DOSSIER BAHRAIN MERIDA. PARLA COPELAND - 2

PROFESSIONISTI | 26/11/2016 | 07:39
Non poteva che essere un uomo di mondo come lui a tenere a battesimo l’ingresso del Bahrain nel grande ciclismo. Il sudafricano Brent Copeland, nato a Johannesburg il 29 febbraio 1972 che negli ultimi vent’anni ha vissuto tra il Canton Ticino e l’Italia (ora è di base a Como) e ha lavorato tra due ruote a motori e senza, guiderà il neonato Bahrain Merida Pro Cycling Team che si sta costruendo attorno alla figura di Vincenzo Nibali. Dopo due stagioni alla guida della Lampre è pronto ad una nuova sfida, di cui giorno per giorno stiamo scoprendo un pezzettino. Al Giro d’Italia il lavoro oscuro per definire contatti e accordi, al Tour de France l’annuncio ufficiale, il prossimo anno il debutto in corsa: questo è il piano cui sta lavorando Copeland insieme a Milan Erzen, ex ciclista sloveno, già manager dell’Adria Mobil, ma soprattutto emissario dello sceicco del Ba­h­rain Nasser bin Hamad Al Khalifa, il magnate che vuole entrare nel ciclismo e lo vuole fare puntando sul nostro campione più rappresentativo.

Ti mancava giusto il Bahrain nel tuo mappamondo...
«Davvero (sorride, ndr). Mi sono sempre piaciute le sfide e questa finora è stata molto faticosa ma anche davvero appagante. Gli scorsi sono stati mesi difficili, c’erano giorni in cui tutto sembrava essere sotto sopra e in 24 ore si sistemava tutto o viceversa, ma alla prima conferenza stampa che abbiamo tenuto pochi giorni fa in Istria mi sono sentito super orgoglioso di vedere una a fianco all’altra persone di cui ho stima e che volevo con me. L’umanità e il talento che abbiamo messo assieme in così poco tempo è eccezionale, siamo veramente fieri di esserci riusciti grazie agli indispensabili sponsor, in particolare a Merida che ci ha offerto le bici migliori che potessimo volere. La selezione di atleti e staff è stata precisa e specifica, tutte le persone prescelte sono qui perchè se lo meritano. Ormai ci siamo, la squadra è una realtà, vederla in strada seppur ancora con tante divise diverse mi ha sinceramente emozionato».

Com’è nata questa idea?
«Sono stato contattato da Milan Erzen, ex ciclista sloveno, già manager dell’Adria Mobil, ma soprattutto emissario dello sceicco del Bahrain, ed Alex Carera, manager di Nibali e ora business and marketing manager per ricoprire il ruolo di team manager di questa nuova squadra. Non ho potuto resistere al fascino di insegnare a un paese emergente cos’è il ciclismo, far crescere una cultura in una terra che non ha una storia legata alle due ruote. Ci sono riuscito con il mio paese d’origine con la MTN Qhubeka qualche anno fa, anche se il progetto era partito in modo totalmente differente. Questa volta iniziamo da zero ma con persone di grande esperienza, allora bisognava formare atleti e staff dal nulla. Tornando a noi, il Bahrain ha deciso di investire nel ciclismo perchè non c’è attività migliore di questa per farsi conoscere nel mondo. Vuole farsi conoscere a livello sociale, turistico, industriale. Daremo il massimo per promuovere al meglio questo paese. La nostra mission è trovare un ruolo di rilievo al Baharain nella mappa del ciclismo».

Puoi svelarci il budget del team?
«No, è consistente ma non illimitato. Diciamo che ci permette di lavorare bene. L’impegno del Bahrain e di Merida è garantito per 3 anni. L’ambi­zio­ne comune di Bahrain Cycling Team e Merida è quella di creare un team di successo che possa emozionare gli ap­passionati di ciclismo in tutto il mondo e in particolare quelli del Medio Orien­te e il Regno del Bahrain. Il nostro primo obiettivo è essere ben oragnizzati e dare una buona immagine del nostro gruppo, senza queste due caratteristiche non si arriva da nessuna parte. Abbiamo corridori di undici nazionalità diverse per una formazione internazionale che vuole essere presente e competitiva dall’inizio alla fine dell’anno. In questo primo raduno abbiamo discusso i programmi, preso contatto con regole e procedure del team, preso le misure (anche letteralmente) per essere pronti in vista del prossimo camp che si svolgerà nel mese di dicembre. Abbiamo scelto di venire a Parenzo perché è una località in posizione strategica ideale e offre servizi di classe elevata».

L’operazione di fusione con la Lampre di Saronni non è andata in porto, come sono i rapporti al momento?
«Le trattative e le riunioni ci sono state, ma alla fine non abbiamo trovato un punto di incontro. Per il bene della Lam­pre Giuseppe Saronni ha trovato un finanziatore cinese ed ha potuto salvare la squadra della famiglia Galbu­sera, con la quale ho vissuto momenti importanti e imparato tanto. Devo solo dire loro grazie per il tempo condiviso. Ovviamente c’è stato qualche attrito per alcuni corridori che speravo di tenere con me, come Louis Meintjes che ho portato io in Europa e volevo come secondo leader per i grandi giri alla Bahrain Merida, ma in fondo è meglio che ci siano due squadre ancora in gioco piuttosto che una sola. Nessuno ha perso il lavoro. Per noi non è stato semplice portare a termine la missione perchè dopo il fallimento del progetto del team di Alonso e di altre esperienza analoghe in molti erano scettici sulla fondatezza dei nostri investimenti, ma eccoci qui. Gran parte del merito è di Vincenzo e di Alex, che hanno avuto e hanno un ruolo chiave».

Così come Merida.
«Avere l’appoggio di un colosso come Merida ci ha dato la garanzia di poter mettere insieme la squadra. Il nostro obiettivo era garantire a Vincenzo un gruppo di uomini che potesse sostenerlo nelle corse che andrà a disputare e completare l’organico con atleti all’altezza del calendario World Tour. Vo­gliamo arrivare a 28 corridori per poter essere tranquilli di coprire i tanti impegni in programma. Nel corso del primo ritiro abbiamo stilato tre bozze di programma: una che considera obbligatorie le 10 corse WT in più rispetto a quest’anno, un altro che non le calcola e uno via di mezzo. L’UCI deciderà che licenza darci e se queste gare promosse di livello saranno obbligatorie per tutti i team World Tour o solo per i primi 10. Sarebbe stato meglio queste decisioni fossero state prese prima ma tant’è... Sono state svelate anche le bici ufficiali del team che, lasciatemelo dire, sono stupende. Andreas Rottler di Merida Europa e l’ingegnere Jurgen Falke ci hanno illustrato le caratteristiche dell’aereodinamica Reacto, della leggera Scultura e della bici da crono Warp con i nuovi colori».

Dove avrete la base?
«La società di gestione è in Bahrain. La licenza sportiva è nello stato asiatico con società direttamente controllata da un amministratore di fiducia dello sceicco Nasser. Quando mi sono recato a conoscere le persone di fiducia del principe con cui avremmo lavorato sono rimasto piacevolmente sorpreso per la loro conoscenza della materia amministrativa, sono veramente in gam­ba e precisi. Ho dovuto spiegare loro il mondo del ciclismo: come è strutturato, i regolamenti, le componenti e via elencando. Nonostante la complessità dell nostro mondo, hanno capito alla svelta come funziona, questo ha reso tutto più semplice. La sede operativa invece è a Cambiago (MB): abbiamo acquistato un magazzino a un chilometro e mezzo dall’uscita dell’autostrada, l'abbiamo allestito e ormai è operativo. A gestirlo sarà un’altra società, questa volta italiana, che è re­sponsabile dell’attività europea e dei rapporti con i fornitori».

Potrete contare sull’appoggio di numerosi sponsor italiani.
«Sarà Sportful a realizzare l’abbigliamento del nostro team: è un marchio di fama mondiale che è noto per l’innovazione nel settore dell’abbigliamento ciclo. Il nostro obiettivo è quello di offrire ai nostri ciclisti prodotti di qualità e il contributo di Sportful in termini di qualità, competenza e sviluppo sarà importante. Rudy Project ci fornirà caschi e occhiali, Sidi le scarpe. Ab­bia­mo scelto l’eleganza italiana, i nostri corridori vestiranno Lebole, storico mar­chio italiano sinonimo di eleganza nel mondo ad ogni evento, cerimonia di premiazione e occasione so­ciale. I prodotti italiani sono i migliori del mercato e in gruppo abbiamo un’importante componente italiana. La lingua inglese è quella ufficiale del team per rispettare i nostri partner in­ternazionali ma tra italiani, spagnoli e sloveni, la vostra lingua la fa da padrona».

Soddifatto della campagna acquisti?
«Sì, per essere partiti da zero non ho rimpianti. L’unica autocritica è che ci manca un corridore o due per supportare Haussler nelle classiche del Nord. Vorremmo averlo appoggiato meglio ma è difficile accontentare tutti. Par­ten­do da zero, abbiamo avuto tante spese. Prima di tutto abbiamo voluto sistemare il gruppo di Vincenzo, che conta un personale di alto livello. Co­me sapete, abbiamo messo sotto contratto due corridori italiani esperti e di sicuro affidamento come Manuele Boa­ro e Giovanni Visconti. A loro abbiamo affiancato Kanstantin Siutsou e Borut Božic: il bielorusso Siutsou ha debuttato tra i professionisti nel 2005 con la Fassa Bortolo insieme a Nibali, lo sloveno Božic, professionista dal 2004, avrà il compito di aiutare a crescere i giovani velocisti del team, mettendo a loro disposizione la sua esperienza. L’australiano-tedesco Heinrich Haussler, come detto, sarà la nostra punta per le classiche. Dallo sloveno Grega Bole ci attendiamo risultati im­por­tanti. Abbiamo voluto con noi En­rico Gasparotto, vincitore quest’anno dell’Amstel Gold Race per la seconda volta in carriera. Al fianco dello Squalo ci saranno inoltre gli esperti spagnoli Ion Izaguirre e Javier Moreno, il cronoman lituano Ramunas Navardau­skas, lo scalatore etiope Tsgabu Grmay, il fedele compagno e amico Va­lerio Agnoli e il giapponese Yukiya Arashiro. Per quanto riguarda i giovani abbiamo scommesso su Sonny Col­brelli, che non è solo un velocista di va­lore ma anche un corridore da classiche e vogliamo lavorare con lui proprio su questo aspetto; sull’altro azzurro Nic­co­lò Bonifazio; sul talento sloveno Lu­ka Pibernik, capace di ricoprire più ruoli in una squadra; sul taiwanese Feng Chun - Kai che alterna strada e pi­sta e ha fatto collezione di titoli na­zionali; sullo spagnolo Ivan Garcia Cortina, cresciuto nel vivaio della Etixx. Infine abbiamo accettato la sfida del biker ceco Ondrej Cink, corridore di valore nella mountain bike che ov­viamente dovrà familiarizzare con le corse su strada, e promosso due giovani talenti come Domen Novak e David Per, vincitore del Fiandre Under 23».

E avete convinto Joaquim Rodriguez a restare in sella per un’altra stagione.
«In realtà noi lo avevo contattato per coinvolgerlo nello staff, ma è stato lui a dirci che desiderava togliersi ancora qualche soddisfazione. Purito è uno dei corridori più validi ed esperti in circolazione, ha vinto classiche ed è stato protagonista dei grandi giri. Dopo 17 anni di professionismo ha personalità, carattere, consapevolezza che abbiamo pensato non potessero restare a casa da un giorno al’altro. Con Milan e Alex lo volevamo per far crescere i giovani e per sfruttarlo come preziosa risorsa del team. In passato, quando sono arrivato alla Lampre, avrei voluto Oscar Freire per averlo davanti alla corsa a valutare i percorsi e il meteo, proporre tattiche di gara e dare consigli utili a tutto il gruppo: allora non ci ero riuscito ma Purito non ce lo siamo fatti scappare. Si è lasciato male con la Katusha, ci ha chiesto di correre ancora perché vuole lasciare il ciclismo agonistico alla grande, sarà libero di decidere come e dove correre. Ha carta bianca».

Sei riuscito a mettere insieme un bel gruppo anche per quanto riguarda i tecnici e lo staff.
«Sì, come dicevo abbiamo radunato persone davvero capaci. Paolo Slongo sarà il capo allenatore del team, è un tecnico di lungo corso ed è da sempre al fianco di Vincenzo Nibali. Avrà al suo servizio tre uomini. Gli ex professionisti Gorazd Stangelj e Philippe Mauduit saranno i responsabili dei di­rettori sportivi e dello staff tecnico del Bahrain Merida Team. Mario Chiesa, ex professionista bresciano, attualmente impegnato con la Iam, sarà invece il responsabile della logistica insieme a Francesca Vescovi che aveva iniziato a lavorare nel ciclismo con la Barloworld e per tanti anni è stata operativa alla Katusha. Responsabile dei medici sarà il dottor Carlo Guardascione che potrà contare sull’esperienza di altri quattro eccellenti professionisti. Abbiamo già annunciato che sarà dei nostri il massaggiatore Michele Pallini, che proprio nel 2016 taglia il traguardo dei vent’anni di attività e dal 2008 si prende cura dei muscoli di Vincenzo Nibali. Lo staff della comunicazione è composto da sei persone ed è guidato da Mateja Kos, che vanta esperienze nel tennis e nei motori. Il patrimonio di competenze che abbiamo radunato è eccezionale, ognuno darà un contributo importante alla causa».

Quali sono le ambizioni a breve e lungo termine che vi siete prefissati?
«Come detto, voglio essere a capo di un gruppo bene organizzato e con una buona immagine. Non abbiamo pressione da nessuno dei nostri sostenitori, non dobbiamo vincere questa o quella gara, ma lavorare al meglio così che i risultati arrivino di conseguenza. Sarà importante partire bene, essere presenti tra i migliori nelle gare del World Tour e brillare (vincere) con Nibali in un grande giro. Schiereremo la miglior squadra possibile a ogni corsa a cui parteciperemo».
Gli avversari sono avvisati.

Giulia De Maio, da tuttoBICI di novembre

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Vincenzo NIBALI
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