Fanini: «Felice e orgoglioso per Mattia Gavazzi»

| 28/03/2007 | 00:00
«Sono estremamente felice ed orgoglioso di vedere Mattia Gavazzi vincere. Cinque successi in 10 giorni sono un risultato incredibile. Comunque, la mia soddisfazione va ben oltre il risultato sportivo perchè legata soprattutto al fattore umano. Assieme al padre Pierino (nostro d.s.), al resto della sua famiglia e forse a pochi altri, sono stato l’unico a credere veramente in lui, anche quando nessuno voleva farlo più correre. Tutti conoscevano bene le sue potenzialità ma anche i suoi problemi, per questo nessuno a parte il Team LPR – che comunque a sua volta nel maggio scorso ha deciso di rescindere il contratto – si è preso la responsabilità di cercare di salvarlo. Quindi è comprensibile che mi sia emozionato tantissimo nel leggere oggi (con un servizio di quasi una pagina) sulla Gazzetta dello Sport che mi ringrazia per tutto quello che ho fatto per lui. Per noi di Amore & Vita – McDonald’s è la realizzazione di un obbiettivo. E’ quello che volevamo: riuscire a recuperare un ragazzo apparentemente irrecuperabile e ce l’abbiamo fatta alla grande! Lo scopo del mio team è infatti anche quello di dare una mano a dei ragazzi provenienti da situazioni difficili come quella di Mattia. Non mi riferisco a problematiche relative al doping ma a quelle personali, di gran lunga più complesse. Sono sicuro che se Mattia fosse stato trovato positivo ad un controllo antidoping non per cocaina ma per Epo (o emotrasfusioni) per vincere grandi corse, qualcun altro avrebbe trovato la soluzione di raggirare il problema (come purtroppo accade spesso in particolare agli atleti che corrono con team importanti di grande business). Tuttavia, in questo caso non si trattava di ematocrito fuori norma ma ci trovavamo di fronte ad un caso molto più delicato a cui tutti si sono guardati bene dall’essere coinvolti. Io che però l’ho sempre seguito fin da piccolo e considerato uno dei più forti e talentuosi sprinter del mondo, non me la sono sentita di abbandonarlo e ho fatto il massimo per riportarlo in riga. Devo ammettere che non è stato facile ma alla fine con le corse l’abbiamo salvato dalla cocaina e già nella scorsa stagione eravamo riusciti a portarlo più volte vicino al successo (ha ottenuto un 2°, un 3° ed altri piazzamenti nei cinque in corse importanti), nonostante provenisse da due anni disastrosi di quasi totale inattività. Ciò significa che il nostro lavoro è stato fondamentale ed in questo momento la nostra gioia, per come attualmente vedo io il ciclismo, è paragonabile a quella di una grande squadra che con un suo atleta vince la Milano – San Remo. Ripeto, questo è il vero scopo di Amore & Vita e ne sono fiero. Ho fatto il massimo per Mattia anche a fine stagione, lo dimostra il fatto che nonostante avesse un contratto con il mio team anche per il 2007 l’ho lasciato libero di andare in un altro team non appena lo hanno cercato. D’altronde noi teniamo per scelta tutti i corridori al minimo di stipendio, però non credo sia giusto trattenerli quando ricevono offerte importanti o vengono cercati (come spesso succede ai nostri atleti) anche da squadre Pro Tour. E’ quello che è successo a Mattia ed io sono stato ben felice di lasciarlo libero di accettare un importante proposta. Tuttavia ho continuato a stargli vicino e lo posso dire ad alta voce: ed è proprio grazie a me se oggi può correre e vincere, visto che sono stato io a fargli mantenere la residenza in Polonia dove il mio team ha l’affiliazione e a farlo tesserare. Questa è storia: prima il padre Pierino che nel 1988 all’età di 38 vinse con noi (tra le altre molte corse importanti) il Campionato Italiano su strada, fulminando Saronni e Fondriest. Ora spero che il suo nuovo team Kio – Ene DMT degli amici, Basso, Elli (anch’egli mio ex atleta) e Levati, continuino a mantenerlo sulla strada in cui noi lo avevamo indirizzato e non solo per fargli vincere le corse. Se sarà così sono sicuro che Mattia continuerà a stupirci vincendo ancora moltissime corse e magari già dal prossimo anno lo vedremo lottare al Giro d’Italia con i velocisti più forti del mondo che a questo punto non possono fare altro che temerlo. Tante persone adesso mi chiedono perché l’abbia lasciato andare ed io ribadisco che il mio ciclismo è diverso da tutte le altre squadre. Il nostro successo è rilanciare gli atleti e combattere il doping senza paura di parlare. Questo oggi è il mio ciclismo, ed è proprio per questo che sponsor di prestigio mondiale come McDonald’s e Coca-Cola mi stimano, mi appoggiano e restano con onore legati a me nonostante possano potenzialmente ambire a team più forti e prestigiosi del mio. Anzi posso dire che altri importanti recuperi sono in cantiere».
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