L'ABC DI COSTA | 23/05/2018 | 17:31
di Angelo Costa -
A come altimetria. Nel senso di dislivello da affrontare. Discordanze in casa Rai sulle ultime tappe: c’è chi parla di 8.500 metri, chi ne calcola 10.400 e chi si spinge a 13.000. Poi, se dici che danno i numeri, si offendono.
C come Campenaerts. Nel senso di Victor, belga di 26 anni. Corridore riconoscibile per la barba: per vezzo, non perché in corsa si annoia. Per questo ha lasciato la Lotto Jumbo, dove il regolamento interno prevede che i ciclisti siano rasati, per passare alla Lotto Soudal: commentando la sua scelta, si è limitato a dire ‘comunque, lotto’. Buon specialista nella crono, lascia il Giro dopo quella in Trentino, chiusa all’undicesimo posto: sperava di rifarsi dopo Gerusalemme, dove ha fatto terzo a due secondi da Dumoulin e uno da Dennis, dando la colpa al fuso orario e sospettando che i giudici abbiano usato la clessidra. Rispetto al primo Giro, disputato un anno fa, si è migliorato: prima di ritirarsi, ha corso una tappa in più. Ha dato anche un’immagine di sé migliore: ha sfruttato le crono per conquistare il podio e non una ragazza. Nel 2017 aveva fatto notizia nella crono di Montefalco non per averla conclusa con le luci artificiali (182esimo su 190), ma per essersi aperto il body sul traguardo e aver mostrato in mondovisione l’invito rivolto a un’amica (‘Usciamo, Carlien?’) scritto a pennarello sul petto: oltre al sì della ragazza, aveva incassato la multa dei giudici, che temevano potesse aprire un’emorragia di messaggi di quel genere, tipo ‘Ruth, mi vuoi sposare?’ dopo un tappone alpino o ‘July, prenoto qui la vacanza?’ dopo uno sprint in Romagna. Pochi sanno, però, che quella vicenda sentimentale non ha avuto il lieto fine: a cena, la bella Carlien ha chiuso ogni discorso dicendogli ‘restiamo buoni amici’. Si capisce così perché Campenaerts non batta Dumoulin e Dennis nelle crono: quelli hanno in tasca il jolly, lui il due di picche.
V come Vita. Nel senso di Franco, storico autista di Alfredo Martini. Si fa presto a dire autista: dell’indimenticabile ct azzurro è stato il confidente, l’inseparabile ombra, il tuttofare. A lui, Martini raccontava di esser debitore della vittoria di un Giro, quello di Gosta Petterson: quando l’ammiraglia andò in panne in una tappa decisiva, fu Franchino, come lo chiamava il ct, a sistemarla, consentendo al tecnico di poter assistere il suo campione. Di lui, Martini non smetteva di sottolineare le qualità umane. E quando con loro c’era anche Franco Ballerini, amato da entrambi come un figlio, l’Alfredo ripeteva ‘con due Franchi, chi è più ricco di me?’. Al Giro, Franchino è tornato in questi giorni con Marco Mordini, altro fedelissimo dell’eterno ct: discreto e defilato come sempre, ha ritirato il suo cinquantesimo pass. Cinquant’anni di Giro: è proprio vero che il ciclismo è Vita.
V come vocabolario. Nel senso di significato di parole e frasi. Anche il ciclismo ha un gergo tutto suo, utilizzato abitualmente in tv: gli opinionisti sono ex corridori che si sentono sempre in gruppo. Lesson three: quando Saligari dalla moto urla che un corridore ‘non sente la catena’, non è il caso di cercare l’indirizzo di un buon otorino.
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