L'ORA DEL PASTO. ROSOLA NEL VENTO

STORIA | 09/12/2017 | 07:03
La strada che va da Manziana a Oriolo Romano. E’ la Tuscia, è il Lazio, ed è la provinciale 493, la Claudia Braccianese. Cielo azzurro, traffico locale, automoobilstico, umano e animale, fra pecore e cavalli. All’improvviso: un colpo di vento.

Non è libeccio né scirocco, non è neanche maestrale.
Non sa di Etruria né di Tirreno, ma di ciclismo. Perché quel colpo di vento va a colpi di pedale. E’ un gruppetto, in doppia fila, di corridori: maglia azzurra, pantaloni neri, scritte RusVelo, bici Colnago. Il vento viene e va.

Ma aspetto. So che arriveranno le macchine della squadra. E infatti, anticipate da altri due corridori, sempre in azzurro, che inseguono il gruppetto dei compagni, ecco le due ammiraglie. Sulla prima, al volante, lo riconosco al volo, Paolo Rosola.

Mi dirà, Rosola, che sono in collegiale a Santa Severa, che dopo un deludente 2017, puntando sui giovani, ricominciano con un solido 2018 per costruire le basi per un soddisfacente 2019, tant’è vero che è arrivato Olivano Locatelli, “un sergente di ferro” dico io, uno che i corridori sa farli rigare diritto anche quando sono previste curve.

Mi dirà, Rosola, che nel 2018 faranno meno corse WorldTour e più corse per Professional e Continental, che – così, a occhio – partecipare al Giro d’Italia sarà difficile se non impossibile (e al suo “Ma il Giro riuscirà a partire da Gerusalemme?”, non ho risposte certe), che – sempre così, a occhio – il nuovo impegno si vede fin da questi primi giorni di pedalate, “un ritiro punitivo” dico io, e lui sorride.

Mi dirà, Rosola, del figlio Kevin che gli chiede perché non gli dà consigli come fanno gli altri genitori ai loro figli, e lui gli risponde che comincerà a farlo solo quando avrà vent’anni, che gli chiede perché non gli fa fare il dietro macchine o le ripetute, e lui gli risponde che adesso e per un bel po’ deve solo pensare a divertirsi, e che quando farà il dietro macchine e le ripetute rimpiangerà questi giorni in cui porta la bici a spasso.

La strada che va da Manziana a Oriolo Romano. E’ la Tuscia, è il Lazio, ed è la provinciale 493, la Claudia Braccianese. Cielo azzurro, traffico locale, automobilistico, umano e animale, fra pecore e cavalli. C’è stato, all’improvviso, un colpo di vento. Il ciclismo lascia tracce silenziose, le pedalate dei corridori, le parole di un direttore sportivo, i pensieri di un padre.

Marco Pastonesi
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