Martini: mi piace l'idea del Tour per nazionali

| 28/07/2007 | 00:00
Sia pure con le spalle al muro, con le cronache degli ultimi giorni che lo hanno gettato all'angolo, il ciclismo riesce a riproporre storie bellissime, che profumano ancora di pane fatto in casa. È la storia della "Compagnia degli Ortacci", un gruppo di ex monelli che oggi viaggia per la cinquantina e che, riprendendo un discorso che si era interrotto quarant'anni prima, decise nel 2001 di riproporre una corsa prestigiosa della categoria dilettanti, che traeva le sue origini agli inizi degli anni 50. Giunto ormai alla sua settima riproposizione, in un crescendo di successi e di adesioni, il 21° G.P. Confezioni Santini Ardelio, ha visto svolgersi ieri sera nel borgo di Vitolini - piccolo villaggio del comune di Vinci, sulle pendici del Monte Albano -, la presentazione dell'edizione 2007, in programma il prossimo 25 agosto. Una gara intitolata all'indimenticabile industriale appassionatissimo di ciclismo, che alla metà degli anni '70 creò una delle più prestigiose squadre del nostro panorama ciclistico, la mitica Zonca Santini, della quale nell'anno 1976 fece parte anche Franco Bitossi che proprio in quella stagione ebbe modo di indossare la sua ultima maglia tricolore. Gli organizzatori hanno voluto premiare proprio il leggendario "Cuore Matto" con una targa a ricordo dell'imprenditore scomparso nell'estate di due anni fa. Presente tra gli altri, anche l'ex C.T. Alfredo Martini che non ha nascosto il suo disappunto su ciò che sta accadendo in questi giorni intorno allo sport delle due ruote: «Quando c'è da parlar male di ciclismo, improvvisamente i giornali fanno gara a dedicargli più spazio. Questa solerzia non l'ho notata in altre circostanze, quando magari i nostri corridori si sono resi protagonisti di grandi imprese. Tuttavia - ha continuato il mitico C.T. -, il ciclismo non potrà mai morire. Sono troppe le lezioni di vita che questo sport riesce ad impartirci. Al di là dello sport agonistico, in bicicletta vediamo persone appartenenti a diverse categorie sociali e professionali, faticare insieme, in amicizia. Sono valori questi, che nessuno può disconoscere. Del resto - ha precisato Martini -, se anche una persona come il Prof. Veronesi mette a disposizione la sua prestigiosa figura per salvare lo sport delle due ruote, vorrà dire che il ciclismo qualche merito ce l'ha sicuramente». Riguardo alla possibilità sul fatto che il Tour possa tornare a squadre nazionali, ipotesi della quale aveva parlato ieri il giornalista Gianni Mura sulle colonne di Repubblica, il mitico Alfredo è sembrato manifestare fiducia verso tale ipotesi, sulla quale ha sottolineato: «Penso che bisognerebbe addirittura estendere tale progetto a tutte e tre le grandi gare a tappe. Una sorta di rotazione, alternando di anno in anno. Credo che sarebbe una valida alternativa della quale per altri motivi, si era già parlato qualche anno fa. Oggi, potrebbe costituire un'opportunità in più per coinvolgere maggiormente anche le federazioni nazionali. Anche sotto il profilo dell'immagine e dello spettacolo, ci sarebbe sicuramente da guadagnare». A tale riguardo anche Bitossi ha voluto dire la sua. Gianni Mura aveva già ricordato, sempre sullo stesso articolo, che l'ultima volta in cui il Tour ricorse alle squadre nazionali, avvenne in occasione dell'edizione 1968, quella vinta dall'olandese Janssen. «Fu una nazionale un po' strana, una sorta di Filotex (la sua squadra) allargata - ha ricordato "Cuore Matto" -. Anche il tecnico era lo stesso: Valdemaro Bartolozzi. Ricordo che le maglie non erano azzurre, ma tricolori. Si puntava soprattutto ai traguardi parziali, non facendo parte della selezione specialisti come Gimondi e Motta. Tuttavia, ottenni un interessante ottavo posto nella classifica generale e conquistai - unico italiano a tutt'oggi - la maglia verde della classifica a punti». Roberto Sardelli
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