Battaglin: «Finalmente la luce»

di Paolo Broggi

Lo abbiamo aspettato per quattro anni e molti, inutile negarlo, lo davano ormai per di­sperso, finito. Enrico Batta­glin era scivolato nel gruppo delle meteore, dei corridori in­compiuti e anche il passaggio alla Lot­to Nl Jumbo, unico italiano nel team olandese, non aveva portato benefici particolari. Poi, arriva il Giro d’Italia 2018 e ti accorgi di un lampo giallonero a Caltagirone, quasi fosse l’avvisaglia di qualcosa di più grande, e ventiquattr’ore più tardi arriva la stoccata di Santa Ninfa, nel cuore della Valle del Belice.
In quella Sicilia lontana mille e più chilometri dalla sua terra veneta, Enrico Battaglin riemerge, torna alla ribalta, ritrova vittoria e sorriso.
«Il giorno prima a Caltagirone avevo sbagliato qualcosa, mi ero fatto cogliere troppo indietro quando Wellens ha scatento la sua offensiva, ho dovuto fare due volate per recuperare e alla fine ho dovuto accontentarmi del terzo posto. Non ho vinto, ma ho capito che le gambe c’erano e l’indomani non ho sbagliato niente. Prima ho preso la ruota di Aru che mi ha portato in pratica fuori dal gruppo, poi  sono saltato su quella di Visconti che mi ha tirato la volata e sono riuscito a vincere. Final­mente».
Ma dove avevamo perso Battaglin?
«Al Giro del 2014. Dopo aver vinto la tappa di Oropa sono caduto, mi sono fratturato quattro costole e procurato un pneumotorace. È un infortunio serio, mi sono detto, ma non sapevo fino a che punto. Quel giorno per me è iniziato un calvario perché l’infortunio ha modificato il mio corpo, ho do­vuto ripartire da zero. Non so più nemmeno io quanti posturologi e biomeccanici ho consultato per cercare una soluzione, per ritrovare la facilità di pedalata e le stesse sensazioni che ave­vo prima dell’incidente. Solo ora, speriamo, comincio a vedere la fine del tunnel. Anche se non è stato facile, perché ho dovuto affrontare anche problemi extrasportivi».
Ne vuoi parlare?
«In famiglia abbiamo dovuto fronteggiare un dramma familiare. Nel 2015 è morta mia zia e a Capodanno suo fi­glio, mio cugino, si è tolto la vita. Si­tua­zioni difficili da affrontare che, co­me potete immaginare, per me hanno aggiunto problemi a problemi. Bisogna andare avanti, anche se è difficile: l’ho fatto e finalmente sono riuscito a tornare».
Un bilancio del suo Giro?
«Sicuramente positivo. Avevo segnato anche la tappa di Osimo, ma gli uomini di classifica non hanno lasciato spazio e quindi l’obiettivo è sfumato. Ab­biamo lavorato tanto per tenere Geor­ge Bennett in classifica, alla fine ha chiuso ottavo ed è stato un risultato importante per il team».
A proposito di team, sei in scadenza di contratto.
«È vero, ma penso che non ci siano problemi per il rinnovo. Ho 28 anni, da tre stagioni sono alla Lotto NL Jumbo e penso di aver fatto il massimo. E ora che sono tornato posso ricominciare a dimostrare quello che valgo davvero, posso tornare ad essere il Battaglin che tutti conoscono».

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