| 25/07/2007 | 00:00 Etica e responsabilità, oltre a pulizia. E ancora, eccellenza e modernità. Questi i termini risuonati con forza in Sala Buzzati, presso la sede milanese de “La Gazzetta dello Sport” dove in mattinata si è svolto l’atteso workshop sul 90° Giro d’Italia voluto da Rcs Sport e da Rcs Pubblicità per dialogare e confrontarsi con il mondo economico di riferimento, vale a dire sponsor e partner della corsa rosa. L’edizione n. 90, andata in scena da Caprera a Milano fra il 12 maggio e il 3 giugno scorso, è stata un grande successo, ben testimoniato dai dati delle indagini.
L’incontro, introdotto e coordinato da Fabiana, voce di Radio 105, ha visto la partecipazione di Franco Arturi, vicedirettore di Gazzetta, Candido Cannavò, storico direttore della “rosea”, Pier Bergonzi, caporedattore centrale che ha intervistato il vincitore Danilo Di Luca, Silvio Siliprandi, vicepresidente di Eurisko, Raimondo Zanaboni, direttore generale di Rcs Pubblicità, Giacomo Catano, Ad di Rcs Sport, Angelo Zomegnan, direttore area ciclismo di Rcs Sport. Ha chiuso i lavori Flavio Biondi, presidente di Rcs Sport e Ad di Rcs Pubblicità.
L’eccellenza è emersa ben presto, grazie a Siliprandi di Eurisko che ha letto l’ultimo Giro attraverso le indagini svolte sul pubblico, grazie a un campione nazionale di 2.000 persone, integrato da 422 interviste telefoniche di adulti residenti nel territorio attraversato dal Giro. Ne è emerso che più di un italiano adulto su due, ben 31.500.000 connazionali, si è interessato alla corsa o ne è stato colto. Di questi, ben 5.550.000 persone l’hanno seguita di persona, e il 38% di loro si è mosso per raggiungerla. In aumento (77%) coloro che hanno seguito, di persona, lo svolgimento della tappa, mentre il 19% ha preferito portarsi in arrivo. Ottima l’esposizione del Giro riferita ai mezzi con cui ne hanno friuto: attraverso la tv l’85%, attraverso i giornali il 41%, dal vivo il 4%.
Di modernità, collegata all’eccellenza, ha parlato invece Giacomo Catano, che ha sottolineato le ultime novità - la Carovana ristrutturata, l’animazione di Radio 105, i miglioramenti nell’area hospitality, il Giro club, l’area incentive - ma soprattutto le novità a venire, con progetti efficaci a favore di pubblico e sponsor.
E ancora, riferiti all’eccellenza, sono venuti i dati proposti da Raimondo Zanaboni, direttore generale di Rcs Pubblicità: la copertura televisiva, salita a 184 ore e 55 minuti, con 46 ore di diretta Rai, i 67 i Paesi collegati, le 150 pagine dedicate al Giro da “La Gazzetta dello Sport”. Rilevante anche l’apporto di internet, grazie al quale il 7% degli italiani ha seguito costantemente il Giro attraverso le pagine di www.gazzetta.it che nel epriodo ha visto quasi 22 milioni di visite.
Di etica e responsabilità si è fatto carico Angelo Zomegnan, direttore generale del Giro, con un appassionato intervento in cui ha sottolineato, “a fronte di una federazione internazionale per lo meno sonnacchiosa, la necessità di azioni coordinate che vedano protagonisti gli organizzatori dei tre Grandi Giri e le federazioni ciclistiche nazionali che incarnano la storia del ciclismo (Francia, Italia, Spagna, Belgio, Lussemburgo e Austria; n.d.r.)”.
“Stiamo stufi di parole - ha proseguito Zomegnan - è ora di agire attraverso due linee d’azione: da un lato la sensibilizzazione, dall’altro la repressione. Coinvolgeremo la comunità scientifica mondiale per avviare un percorso di correttezza, per dimostrare che lo sport è possibile senza trucchi. Andremo nelle scuole per spiegare ai bambini come fare sport senza scorciatoie, sensibilizzeremo i governi nazionali attraverso i ministeri di riferimento per aiutare il ciclismo a uscire dalle secche. E’ allo studio un libretto sanitario che accompagni l’atleta dal primo all’ultimo giorno della sua carriera, ci batteremo strenuamente contro i medici che trasversalmente inquinano l’ambiente, potremmo addirittura pensare di avvalerci dei Nas o dei rappresentanti della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, per proporre un deterrente in corsa. Noi tutti ci costituiremo parte civile contro chi inquina questo sport con l’aiuto delle Federazioni principali per gli aspetti tecnici e morali. Dovremo arrivare a un marchio di garanzia, un patentino ISO che certifichi sulla veridicità dei risultati di Giro, Tour e Vuelta e delle altre nostre corse. Questo non per sostituirci alle istituzioni ma per trovare nelle istituzioni le risposte: là dove non ci fossero procederemo da soli, anche se soli non siamo visto che le principali federazioni sono al nostro fianco”.
In precedenza i lavori avevano visto la testimonianza di Danilo Di Luca, il vincitore dell’ultimo Giro che, oltre a rievocare l’emozione intensa per i 23 giorni culminati “con il primo grande successo della mia vita, a cui ambivo sin da piccolo”, si è trovato costretto a riferire del disagio provato martedì, unitamente a Bettini, Rebellin e Cunego, di rientro dal sopralluogo al circuito che ospiterà i Mondiali di Stoccarda: “Dopo aver gioito per Petacchi assolto, in aeroporto siamo stati raggiunti dalla notizia di Vinokourov positivo al Tour”. Di Luca è però certo che “il ciclismo sta cambiando, nel gruppo si percepisce una svolta. Tra pochi anni l’ambiente si ripulirà, ne sono certo”.
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