Ci hanno detto oggi, 18 dicembre, ben prima di Natale, che la Tirreno - Adriatico appena presentata ha fatto 50 anni.
Non è stato un colpo anagrafico, ci siamo abituati - noi del 5 gennaio 1950 - da quando ormai incontriamo tanta (troppa) gente che è più giovane di noi, e che pure non riusciamo più a definire “anziani”... Ma lo stesso è stato un bel montante al cuore. Anzi no, come si diceva, al “plesso solare”, secondo le dizioni di anatomia molto figurata degli antichi cronisti di pugilato.
Un colpo al plesso solare, diciamo bocca dello stomaco, quando ti manca il fiato e resti sospeso nel tempo. Un tempo zero, il cuore può non battere più.
50a Tirreno - Adriatico, mezzo secolo, una corsa che sa di Franco Mealli, di Roma, non del Mondo di Mezzo, di Torriani, di Castellano... Una corsa che sa di nomi protagonisti più segreti spesso dei nomi del Giro, e di una geografia che abbiamo per tanti anni vissuta come Centro-Meridionale.
50a Tirreno - Adriatico, e noi che eravamo partiti per fare polemica (?), - “e già, niente Tirreno Medio neanche quest’anno, nella Corsa dei Due Mari” - sarà che siamo sotto Natale o che bene abbiamo capito ormai come vanno le cose ed il mondo - “se non hai soldi e un cespuglio sul cuore, non sei nessuno” - ci siamo serenamente ammansiti.
50aTirreno - Adriatico, niente Campania e litorale domizio, niente Riviera di Ulisse come ci prefiguravamo, pazienza. Accetteremo Camaiore e Sant’Elpidio, Rieti e San Benedetto del Tronto: il finale è rituale, certo, ma solo per chi può meritarselo. Come il Paradiso.
E allora, lontani dalla polemica, e dalla certezza (amara e logica) che Vegni ed Allocchio non ci ridaranno Sorrento e Baia Domizia, e mica per colpa loro, alla Tirreno - Adriatico dei 50 anni vorremmo dedicare gli auguri - prima dei nostri, che siamo sempre più nessuno - di tanti suoi protagonisti.
Ci ridiamo, e che colpa abbiamo noi?, all’elegia. Se non all’idillio.
Ma lo sapete, allora, ad esempio, che il primo vincitore di una frazione della “Tirreno” fu lo svizzero Rolf Maurer, a Foligno, 1966 ? Gli avete fatto una telefonata - “no, si dice tweet”... - di sorriso?
E ci ricordiamo di Dino Zandegù, trionfatore della prima edizione stessa, dinanzi al suo nemico ideale, Vito Taccone?
E di un belga della Watneys, Vekemans, che vinse nella neve di Pescasseroli? E dell’imperio stentoreo di De Vlaeminck, misura perfetta del vincitore, con 6 successi consecutivi, dal ’72 al ’77, con un Merckx che invece non l’avrebbe mai vinta ? Questo è certo più plateale.
E di prologhi suggestivi, quello di Forio d’Ischia, vinto da Bontempi, nell’84, o sorprendenti, Santa Marinella ’85, primo Calovi. E dei circuiti individuali a batterie, di Bacoli, con Anderson, Allocchio, sì Stefano, e Talen, chissà che fine ha fatto, Talen, ad indossare il primo segno del comando...
50aTirreno - Adriatico, e allora, anche per chi non lo farà, vi ricordiamo della vittoria di Ghiotto, ad Ottaviano, ’91, della prima impresa italiana di Zabel, Fiuggi, ’93, di Furlan e Skibby...E dell’incredibile nubifragio che frantumò, nel ’98, a Baia Domizia, il gruppo, e fra i coraggiosi restò in testa Rolf Jaermann. Un mare di inverno e di pioggia.
50a Tirreno - Adriatico, e non chiedeteci il perché di tanto affetto puntiglioso, ma ben comprensibile se solo tenete a mente gli anni di Sorrento tappa e luogo sacro di partenza, grazie a Carmine Castellano e a più serene stagioni, una volta vinse Biagio Conte, fra il ’97 e il 2002. O giù di lì.
50aTirreno - Adriatico, e raccomandiamo a Vegni di fare menzione sentimentale all’ultima corsa di Gert-Jan Theunisse, che si arrese a Pompei, nel ’95. Ultimo, ancora fermo lì, a contarsi il cuore.
E di tenere di conto Freire in maglia iridata, a Sorrento, nel 2000. Ed alla curiosità - “ma sai chi se ne frega...” - di due vincitori olandesi non parenti, con un cognome uguale: Erik Dekker, 2002 e Thomas Dekker, 2006.
E al miracolo neurochirurgico napoletano che salvò la vita a Piotr Wadecki, coinvolto in una caduta drammatica a Sorrento, con Antonio Salomone, arrivo del 2002. Lo ricordiamo ancora, lui ed il fratello Adam, al Cardarelli, “noi Wadecki abbiamo la testa dura...”. Noi c’eravamo.
Testa dura, da Capricorno. Già, come noi che anche quest’anno la Tirreno - Adriatico non ci sfiorerà affatto. Ma che la conosciamo e la amiamo meglio di tutti gli altri messi insieme.
Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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