GIRO D'ITALIA | 14/05/2018 | 12:43
Sarebbe facile giocare con le parole, per provare a trovare una chiave di lettura che possa tracciare un futuro più roseo, ma Beppe Saronni non è uomo capace di girare attorno ai problemi, tutt’al più è abituato ad affrontarli per risolverli. In questo caso si limita a valutare la prestazione del suo pupillo, Fabio Aru, con assoluta franchezza e sincerità.
«I fatti sono fatti, e li avete sotto gli occhi tutti: Fabio fatica a stare con i migliori, ed è chiaro che siamo molto dispiaciuti per questo. Non solo per un aspetto sportivo, ma soprattutto per quello umano. Fabio è un corridore serissimo, che svolge la professione con assoluto impegno. Non è il classico corridore lazzarone, è tutto il contrario. E visto che sappiamo e abbiamo sotto gli occhi i sacrifici che ha dovuto sostenere per arrivare qui al Giro preparato, ci spiace che si trovi in questa situazione tutt’altro che piacevole».
Ci avete dormito su, Campo Imperatore è alle spalle, avete trovato una chiave di lettura per spiegare, almeno in parte, questa “debacle”?
«La cosa brutta è che Fabio dice di stare bene, però quando in gruppo i big cominciano a menare la danza, lui va in affanno. Fatica a tenere il ritmo dei migliori: è come se avesse un limitatore di velocità. Difatti ora il vero problema è capire come fare a rimediare a questa situazione. La nostra fiducia resta immutata, così come il modo di interpretare la corsa. Dobbiamo cambiare gli obiettivi? Vedremo, ci dobbiamo ragionare su anche con Fabio. È chiaro che un corridore come lui deve trovare la forza di lasciare un segno in questo Giro. Ci deve almeno provare, e valuteremo la cosa nei prossimi giorni. Con un po’ più di tranquillità».
In questo inizio di Giro, molto complicato, cosa salva?
«La squadra, e l’atteggiamento di Fabio. Il gruppo è davvero coeso, unito, da vera squadra. Questo è il nostro patrimonio, questa è la nostra forza, c’è un senso profondo di appartenenza e amicizia: noi ripartiremo da questo».
Lei è costretto dai fatti alla periferia della “corsa rosa”. È un osservatore privilegiato, come valuta questo Giro?
«Bello. Bello e incerto. I punti di riferimento come Froome e Aru sono al momento usciti dai radar. Al momento, però. Guai dare per spacciato ad esempio un atleta di rango come Chris Froome. Questi sono atleti capaci di inverarsi qualsiasi cosa, e se me lo consenti, io questo lo penso anche di Fabio. Poi cosa posso dire: Simon Yates ed Esteban Chaves sono di gran lunga i dominatori di questo inizio di Giro. Ma una cosa la so: nell’ultima settimana ci saranno cambiamenti importanti e visibili. I valori non sono questi. Tutto può accadere. Questa è un augurio per lo spettacolo del Giro, ma è anche una speranza».
E Dumoulin?
«Guai sottovalutarlo. Guai a pensare che tanto sulle salite più ripide non tiene. Va attaccato. Chi vuole vincere questo Giro, dovrà fare i conti con lui».
Froome alleato di Aru?
«Fabio ha la fortuna di non essere il solo a patire le pene dell’inferno. Non è solo a guardare la schiena di corridori. C’è anche un fuoriclasse come Chris che sta faticando come mai. Entrambi hanno lo stesso obiettivo: provare a risalire la china. Anche questa è un’opportunità da sfruttare».
da Montesilvano, Pier Augusto Stagi
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