
Rohan Dennis commenta emozionato la sua maglia rosa: «Ieri ero un po’ dispiaciuto per non aver colto la vittoria per meno di 2” ma, riguardando i dati, sono felice della mia performance. Per me è un onore vestire questa maglia prestigiosa, a cui non speravo nemmeno. Devo ringraziare il team per avermi convinto che oggi potevo conquistarla. Non volevo sprintare al traguardo volante, non volevo far faticare tanto i miei compagni, pensavo fosse più sensato lasciare il peso della corsa sulla Sunweb, devo ringraziarli a uno a uno perché mi hanno regalato un sogno. Proverò a tenerla, anche se sarà difficile, perché ho tanto da imparare in una corsa di tre settimane. Sono realistico, ma ora penso solo a godermela».
L'australiano ha poi approfondito i temi espressi a caldo dopo la vittoria durante la conferenza stampa, indossando orgoglioso la maglia rosa.
Che emozioni provi con la maglia rosa addosso?
«Ieri non sono riuscito a vincere nella cronometro ma sapevo che ero dietro solo di due secondi. Anzi, per la precisione di 1.3 secondi. Così siamo organizzati con la squadra per tentare nel secondo sprint, alla fine è stata quasi una sfida tra uomini di classifica. In realtà non ero convinto di provare il traguardo volante, ma il mio team mi ha spronato per tentare. Davvero speciale per me vestire la maglia rosa».
Come affronterai il Giro ora che sei in rosa?
«Vivremo questa corsa giorno dopo giorno, perché nella seconda e poi soprattutto nella terza settimana sarà molto difficile per me. Ma darò tutto fino alla fine a Roma, come ho promesso alla mia squadra».
C’è differenza tra le maglie da leader che hai conquistato finora a Tour, Vuelta e Giro?
«C’è un po’ di differenza: ho conquistato la maglia gialla con una cronometro individuale, la maglia rossa con una cronosquadre e questa maglia rosa con uno sprint intermedio. Ma soprattutto l’ho conquistata con un eccellente lavoro di squadra e condividere questo primato con i ragazzi è speciale. In realtà, indossare la maglia dopo una cronosquadre sembra quasi uno sgarbo ai compagni, così è molto meglio».
Cosa ne pensi di Israele?
«Sentiamo un grande affetto da parte del pubblico, c’era davvero un sacco di gente a bordo strada, soprattutto quando attraversavamo le città. Sembrava quasi di essere in Europa. Erano tutti entusiasti e anche per noi è stato un bel feeling. Speciale fare parte di un evento così storico».
Da Gerusalemme, Diego Barbera
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