I VOTI DI STAGI. LA SARDEGNA: DOPO IL GIRO MERITA UN GIRO
GIRO D'ITALIA | 08/05/2017 | 18:01 di Pier Augusto Stagi -
SARDEGNA. 10. Tre giorni d’incanto in uno degli angoli più suggestivi del mondo. Mai partenza in Italia è stata più felice negli ultimi anni. Alghero, Olbia, Tortolì, Cagliari: un viaggio fantastico in una regione carica di storia, di bellezze incontaminate, circondata da un mare che difficilmente trovi altrove. Il Giro meritava questa accoglienza, e la Sardegna ha risposto come meglio non avrebbe potuto. Ora, forse, merita un altro Giro: tutto suo.
PALERMO. 5. Si arriva, dopo una notte di navigazione, in Sicilia. L’operazione di sbarco non è delle più semplici, perché i mezzi sono tanti e anche imponenti: dalle 8 alle 11 carovana in ostaggio sul traghetto. A seguire, coda a passo d’uomo nel caos. Palermo accoglie il Giro e sembra trattenerlo tra le viscere di una città che si chiude a riccio. Aveva ragione Johnny Stecchino nel grande film di Benigni: il problema di Palermo è il traffico.
Daniel TEKLEHAIMANOT. 8. Lottatore nato, atleta di rara eleganza. Ragazzo semplice e concreto che veste la maglia azzurra degli scalatori. Gli appassionati del ciclismo l’hanno già adottato come beniamino. Alla faccia del razzismo, alla faccia dei buuuuu. Forse a Muntari conveniva fare il ciclista, anziché il calciatore.
Eugert ZHUPA. 7. Il campione di Albania porta in Giro per l’Italia la maglia di una Nazione. Ne va orgoglioso, giustamente, anche se non è disegnata come la vorrebbe lui. Ma come si dice in questi casi: se non è Zhupa…
André GREIPEL. 8. A Cagliari è tra i pochi a capire tutto, resistendo alle folate di vento e all’attacco controvento della Quick-Step. Poi, come per un colpo di vento, scompare improvvisamente dalla scena: guasto meccanico. Suo malgrado, getta al vento la maglia rosa. E non solo quella.
Edward RAVASI. 7. È qui per imparare, il pupo della Uae Emirates di Beppe Saronni. È qui per prendere le misure. Per capire cosa significhi correre un grande giro, con tanti occhi puntati addosso, in mezzo a tanti campioni. Lui al via da Alghero ha la pelle d’oca e gli occhi sognanti. Emozionato come un bimbo al parco giochi. Difatti sta facendo il gioco che meglio gli riesce. E adesso c’è l’Etna: il ragazzo che fa sognare Ernesto Colnago, e non solo lui, sale sulle giostre.
Bob JUNGELS. 7. Talento riconosciuto, a Cagliari dà l’ennesima dimostrazione di come si pedali e ci si muova nel vento. Guai a sottovalutarlo: anche sull’Etna.
Mikel LANDA. 6. È lì, coperto e sornione. Lascia che si parli di Geraint Thomas, capitano designato, ma lo scalatore basco potrebbe essere davvero la sorpresa di questo Giro.
Davide MARTINELLI. 7. Il ragazzo sta facendo esperienza, ma già che c’è si mette in mostra, con ‘trenate’ degne di nota. Non ha paura di prendere il vento in faccia. Non ha paura. È la sua vera dote. Tosto.
Cesare BENEDETTI. 8. Nei primi tre giorni ha fatto di tutto e di più, e l’ha fatto molto bene. Forse meritava maggior fortuna: ridate a Cesare quel che è di Cesare.
Manuel SENNI. 8. Un giorno senza bici, un toccasana. Ha davvero recuperato dopo tre giorni di febbre, vomito e altri problemini che l’hanno davvero messo in difficoltà. Non ne ha mai voluto sentir parlare di ritirarsi, ma cercava spesso la ritirata.
Tejey VAN GARDEREN. 6. Sulla fiducia. L’americano ora potrà disporre – almeno per un po’- del lavoro di Rohan Denis, che ha perso 5’22” per una caduta provocata dal vento, e dei suoi preziosi compagni. L’atleta statunitense, da sempre considerato un talento, qui al Giro cerca risposte. Anche noi.
Beppe MARTINELLI. 10. È per lui. È per tutta l’Astana, perché non è facile correre senza punti di riferimento come Fabio Aru. Non è semplice correre senza un uomo squadra come Michele Scarponi, il più invocato e ricordato sulle strade. È un team che si aggrappa al ricordo, al senso di appartenenza, a Paolo Tiralongo che correrà nei prossimi giorni sulle proprie strade e farà di tutto per tirare dritto. Così come Tanel Kangert, uomo tosto, che può tenere su la squadra in classifica. Un po’ meno il morale, perché ovviamente è quello che è. Come è difficile accettare la vita.
Roberto FERRARI. 8. Pilota, sgomita e rilancia. Accelera e all’occorrenza sostituisce. Tra i velocisti italici – tolto Nizzolo che, nonostante una condizione così così ha fatto bene – tiene in piedi la premiata ditta delle “frecce tricolori”. Aspetto Sasha Modolo, che sta bene, e ha solo necessità di buttarsi nella mischia, con questo folletto bresciano sempre pronto a lavare per tre e all’occorrenza anche per sé.
Però un voto alla RAI Stagi lo doveva dare:
TELECRONACA: personalmente penso che le telecronache siano competenti, ma vecchie nello stile: perché nelle lunghe tappe (a volte noiose anche per gli amanti delle due ruote) a 70km dall'arrivo, non fanno inserti con interviste (di qualità) coi meccanici, massaggiatori, cuochi ecc..
PROCESSO ALLA TAPPA: altra nota dolente: un processo senza accusatore, senza difesa, senza analisi cinica e tattica della gara: sono sempre tutti d'accordo: ma che processo è?
Dr. Stagi, se sarà invitato, ci pensi lei a dare carattere alle trasmissioni!
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