L'ELOQUENZA DI BUGNO, PER SCINTO È DIALETTO

GIRO D'ITALIA | 07/05/2017 | 17:14
di Angelo Costa    -

B come Bugno. Nel senso di Gianni, due volte iridato e vincitore di un Giro restando in rosa dal primo all’ultimo giorno. La sera scorsa ha inviato un messaggio di congratulazioni ad un giornalista per un articolo e lo ha salutato con una frase in latino: ‘Pectus est enim quod disertos facit’. Traduzione: E’ dal cuore che si costruisce l’eloquenza. Quando l’ha saputo, Luca Scinto, ex compagno di squadra di Bugno e attuale diesse della Wilier, ha commentato stupito: ‘Non avevo mai sentito Gianni esprimersi in dialetto’.
 
S come Slongo. Nel senso di Paolo, tecnico e preparatore di Vincenzo Nibali. In squadra ricopre un altro ruolo fondamentale: è colui che indica ai corridori che condizioni troveranno. Comprese quelle meteo, con un occhio di riguardo al vento. Svolge la sua funzione anticipando la corsa: si riconosce perché la sua ammiraglia viaggia a bassa velocità, massimo ai venti. Regolarmente, comunica la situazione climatica ai suoi colleghi via cellulare: si ignora che operatore abbia scelto, ma ci sono forti sospetti sulla Wind. Spesso abbassa il finestrino e allunga un dito: gli altri team sospettano che possa trattarsi di un segnale in codice, ma ancora non sono riusciti a decifrarlo. Lavora in autonomia, senza fidarsi di nessuno, nemmeno di chi, fin dalla vigilia, gli ha segnalato che in certi finali può esserci un rivale Ventoso. Le rare volte che all’arrivo scende con una faccia scura, i colleghi lo evitano: capiscono subito che non è aria. Come è successo all’inizio di questo Giro, nel quale c’è stata una squadra che ha vinto la tappa e preso tutte le maglie: quando Slongo ha avvisato di stare attenti alla Bora, i suoi hanno pensato a uno scherzo.
 
Z come Zhupa. Nel senso di Eugert, campione nazionale albanese. Si riconosce dalla maglia rossa, dove l’aquila che simboleggia il suo Paese è stata posizionata sotto la fascia con il nome della squadra: capita che la ragion di Stato debba inchinarsi alla ragion di sponsor. Sorridente, disponibile con i tifosi, al raduno di Tortolì dopo una serie di selfie e autografi ha girato la bicicletta dicendo ‘scusate, devo scappare’: chi ha pensato ad una banale scusa si è dovuto ricredere, perché il corridore della Wilier subito dopo il via è andato ancora in fuga. Non è bastato per vincere la sua prima tappa al Giro, anche se il buon Zhupa comincia a chiedersi se il destino non ce l’abbia con lui: se il numero di gara ha portato bene a Greipel, che ha il 100 nella centesima edizione, a me quando capiterà, con il 219?
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