ACCPI, UNITI PER LA SICUREZZA

SOCIETA' | 20/06/2017 | 07:15
Nel corso della centesima edizione del Giro d’Italia il logo istituzionale dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italia­ni è stato sostituito ufficialmente da quello per la sicurezza ideato nel 2012 e da allora promosso ad ogni oc­casione dal sindacato di ca­tegoria. Durante la corsa ro­sa il consiglio direttivo della Asso­corri­dori ha preso questa decisione per rendere an­cora più visibile e concreta la campagna di sensibilizzazione #tifatecierispettateci che sostiene l’approvazione della legge “salvaciclisti”, quanto mai urgente.

«I recenti tragici incidenti del pilota Nicky Hayden e della triatleta Julia Vielleh­ner dimostrano una volta di più quanto sia urgente un in­tervento delle istitu­zio­ni per ridurre il numero di morti sulle nostre strade, che hanno toccato ormai ci­fre spaventose, e un cambio culturale di chi è al volante. Il dolore che abbiamo provato per la perdita di Mi­che­le Scarponi, uno di noi, si rinnova ad ogni evento di cronaca nera, e ci spinge a lottare con an­cora più tenacia. Michele sarà il nostro ca­pitano per questa battaglia. Glielo ab­biamo promesso, glielo dobbiamo» commenta il presidente ACCPI Cri­stian Sal­vato, che un anno fa con la sua vice Alessandra Cap­pel­lotto ave­va presentato il logo giallo e nero con im­pressa la distanza minima di un metro e mez­zo per sorpassare in si­curezza un ciclista ai senatori e ministri a Roma, che han­no successivamente sottoscritto il disegno di legge che propone la modifica del Codice della Strada.

Nel ricordo di Mi­chele Scarponi, lu­nedì 29 maggio a Montebelluna, in occasione del primo Cycling Stars Criterium, i girini e gli ex professionisti radunati hanno pedalato tutti con la stessa maglia celebrativa con impresso il volto dell’Aquila di Filottrano per sensibilizzare una volta di più tutti i fruitori della strada al rispetto di chi usa la bi­cicletta come mezzo di trasporto, per diletto, passione o lavoro. La manifestazione ciclistica, che il giorno dopo la conclusione del Giro100 ha visto sfrecciare tra le vie del centro storico della cittadina trevigiana i cam­pioni reduci dal Giro d’Italia, in circuito notturno, ha rappresentato il culmine di una giornata ricca di eventi e giochi dedicati a tutte le età. L’idea, lanciata dagli stessi corridori partecipanti al Criterium attraverso l’ACCPI, è stata subito sposata dal comitato organizzatore.

«Non possiamo dimenticare un grande uomo e un grande ciclista come Michele Scar­poni. La sua tragica e prematura scomparsa ci ha toccati tutti nel profondo. Per questo la prima edizione del Cycling Stars Criterium è stata dedicata a lui, mantenendo vivo il ricordo attraverso ciò che amava fare di più: correre in bicicletta per sentirsi libero» ha spiegato il presidente del comitato or­ganizzatore dell’evento En­rico Bonsem­biante.
Il ciclismo è lo sport della strada, quello in cui i campioni come Michele Scar­poni si allenano sullo stesso terreno - molto trafficato - degli amatori o dei ragazzini che vanno a scuola in sella a una bicicletta. E come loro ri­schiano tutti i giorni la vita. Sono 252 i ciclisti morti in Italia ogni anno, uno ogni 35 ore. Una cifra da pelle d’oca. Inaccet­tabile.

Ogni mezz’ora, se­condo i dati Istat-Aci 2015/2012, c’è un ferito: sono 16.827 ogni 12 mesi. Ana­lizzando il bilancio dal 2001 i dati sono ancor più scon­fortanti: si passa dai 366 morti del 2001 ai 251 del 2015 (ultimi dati ufficiali a disposizione) per un totale di 4.534 morti. Una strage. Cambiano le cause degli in­cidenti e le tipologie di mez­zi contro cui vanno a scontrarsi le biciclette, ma il ri­sultato è una drammatica guerra, che dobbiamo combattere attraverso il “De­cre­to salvaciclisti” arrivato in Senato il 16 marzo e attraverso l’educazione civica. La modifica all’articolo 148 del codice della strada che si sta va­gliando - l’obbligo di mantenere una distanza di sicurezza di un metro e mezzo in fase di sorpasso di un ci­clista - non avrebbe certo salvato “Scarpa”, uno dei corridori italiani più popolari e amati. Però da qualche parte bisogna pur cominciare per sensibilizzare auto, moto e camion, ma anche gli stessi ciclisti, sui pericoli, sui diritti e sui doveri che la condivisione della strada impone. A tutti.

da tuttoBICI di giugno
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COMMENTI
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20 giugno 2017 08:49 nikko
e faccio notare che difronte alla morte o all'invalidità permanente non ci sono solo i personaggi famosi......ma anche gli/le appassionati comuni...

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