METTI UN GIORNO AL VIGORELLI... GALLERY

PISTA | 03/06/2017 | 07:00

Per tanti anni ci sono passato davanti, sempre affascinato, ma mai ci sono entrato. Poi un bel giorno, per un meeting di lavoro, decidiamo di organizzare una visita dedicata ai distributori di biciclette Kuota nel mondo, proprio al mitico Velodromo Vigorelli-Maspes.


Grazie alla disponibilità degli amministratori di Citylife e del Comitato Regionale Lombardo, abbiamo avuto l’opportunità di entrare e scoprire un mondo incredibile che da 82 anni è teatro di eventi sportivi.


Ho sempre visto foto e filmati in bianco e nero di arrivi del Giro d’Italia e di Lombardia nella pista meneghina con gli spalti colmi di gente: nomi importanti che riaffiorano: Coppi, Magni, Moser... Oggi la capienza è di 7.400 posti ufficiali ma allora si accalcavano anche in 20.000.

D’impulso, la prima cosa istintiva, superato l’ingresso, è di fare un salto in pista. Quasi dimenticandosi che il legno è storico, delicato. Ce lo ricorda la nostra guida, che è anche il progettista dei lavori di restauro.

Gli occhi cercano e trovano tanti particolari di questa pista. Le curve sono di una pendenza impossibile, 42°. A piedi non ci si riesce a salire, respinti come nella scalata di una lastra di ghiaccio. C’è un po’ di polvere nei listelli, ma sono ancora quelli originali, conservati in modo impeccabile da una tecnica di areazione non visibile a occhio nudo. Una presa d’aria lungo il bordo della pista permette ai flussi di corrente ascensionali di mantenere la struttura portante costantemente asciutta. Il pavimento su cui poggia la struttura è in terra battuta, e ciò contribuisce alla formazione del corretto microclima. Da un’apposita porticina, sul retro, è possibile accedere e vedere la pista da sotto, con tutte le strutture di sostegno, anch’esse di legno, in bella vista. Il lavoro ingegneristico è stato notevole, e i listelli sono stati fissati con una tecnica che ne impedisce lo scivolamento. Ad occhio nudo inoltre non si notano sporgenze o chiodini.  

Una volta vi era il custode, che quotidianamente effettuava il giro di ricognizione ed prontamente individuava i listelli problematici. Più che un custode un falegname, che si è preso cura per tanti anni dell’impianto. Ci viene spiegato che l’apparente spesa per questa figura, si tramuta in realtà in un risparmio, evitando negli anni onerosi lavori di restauro. Ora però il custode non c’è più e l’attività di manutenzione è affidata a ditte specializzate. Vi sono vari tipi di manutenzione, mensile, bimensile, semestrale, annuale ecc…

Nel frattempo, approfittando della porta aperta, anche un abitante del quartiere entra e inizia una litania di racconti. “Una volta ho visto anche Moser qui nel parcheggio”… spiega ancora emozionato.

Nel frattempo in pista sono arrivati pure gli studenti del Politecnico di Milano che vogliono conoscere meglio la struttura dal punto di vista strutturale. Sono molte le richieste di visita da parte degli Atenei. Attualmente l’impianto è ben conservato, dopo tanti restauri, per gareggiare servirebbe solo bagnare la pista qualche giorno prima, per far gonfiare il legno e mandare i listelli a pacco. Ci sono un paio di listelli da sitemare, ma nel complesso è quasi tutto pronto. Gli spogliatoi sono in ordine e utilizzati, come il campo, per gli incontri di footbal americano. Anche l’impianto elettrico è funzionante… Una sola domanda: Sono previste gare ciclislitche o attività? No, per quest’anno niente…

Ah dimenticavo, per girare in pista servono pedivelle più corte e con le mie da 172,5 è meglio non cimentarsi.. Dettagli da pistard, ma buoni a sapersi.

Pietro Illarietti
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COMMENTI
grazie Pietro Ilarietti,
3 giugno 2017 11:27 canepari
grazie davvero per il tuo reportage...sono Clemente Canepari. Sono un ex professionista (Legnano, Otav, Bianchi, Stucchi) e sono dispiaciuto perché non ho mai corso al Vigorelli in quanto ho smesso prima che fosse edificato. Però al Vigorelli ci ho pedalato da “veterano”e vi giuro che il legno “suonava” come uno stradivari. Noi, anni prima, pedalavamo al Sempione, cemento, tempo di guerra (grande guerra mondiale). Ho conosciuto Egg, Girardengo, Sivocci, Belloni, Elleegard, Oliveri, Verri, Carapezzi, Torricelli, Godivier…) tutti nomi che magari non dicono niente ai lettori ma che hanno scritto la storia della pista mondiale. Poi il Sempione venne demolito per fare posto a questo nuovo velodromo; erano i primi anni trenta e le cose quando si dicevano si facevano. I progetti andavano in porto. Al Vigorelli ho conosciuto “Gepin” Olmo (stampato in bicicletta), Aldo Bini (imprevedibile), Archambaud (rancoroso e intenzionato a riconquistare il record dell’ora), Elia Frosio, Giorgetti, Bergomi, Astolfi. Ho visto Coppi fare il record dell’ora e poi, allo scoppio della pace, la rinascita del Vigorelli. Vigorelli, lo “Stradivari delle piste” la “Scala del fisso” e l’arrivo di tutte le corse importanti. La pista era aperta tutti i giorni e formava centinaia di ragazzi che sognavano di girare alla balaustra. E’ impossibile elencare tutti i Campioni che hanno girato su quei legni; è arduo raccontare di come ognuno si sia portato a casa qualche scheggia di listello. Adesso non si capisce bene: la struttura è chiusa? È aperta? I ragazzi possono pedalare lì o c’è bisogno di una équipe di rianimazione pronta ad intervenire. L’ingresso è libero a tutti o bisogna pagare fior di bigliettoni. Bisogna essere tesserati o basta una propria assicurazione infortuni? Si può pedalare senza cadere o è obbligatorio rompersi almeno la clavicola. Ragazzi, Amministratori, Sportivi! Non facciamola troppo difficile. Andare a pedalare in pista è adesso meno rischioso che girare in Centro o fare chilometri sulle trafficate strade di Riviera. Pertanto, grazie a tutti quelli che si interessano e rompono le scatole agli assessori e ai responsabili del Comitato che, invece di dare le magliette a Brian Cookson, spero riescano a fare qualcosa per la nostra pista.

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