
Il clima negli ultimi anni sta cambiando e le temperature si fanno sempre più alte e difficili da sopportare. Però, noi vediamo che al Tour de France, dove si corre con il termometro a cifre rosse, i corridori riescono lo stesso a fare ottime prestazioni. Non è solo il risultato delle borracce fredde, o dei ghiaccioli nelle maglie, c’è oramai una metodologia di acclimatamento che alcune squadre adottano quando scendono dai ritiri in altura.
A spiegare bene questo sistema è stato Frédéric Grappe, responsabile delle prestazioni di Groupama - FDJ, che ha evidenziato come il caldo è diventato, come l'altitudine, una modalità di preparazione che va a modificare alcuni parametri fisiologici negli atleti.
Per esempio nella Q36.5, un buon terzo dello staff tecnico utilizza questo processo per migliorare il livello di forma fisica dei corridori prima di un grande obiettivo. Infatti Théo Ouvrard, ex responsabile delle prestazioni di Arkéa - B&B Hotels e ora allenatore della squadra svizzera di Tom Pidcock, ha ammesso con il quotidiano l’Equipe, di utilizzare questo sistema delle alte temperature, per migliorare le prestazioni in gara. Quindi il calore è diventato una modalità comune nella preparazione di un corridore, anche se in misura minore rispetto all'altitudine.
Ma come funziona per l’organismo umano? Come sappiamo, l'allenamento in quota, in risposta al fenomeno dell'ipossia, aumenta la produzione di eritropoietina (EPO), che stimola la produzione di globuli rossi e quindi migliora la capacità di ossigenazione dei muscoli. Anche con il calore, esistono impatti fisiologici identici a quelli dell'altitudine, ma il vantaggio principale nell'esposizione prolungata alle alte temperature è l'aumento del volume plasmatico, accompagnato da ritenzione idrica. E poiché il sangue è composto in gran parte da acqua, le sue riserve diventano maggiori. In parole povere, è come se il motore del corridore aumentasse improvvisamente di dimensioni, ma con il vantaggio che la ritenzione idrica si può facilmente eliminare con le urine. Ne consegue che si avrà un beneficio nel trasportare l'ossigeno ai muscoli. Studi scientifici hanno dimostrato che quando un corpo suda molto aumentano anche i livelli di ematocrito, ma migliora anche il VO2Max di alcuni punti, tra due e quattro, cosa che non accade in altitudine, ed è per questo che è interessante l’utilizzo del calore negli allenamenti.
Ovviamente, si può aggiungere l’allenamento al calore dopo gli allenamenti fatti in quota. La preparazione in altitudine prevede tre settimane di permanenza tra i 2.000 e i 3.000 metri sul livello del mare, per avere effetti che durano dalle quattro alle sei settimane. Ma come funziona la preparazione al caldo? L'obiettivo è quello di fare sforzi a una temperatura corporea elevata e mantenere un'intensità di sforzo media che permetta di sudare a lungo. Gli studi eseguiti in Francia e Belgio hanno dimostrato che sudare in modo prolungato attiva le ghiandole sudoripare che permettono la termoregolazione attraverso il sudore, creando così adattamenti funzionali vitali per il futuro. Questo sistema viene adottato anche da diversi ciclisti, per non crollare a causa delle alte temperature in corse come il Tour de France. Michel Ries, ciclista di Arkéa - B&B Hotels, quando era con la Trek-Segafredo e non voleva soffrire il caldo estremo, iniziò gli allenamenti sull'acclimatamento: per la sua esperienza personale, i risultati sono stati molteplici, riuscendo a superare le crisi di calore che si possono verificare nelle corse estive.
Ci sono naturalmente protocolli diversi, che cambiano in base all’obiettivo che si vuole raggiungere. Per esempio per una corsa estiva, bastano 5-6 allenamenti mirati al calore, mentre per avere un risultato in termini di prestazione le sedute saranno maggiori, ma bisognerà sempre ricordare, che gli effetti di questi allenamenti durano pochi giorni e si adattano meglio ad ottenere un risultato nella prima settimana di un grande giro o in una corsa di un giorno.
Preparare un ambiente idoneo a questo tipo di allenamento non è difficile e alcuni corridori ricorrono ad una stufa. Si deve preparare una stanza con una temperatura interna di circa 38,5 °C, secondo il protocollo che Frédéric Grappe ha spiegato in una intervista al quotidiano sportivo l’Equipe. La temperatura deve essere alzata quando il corridore ritorna dal normale allenamento. Si può arrivare fino a 39°, ma andare oltre diventa controproducente per il corpo o addirittura rischioso se si fa qualche attività sportiva. Dai test francesi, si è visto che si possono verificare danni irreversibili al cervello in caso di forte surriscaldamento. In ogni caso, sopra i 39 °C, è impossibile fare questi preparativi e comunque vanno fatti solo ed esclusivamente sotto la sorveglianza di tecnici sportivi qualificati ed esperti in materia.
Quindi se un amatore, volesse improvvisare una metodologia come questa, avrebbe ottime possibilità di creare danni irreparabili al suo organismo.
Questa metodologia è molto conosciuta all’interno della Federazione Ciclistica Francese, che apprezza anche il metodo passivo, ovvero l’utilizzo di saune calde dopo una sessione di allenamento. Comunque si è visto che il calore offre i suoi effetti migliori quando per esempio, un atleta deve disputare una prova a cronometro, con benefici che si apprezzano sulla potenza.
Secondo Emmanuel Brunet, responsabile delle prestazioni della Federazione Ciclistica Francese, il calore ha il vantaggio di essere più facile da gestire rispetto all'altitudine. Secondo il tecnico, oggi si conoscono bene le conseguenze del calore su un corpo non acclimatato. Il processo inizia con una limitazione dell’attività, poi si entra in modalità di sicurezza perché il volume plasmatico non è sufficiente a svolgere il suo ruolo di regolatore termico. Di conseguenza, la frequenza cardiaca non aumenta più lentamente e la potenza si riduce. Brunet è convinto che oggi sia semplicemente inconcepibile non effettuare questo acclimatamento nell'era del riscaldamento globale per un atleta. La Federazione Francese è stata in grado di quantificare un aumento della potenza sviluppata da ciascun atleta con questo metodo del calore, con un incremento di potenza tra il 5 e il 6%. Non è vero che, a differenza dell'altitudine, questo metodo funziona per tutti: bisogna sempre prestare una certa attenzione, perché un corridore potrebbe rapidamente disidratarsi o andare in sofferenza. Inoltre non va sottovalutato l’aspetto dello stress e per questo le sedute di calore devono essere fatte in determinate situazioni. Quando un corpo lavora ad alte temperature, sia il fisico che la mente subiscono un forte stress e per questo, bisogna monitorare il tutto nei minimi dettagli, per evitare di avere brutte sorprese o che il corridore decida di abbandonare questa metodologia.