L'ORA DEL PASTO. VITE SU DUE RUOTE

INIZIATIVE | 02/04/2018 | 07:41
C’è Fausto Coppi in salita al Giro d’Italia. C’è Marcello Mugnaini primo nella tappa di Pedavena. E ci sono soprattutto ambulanti ed emigranti, arrotini e gelatai, gitanti e amiche. Tutti in bicicletta.

“Vite su due ruote” è la mostra sulle biciclette nel Bellunese, organizzata dall’Archivio fotostorico feltrino con la collaborazione del Comune di Feltre, il Museo Etnografico di Seravella, il Museo storico della bicicletta di Cesiomaggiore e l’associazione Ti con Zero. Cinquantun pannelli 50x70 esposti a Feltre, nella piazza Maggiore e nelle vetrine dei negozi del centro storico, dal 5 al 15 aprile, nell’ambito del festival “W la bici viva”.

E’ una ricerca che parte da lontano insieme con la Comunità montana feltrina: “Dalle raccolte pubbliche e dai circoli fotografici fino ai privati – spiega Francesco Padovani, responsabile del servizio cultura della Biblioteca di Pedavena e dell’Archivio fotostorico feltrino -. Poi, selezionando e scegliendo insieme con Daniela Perco, ex direttrice del Museo Etnografico di Seravella e responsabile del Museo storico della bicicletta di Cesiomaggiore, abbiamo privilegiato tre aspetti: il mondo del lavoro, fra i locali e gli emigranti; quello delle famiglie, dai nonni ai nipoti; e quello dello sport, comprese le prime forme di cicloturismo.

Confrontando il materiale trovato sulle bici con quello che avevamo collezionato sulle moto per una precedente mostra, abbiamo scoperto una minore ricchezza. Un po’ perché le strade in salita scoraggiavano l’uso delle bici, un po’ perché le bici comunque costavano, e ancora fra gli anni Quaranta e Cinquanta rappresentavano uno status-symbol per gli abitanti di questa zona che era economicamente depressa. Qui si viveva con poco: quello che dava il campo, una mucca, il bosco”.

Quella bambina degli anni Venti con un triciclo che oggi sarebbe il vanto di qualsiasi museo. Quel venditore ambulante degli anni Trenta con stracci e battipanni appesi al manubrio. Quei quattro aitanti corridori del Gruppo ciclistico feltrino negli anni Trenta. Quel seggiolaio degli anni Quaranta – di spalle - con il suo carico di paglia. Quei due operai degli anni Quaranta diretti a svolgere lavori stradali (e in equilibrio tenendo il piede destro appoggiato a una lattina e a un sasso). Quell’emigrante ritratto a Parigi in studio, in bici con giacca, panciotto, farfallino e orologio a cipolla, come per dimostrare di avere fatto fortuna. E quella balia di Lamen, anche se ritratta a Genova, nel 1948, con un bambino da latte in carrozzina e il fratellino più grandicello in bicicletta. Le biciclette sono qui un movimento centrale, un viaggio sentimentale, una pedalata conduttrice nella storia e nella geografia, nell’abbigliamento e nelle mode. L’impressione è quella di un album di famiglia, una famiglia allargata e allungata nel tempo, fatta di facce e polpacci, di baffi e pettinature, di pose e sorrisi, di dignità e orgoglio, di protagonisti e comparse, di sguardi e abbracci. Per ogni scatto, la didascalia e la fonte, a volte perfino il nome e il cognome.

“Questa è solo la punta di un iceberg, la partenza di un percorso nel nostro territorio, il pronti-via di una serie di mostre – sostiene Padovani -. La ricerca proseguirà non solo negli archivi dei vecchi fotografi, ma anche negli armadi e nei cassetti della gente comune. E se il patrimonio dei vecchi fotografi sembra quasi tutto disperso, quello della gente comune appare ancora ricco”. E il progetto di rendere l’esposizione permanente, con un suo spazio nel Palazzo Borgasio di Feltre, aiuterà ad aprire questi antichi scrigni. Meglio se sabato 7, alle 16.30, proprio nel Palazzo Borgasio di Feltre, all’inaugurazione della mostra dei teatrini di carta di Fernanda Pessolano.
La bicicletta: una macchina - fotografica - a pedali nel tempo, una macchina - fotografica - del tempo a pedali.

Info: Assessorato all'Ambiente, città di Feltre tel. 0439885222; www.visitfeltre.info; FB Visit Feltre; FB W la bici; FB Biblioteca della Bicicletta Lucos Cozza; Telegram Feltre cultura

Marco Pastonesi
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