PROFESSIONISTI | 26/06/2017 | 08:07 «Roccia» ha chiuso il Giro d’Italia numero 100 nella top ten. Nell’edizione storica della corsa rosa, Davide Formolo ha conquistato la decima piazza nella classifica generale vinta da Tom Dumoulin e si è fermato al terzo gradino del podio nella speciale graduatoria dei giovani, alle spalle del lussemburghese Bob Jungels e dell’inglese Adam Yates. La maglia bianca era un obiettivo, ma il 24enne veronese della Cannondale non è riuscito a raggiungerlo. In salita ha un indubbio potenziale, ma ci sono coetanei che oggi vanno più forte e la cronometro è ancora il suo tallone d’Achille. «Entro tre anni vincerà il Giro» ribadisce Ivan Basso, che stravede per lui. Riuscirà a non deludere il suo idolo?
Tiriamo le somme del tuo Giro. «Puntavo a un posto dal 5° al 10° della generale, magari con una vittoria di tappa. Il successo di giornata purtroppo non è arrivato, nella tappa epica con la doppia scalata allo Stelvio mi è mancato pochissimo per stare con i migliori. Nelle ultime due frazioni tra Piancavallo e Asiago non ero al cento per cento, ero stanco e ho pagato un po’. Ad ogni modo sto migliorando anno dopo anno e questo mi dà molta fiducia».
Giornata migliore e peggiore delle ultime tre settimane? «La più bella è stata senz’altro quella con Mortirolo e Stelvio. Era la mia tappa preferita sulla carta e si è rivelata bellissima. Ad Asiago invece è andata storta. Quando fai classifica devi lottare contro te stesso ogni giorno e anche se non ti senti bene non puoi mai rilassarti, devi lottare come un leone, l’ho fatto al meglio delle mie possibilità».
Come hai festeggiato la fine della corsa rosa? «La sera del 28 maggio ho cenato con tutta la squadra in un bel ristorante di Milano. Dopo mesi assieme, considerando anche il periodo della preparazione sul Teide, avevamo grandi ambizioni e siamo arrivati al traguardo finale tutti al limite. Abbiamo dato il massimo e ci siamo tolti qualche bella soddisfazione come la vittoria di tappa di Pierre Rolland. Dal giorno dopo mi sono rilassato e mi sono messo alla ricerca di una bella casetta con cui stare insieme a Mirna. Dopo il matrimonio, stiamo gettando le prime basi del nostro futuro insieme».
Cosa ti resta del Giro100? «Il mal di gambe (ride, ndr). Battute a parte, conservo la soddisfazione di aver conquistato la top ten alla mia terza partecipazione e la consapevolezza che un passo alla volta sto crescendo».
Dal 10° al primo posto c’è tanta strada da percorrere. Vincerai mai un Giro? Dovrai vedertela con Jungels, Yates e altri tuoi coetanei rampanti... «Al momento i due nomi che hai fatto hanno qualcosa in più di me, ma non sono di un altro pianeta. Bob ha vinto la maglia bianca per il secondo anno, Adam è già stato quarto al Tour ma non sono lontani, mi basta migliorare ancora un poco. Spero di continuare il mio percorso di crescita e dimostrare quanto valgo».
A crono ti aspettavi di andare meglio? «Obiettivamente non ho mai brillato, anche in salita sono sempre stato lì lì. Per le prove contro il tempo rispetto al passato ho cambiato tutto: la posizione e la preparazione. Ho fatto dei test a Valencia e mi sono allungato fino al limite e ho abbassato la curva delle appendici. Il risultato è che alla crono della Parigi-Nizza ho fatto 16°, l’anno scorso sarei arrivato 135°. Ho simulato le crono del Giro da dicembre, mi aspettavo qualcosina in più, ma i passi avanti sono evidenti. Sono abbastanza soddisfatto della mia prestazione, ora è tempo di guardare avanti con fiducia».
Piepoli, che è diventato il tuo preparatore, cosa ti ha detto? «Vuole che mi rilassi, nei prossimi giorni faremo il punto della situazione. Ci siamo focalizzati molto sul Giro, mi sono preparato abbastanza bene. Va detto che è il primo anno che lavoriamo insieme, questa “prima volta” permetterà anche lui di conoscere meglio le mie caratteristiche, i miei pregi e difetti, ci tornerà utile. Scherzosamente lo chiamo “stalker” perché è un martello. Ci tiene a me e non mi molla mai. Da inizio anno mi segue nella preparazione a 360 gradi, sia per i piani di allenamento, sia a livello psicologico. Per un giovane come me che ha voglia di emergere, è una presenza molto importante. Con lui ho avuto notevoli miglioramenti».
Rispetto al passato, che cosa hai cambiato nella preparazione? «Faccio blocchi di allenamento di due giorni, e non più tre, però con maggiore intensità. Il giorno di riposo è riposo totale, così mi sento più fresco. Sono anche più leggero, ora peso 63,5 chili. I valori di soglia sono quelli di prima, ma il rapporto peso/potenza è migliorato. Non ho seguito una dieta specifica, semplicemente ho mangiato meno. Con questo sistema di allenamento mi viene facile, mentre prima con i tre giorni di carico continuavo a mangiare».
Piepoli ha un passato pesante per via del doping, sceglierlo come allenatore non è facile. «Sì, all’inizio infatti ero titubante. Però quando l’ho conosciuto mi sono dovuto ricredere pienamente. È una persona d’oro a cui darei tutto. Lo vedo quasi come un papà. Chi non si è ancora ricreduto su di lui per il suo passato, spero lo faccia presto. Faceva parte di un sistema sbagliato ma è stato bravo e ha saputo cambiare mentalità. Questo gli va riconosciuto».
Basso è convinto che un giorno vincerai la maglia rosa. «Ivan è il mio idolo. Sapere che un personaggio importante come lui crede in me fino ad arrivare a esprimere dichiarazioni così pesanti, è uno stimolo enorme. Non voglio deluderlo. Come caratteristiche ci assomigliamo. Siamo fermi in volata, soffriamo a crono… (ride, ndr). Chissà se riuscirò a diventare forte come lui in salita. Scherzi a parte, ci metterei la firma per vincere la metà di quello che ha vinto lui nella sua carriera».
Per il futuro continuerai ad ambire a un ruolo di leader o pensi sia più ragionevole costruirti una carriera da spalla preziosa per un campione affermato? «Credo sia presto per queste riflessioni. Dipende fino a dove mi porterà il miglioramente costante di cui parlavamo. Senz’altro devo lavorare ancora molto per difendermi meglio nelle cronometro, che abbiamo visto sono fondamentali per ambire al podio di un grande giro, e crescere ancora un pelino in salita per stare con i migliori».
Disputerai un altro grande giro quest’anno? «Sì, dopo il Delfinato e il Giro di Polonia, ho nel mirino la Vuelta a España. Non so ancora con quale ruolo andrò in Spagna, devo parlarne con la squadra e vedere quali altri compagni verranno schierati, per capire se puntare alla classifica generale o concentrarmi sulle vittorie di tappa. A breve inizieremo a pensarci».
Bravo in tutto. Anche su quanto pensi di Piepoli. Le persone bisogna sempre conoscerle prima di giudicarle. Piepoli è un uomo d'oro in tutti i sensi. I suoi errori? Sono del passato e bisogna guardare al futuro. Forza che un grande Giro lo vinceremo. Roccia... parli poco, parli da simpatico, fai parte del futuro del ciclismo italiano.
Sig. Persico,
26 giugno 2017 11:53Fra74
cosa significa "I SUOI ERRORI? SONO DEL PASSATO E BISOGNA GUARDARE AL FUTURO."?!?
A me risulta che sia il Sig. Piepoli che il Sig. Ivan Basso con il passato abbiano avuto a che fare e non poco. Di certo occorre guardare al futuro, ma non si può dimenticare certamente ed ovviamente il passato di ALCUNO. Tutto qui. Poi, per carità, i Sig.ri di cui sopra possono continuare la loro carriera a riguardo, ma il PASSATO non si cancella. Già, e questo per tutti, per chiunque di noi...vede...solo che ceri "errori", come li definisce Lei, sono un poco più indelebili di altri, se mi permette.
Francesco Conti-Jesi (AN).
d'accordo
26 giugno 2017 13:31bernacca
d'accordo con il Sig. Conti (come quasi sempre del resto), appoggiarsi a Piepoli e avere Basso come mito ... speriamo bene!
nessun miglioramento
26 giugno 2017 13:50pickett
Rispetto alla Vuelta dell'anno scorso non si è migliorato affatto,anzi ha fatto un passo indietro,con l'aggravante di un finale nettamente in calando.
26 giugno 2017 15:27tempesta
Sono stato un suo Tifoso, e mi e sempre simpatico,ma purtroppo e rimasto un po fermo e ce gente Giovane come lui che Ha un altro passo. Spero di sbagliarmi.
bernacca
26 giugno 2017 23:48noodles
Basso è stato un corridore fortissimo. Uno di quelli , e non sono tantissimi, che ha cominciato a vincere da allievo e ha smesso a 34 anni. Ridurre tutto all'affare fuentes mi pare iniquo. Anche perchè da fuentes ci andavano centinaia di atleti e molti sono sfuggiti alla giustizia. Quanto a Formolo, mah, è ancora troppo giovane per avere le idee chiare, ma mi sembra davvero troppo fermo a crono per avere sogni di gloria importanti
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