si correva il Giro d’Italia, a Roma ci fu un vertice alla Procura antidoping con i carabinieri dei Nas sulle varie inchieste aperte (Oil for Drug, Operacion Puerto, inchiesta di Bergamo) e, su richiesta degli investigatori, furono effettuati dei test a sorpresa («out of competition») al Giro, dopo la tappa con arrivo sullo Zoncolan (vinta proprio da Di Luca, assieme al quale furono testati anche Riccò, Simoni e Mazzoleni). La sorpresa venne dal fatto che i profili ormonali erano così normali da essre simili «a quelli di un bambino». Il Coni chiese subito all’Uci di poter verificare i test con quelli dell’arrivo, ma la Federazione internazionale ha sempre negato l’autorizzazione. Al Mondiale di Stoccarda, fu lo stesso Di Luca a dare l’ok. L’ESAME COMPARATIVO. I test furono a quel punto controllati dal direttore del laboratorio FMSI dell’Acqua Acetosa, Francesco Botrè, che evidenziò delle diversità tra i profili ormonali del test all’arrivo e quello effettuato dopo quattro ore. La valutazione clinica è stata affidata al professor Cappa, esperto endocrinologo. Quello che Botrè ipotizzava, avrebbe ricevuto una conferma da Cappa: tra i due controlli ci sarebbe stata una integrazione. L’ipotesi è che si tratti di una flebo che potrebbe essersi resa necessaria anche per integrare i liquidi pesri, ma doveva essere dichiarata per evitare sanzioni. Ora Torri sta ascoltando i medici prelevatori, gli ispettori della Federciclismo, dovrà sentire Cappa, il medico della squadra di Di Luca e, infine, lo stesso corridore. Ma è presto per trarre qualsiasi conclusione. da La Gazzetta dello Sport dell’8 novembre 2007 a firma Maurizio Galdi
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