Pat Mc Quaid: «Jaksche è un bugiardo». Ma anche lui...

| 03/07/2007 | 00:00
«Jaksche è un corridore che si avvia alla fine della sua carriera. Prima di chiudere, voleva guadagnare qualcosa». E' tranciante il giudizio di Pat McQuaid, presidente dell'Unione ciclistica internazionale (Uci), sulle dichiarazioni che Joerg Jaksche, corridore tedesco sospeso a maggio dal team Tinkoff, ha rilasciato sul tema del doping in una lunga intervista al settimanale 'Der Spiegel'. Jaksche, che ha ammesso un uso sistematico di sostanze illecite dal 1997, ha fatto riferimento alla connivenza tra squadre e Uci nella gestione lacunosa dei controlli antidoping. «E' tutto completamente falso», dice McQuaid in un'intervista che verrà trasmessa stasera dall'emittente tedesca ZDF nel programma «Frontal 21». P.S. Ma come è bravo il presidente dell'Uci, come è tempestivo quando vuole. Jaksche probabilmente è un millantatore, uno che vuole guadagnare gli ultimi spiccioli, ma almeno lasci il compito di giudicare il corridore tedesco alla magistratura tedesca (dalla quale si è già presentato per deporre) e alla Wada, che sarà chiamata a giudicarlo. A dire il vero l'Uci ha la grande occasione di aprire anche lei, al proprio interno, un'inchiesta, per capire, per valutare le accuse mosse da Jaksche, ma il numero uno del ciclismo mondiale invece di valutare, approfondire è già pronto a dire che il corridore tedesco è un povero ... bip. «Der Spiegel» non è un giornalino che rischia le proprie rotative per un povero pazzo, qualche documento ce l'ha, se li faccia dare e li legga. Forse potrebbe trarne qualche spunto. Dimenticavo: un anno fa, Pat Mc Quaid fu violentissimo con Renato Di Rocco e Alcide Cerato, rei - a suo dire - d'aver detto che prima di ritenere colpevole Ivan Basso ci volevano delle prove. Prove che poi Torri, successivamente, è andato a prendersi in Spagna. In questa circostanza Pat Mc Quaid non ha invece esitato: Jaksche è un... bip. Probabilmente, molto probabilmente lo è, ma non sia lui a precipitarsi a dirlo. O l'ha fatto proprio perchè a lui i pentiti gli stanno sugli zebedei. (pier augusto stagi)
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