DALLA POLVERE ESCONO UN VAN AERT IN GRAN SPOLVERO, UN DEL TORO FENOMENALE E UNA UAE CHE... ANDATELA A PRENDERE

di Pier Augusto Stagi

Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata, fare i conti con il proprio io, che spesso ti abbandona, ti volta le spalle, lasciandoti in quello stato di sospensione, quando non sai bene dove andare. Wout in questo Giro c’era arrivato con ben altre ambizioni, con ben altri progetti. Ha subito, nuovamente subito, ingoiando e pazientando, cercando il momento. L’attimo, il giorno giusto per ritrovare la strada del successo. Polvere siamo e polvere torneremo, lo sa anche Wout, che dalla polvere è uscito in grande spolvero.

Isaac DEL TORO. 10. Il primo messicano in rosa, l’ennesimo fenomeno di casa Uae Emirates XRG. Corsa sontuosa, con una personalità pazzesca e una fame da piccolo prodigio. Vorrebbe prendere tutto: tappa e maglia. Si deve accontentare - si fa per dire – della maglia rosa. Si deve accontentare di avere 2 minuti e mezzo di vantaggio su Roglic. È contento, ma, come direbbero qui in Toscana, non ti credere (tradotto: non fino in fondo). Cose non da semplice ragazzo di talento, ma da autentico fuoriclasse. C’è chi ha messo in discussione la tattica Uae. Mai scelta poteva essere più efficace: correre per spaccare la corsa, per mettere due uomini di valore al primo e secondo posto delle generale alla vigilia di una crono che dirà anche al proprio interno come stanno le cose. Intanto i problemi più che degli Uae sono degli altri: adesso che li vadano a riprendere.

Giulio CICCONE. 8. Corre con tanta attenzione e personalità. Rischia solo nel finale con una volata mozzafiato e un pelo alle transenne da equilibrista del pedale. Un terzo posto finale assolutamente sontuoso, un 5° posto nella generale che lo pone al centro dell’attenzione di questo Giro oggi cominciato a tutti gli effetti. Ora Giulio ha due armi a propria disposizione: la condizione e la fantasia. Tanta fantasia… Dei big è quello che fa il salto più considerevole in avanti (bravissimo, anche oggi, Vacek: 8). In un sol colpo guadagna nove posizioni. La prova del nove? Martedì.

Richard CARAPAZ. 7,5. Sornione sornione, l’ecuadoriano vola anche sullo sterrato senese. Tanta polvere, ma lui ne esce con il volto sorridente.

Simon YATES. 7,5. Cerca di restare nel vivo della corsa, in una corsa che non gli si addice assolutamente, ma ne esce vivo.

Antonio TIBERI. 7,5. Quanta fatica, quanto rincorrere, quanto limare, tenere e resistere. È terzo nella generale, alla vigilia di una crono che potrebbe anche proiettarlo ancora più su, anche se per il momento va bene così.

Juan AYUSO. 7. Fatica, ma non molla, non demorde. Ottavo di tappa, secondo nella generale, a 1’13” dal compagno Del Toro, che oggi è un leone. Lui, il catalano, non è però un agnellino. Sa che può graffiare, sa che ha tutto per poter far saltare il banco. Per il momento si è messo in una posizione ideale per un predatore: in attesa.

Thimen ARENSMAN. 7. Al servizio della squadra, l’olandese della Ineos (oggi squadra di assoluto livello, voto 8) è da applausi a scena aperta.

Egan BERNAL. 8. Cede solo nel finale, ma che corsa. Che piacere vedere Egan lottare come ai vecchi tempi, che bello ritrovare un amico. È qui, lotta insieme a noi e questa è la notizia più bella. Un motivo in più per dire che questo Giro sarà un bel Giro.

Adam YATES. 7. Non parla nessuno di lui, e lui lascia parlare… Resta lì, in zona, pronto all’evenienza.

Giulio PELLIZZARI. 9. Non doveva fare il Giro: lo fa. Eccome se lo fa. Classe purissima, talento assoluto, ha il temperamento dei corridori di livello e questi ragazzi vanno lasciati andare. Va bene metterlo alla prova, fargli studiare la lezioncina a memoria, ma quando non solo dimostra di declamarla con facilità, lasciatelo fare, fate in modo che ci racconti storie nuove.

Thomas PIDCOCK. 5,5. Gli succede di tutto, non si può dire che gli giri bene, ma pare sempre in difficoltà.

Primoz ROGLIC. 5. Non conosce le strade bianche, non sa cosa significhi pedalare su queste superfici e lo capisce presto, non nel modo migliore. Giornata da dimenticare in fretta, sperando che dimentichi in fretta le ferite.

Brandon MC NULTY. 9. Gladiatore assoluto. Ferito e martoriato, si esalta nel dolore: il sangue scorre nelle sue vene, ma anche sulla sua pelle. Il sudore si appiccica alla polvere, gli occhi mascherati sono quelli di un gigante della strada: monumento al ciclismo, monumento ai ciclisti.

Mads PEDERSEN. 8. Anche oggi giganteggia, asfaltando e spianando lo sterrato di Siena. Che lavoro per Ciccone e Vacek, che tenuta il danese, che stoffa questo ragazzo.

Lucas HAMILTON. 5. L’australiano cade anche oggi e quando non cade sono in tanti in gruppo a lamentare il fatto che non sia propriamente un drago in bicicletta.

Milan FRETIN. 6,5. Il velocista di casa Cofidis ha l’argento vivo in corpo e un direttore sportivo d’oro, che di cognome fa Damiani, che non fa preziosi, ma tattiche. Roberto esorta i suoi a muoversi anche se non ce l’hanno nelle proprie corde, li stimola a fare. Milan non è Jonathan, ma Fretin, e se ne va con Dries De Bondt (Decathlon Ag2r), Quinten Hermans e Kaden Groves (Alpecin Deceuninck). Gruppetto veloce e di velocisti: tutti e tre più che fretta hanno Frettin.



 

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