GATTI&MISFATTI. QUATTRO RIGHE PER LA STORIA

GATTI&MISFATTI | 25/05/2018 | 18:26
di Cristiano Gatti    -


Come raccontare ai nipoti una giornata così, questo il problema. Per non sapere né leggere né scrivere, io mi limito a salvare in memoria queste righe a braccio, sull’onda dell’emozione.

Riga Uno, dedicata a Chris Froome, per la pedalata noto come Chris Frool. Se vincerà il Giro sarà davvero magnifico, perché non c’è niente di più bello della grande corsa vinta da un autentico campione. Ma se vincerà il Giro sarà soprattutto giusto. Magari non è giusto che sia qui, perché l’enfasi non può cancellare la sua posizione di imputato in attesa di giudizio. Ma una volta che le regole gliel’hanno consentito ha onorato la corsa italiana in modo grandioso. Tutti in piedi per un ometto che è caduto e si è fracassato ancora prima di cominciare, che è ricaduto una seconda volta al santuario di Montevergine, che ha preso musate e umiliazioni di fronte ad avversari incendiari e scattanti, che addirittura ha subito l’umiliazione peggiore di essere dato in fuga vigliacca, non una cosa da lui, e che infine ha ritrovato dentro di sé la forza e il coraggio per osare. Si è ritrovato sullo Zoncolan, poi si è concesso ciò che non si era concesso mai: la follia. Lo dice lui stesso con il magnifico sorriso che l’Italia ha imparato a conoscere tutti i giorni, in quelli belli e soprattutto in quelli brutti (sì, imparatelo, permalosi corridori italiani: guardatelo questo sorriso, e magari fateci sopra una riflessione): “Sapevo che per vincere il Giro dovevo fare qualcosa di extraordinario, una pazzia”. Ottanta chilometri di fuga solitaria, guadagnando in salita, in discesa, in falsopiano. Alla fine, la maglia rosa, mezzo Giro (o tre quarti) in tasca, e forse più ancora una reputazione definitiva: via la diceria secondo la quale Frool è buono solo per il Tour, non per la durezza del Giro. Tutto cancellato. In questo 2018, Frool si laurea campione totale. E’ proprio la brutalità dei tapponi italiani a renderlo ancora più grande. Non una novità da poco. Voglio vedere adesso chi di noi ha ancora qualche ma, se, però da caricargli sopra. Quattro Tour, una Vuelta, un Giro così (comunque finisca) mi sembra possano bastare per tirare l’unica conclusione possibile: Altra Categoria. E per quanto sia doveroso che risponda della sua macchia alla Vuelta, per favore non mi si venga a dire che una fuga simile è merito del salbutamolo.

Riga numero due, dedicata a Simon Yates. Spiace vederlo ridotto a brandelli. Umanamente fa compassione. Però una cosa se la lasci dire: la prossima volta, magari, un po’ di boria in meno.

Riga numero tre, dedicata a Beppe Conti, intrattenitore Rai del mattino. Bullo come Yates in rosa, alla partenza di Venaria spiega con fare saccente che “nella tappa di Prato Nevoso, Aru è andato a spasso, risparmiandosi perché oggi vuole vincere. Sì, Bardonecchia sarà la tappa di Aru”. Sono le 12,50, fuso orario Rai. Pochi minuti dopo, radio corsa annuncia che Aru si ritira al chilometro 41. Morale: a fare previsioni sul tempo futuro, Beppe Conti non vale una sverza. Qualcuno lo rinchiuda nel passato remoto e butti via le chiavi.

Riga numero quattro, dedicata alla coppia Pancani-Martinello, telecronisti di Stato: l’interminabile diretta della tappa leggendaria si ritrova i narratori che merita. Complimenti illimitati. E’ un piacere inchinarsi alla bravura. Evidentemente, non tutti i Rai vengono per nuocere.

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COMMENTI
Processo basta...
25 maggio 2018 19:02 Berna71
Oggi tappa mitica incredibile raccontata da una coppia degna di cio%u2019 senza escludere il commissario sempre puntuale e giusto nei commenti poi..... il disastro lo schifo la vergogna come distruggere fare apparire indegno qualcosa di bellissimo Il processo alls tappa o meglio il Cesso ma basta lo ripeto basta basta con sta Zia che non capisce nulla dalla lingua italiana al ciclismo ai servizi che non partono collegamenti inutili e che saltano...basta basta di sti opinionisti Cassani pendi a fare vincere qualcuno Garzelli vada in spagna unico Petacchi poche parole ma giuste in ogni caso basta da chiudere e resettate che Cairo venda i diritti a Sky almeno avremo qualcosa di grande da valorizzare e infine ...Basta Zia basta vattene e chiudetelo...

Ma quale boria, Yates?
25 maggio 2018 19:31 AleC
Il calcio dell\'asino è lo sport nazionale, lo sappiamo.
Ma la boria di Yates, esattamente, dove stava?
Ha dominato due settimane su 3,ha corso come doveva correre: mettendo in saccoccia ogni secondo che poteva, perché sapeva che la crono e la 3a settimana erano una bella incognita. Oggi celebriamo Froome e la sua impresa, ma a Sappada Yates ha fatto un numero. E ricordiamoci di cosa ha fatto sull\'Etna, ha fatto vincere il suo compagno di squadra, che veniva da una stagione terribile.

E la "nuvola tossica"?
25 maggio 2018 23:19 pickett
Invito tutti gli utenti di questo forum a rileggere l'articolo intitolato"Froome e una nuvola tossica",scritto da Gatti il 4 maggio scorso.Dopo 3 settimane Gatti si rimangia tutto senza vergogna.Sale sul carro del vincitore,e già che c'é offende Yates,inventandosi di sana pianta una sua presunta boria,che l'inglesino non ha assolutamente mai mostrato.Ignobile.P.S.Io ritengo molto probabile che Yates si sia ammalato.

@pickett
26 maggio 2018 07:42 AleC
L\'impresa di Froome di ieri non cancella il fatto che sia sotto inchiesta e che questo Giro rischi di essere riassegnato successivamente. La \"nuvola tossica\" c\'è e rimane, succederà come a Contador nel 2011? Sarebbe triste. Ma non penso che gli squalificati per salbutamolo (Petacchi Ulissi ecc.) non prenderebbero benissimo un\'assoluzione.
Per questo a ne dispiace che sia proprio questo il Giro che Froome viene a onorare. Spero, un po\' paraculamente, in una squalifica che però si fermi a prima di maggio. Concludo: certo che ci lamentiamo della giustizia italiana, ma qui per due spruzzate di ventolin ci mettono un\'eternità a decidere...

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