Chris FROOME. 10. C’è chi si ostina ancora a dire e a scrivere che questo corridore corra solo il Tour, dimenticando che già per tre volte è arrivato secondo alla Vuelta. Quest’anno non ha mai nascosto le proprie intenzioni: vincere. Vincere per fare l’accoppiata Tour-Vuelta, riuscita nella storia del ciclismo solo a due corridori del calibro di Jaques Anquetil e Bernard Hinault. Essendo uno chiaro e preparato, oltre a snocciolare con assoluta precisione ogni giorno i dislivelli, i chilometri di salita che lo aspettano con le relative pendenze, dimostrando una professionalità impressionante, va dicendo da giorni che vuole guadagnare terreno il più possibile, fin quando la condizione lo sorreggerà. Per il momento da sorreggere sono i suoi avversari: letteralmente tramortiti.
Esteban CHAVES. 8. Dopo un paio di giorni difficili, resta nella mischia, e bene. Prova a contrastare la “furia rossa”, questo indomito corridore britannico che ha del cannibale, vista la voracità. Alla fine il colombiano si deve arrendere e per una volta, dopo il traguardo lo vediamo serio, affaticato, sconsolato. Ma le sue salite, quelle per gli scalatori puri, devono ancora arrivare. Abbia fede: non è ancora finita.
Michael WOODS. 8. Il canadese della Cannondale Drapac alla fine è buon terzo. Un risultatone che lo premia di tutta la fatica fatta e di una Vuleta fin qui esemplare. Mi auguro solo che Jonathan Vaughters (voto 2) possa trovare una soluzione per salvare la squadra e i posti di lavoro che questo team garantisce. Francamente non ho mai gioito per la chiusura di un team, anzi, ma forse i dirigenti della Cannondale – mi riferisco all’azienda di biciclette – dovevano tenersi stretto quello che avevano. Uno staff rodato e collaudato fatto di professionisti, gli ex Liquigas, guidati da Roberto Amadio. Ma visto che gli americani sono soliti fare gli affari con la mente, senza coinvolgere mai il cuore, hanno scelto quelli che meglio li rappresentavano. I risultati si vedono.
Wilco KELDERMANN. 7. Arriva quarto, ora è 11° nella generale. Lui che è un passista aspetta tempi migliori: arrivano.
Ilnur ZAKARIN. 7. È la prima tappa dove il russo mette il naso concretamente in avanti. Può solo migliorare.
Alberto CONTADOR. 6,5. Per uno come lui, che è tutto estro attacchi e fantasia, una tappa come quella di oggi è una battuta d’arresto, ma ci può stare.
Vincenzo NIBALI. 6,5. E io dico va bene così. Non è mai bello perdere secondi preziosi, ma come sta cercando di fare dall’inizio di questa Vuelta prova a perdere il meno possibile, in attesa di tempi migliori.
Fabio ARU. 6,5. Stesso discorso fatto per il siciliano vale per il sardo. I “fratelli d’Italia” sono accomunati da un obiettivo: arrivare all’ultima settimana nella miglior posizione possibile. Poi si vedrà.
Romain BARDET. 4. Fa uno scattino uno, per dare un senso alla sua Vuelta, ma il Bardet del Giro di Spagna non è quello del Tour: e questo va tutto a beneficio di uno che di nome fa Chris Froome.
Tejay VAN GARDEREN. 6. Lotta, ci prova, fino in fondo, fino alla fine. Fa quello che può, anche se non è molto, ma è già qualcosa.
Vedo Nibali meglio di Aru, Vincenzo si sta difendendo bene su salite corte e violente che non gli si addicono. Aru e\' piu\' scattista di Nibali, dovrebbe fare meglio in queste tappe.
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