Scripta manent
La domenica della Sanremo

di Gian Paolo Porreca

La Sanremo di domenica, hai visto mai?, ci dicevamo tempo fa, pensando con la solita no­stalgia canaglia al comando che era stato già troppo, a suo tempo, perdere la coincidenza rituale Sanremo-San Giusep­pe. Quando San Giu­seppe era un santo vero, di quelli che in­terrompevano la litania della settimana a scuola e regalava la fuga fuo­ri città, nella speranza di un refolo di sole… San Giu­sep­pe e le Sanremo, al pae­se, lo scrivemmo già un giorno, le Sanremo a Sessa, le Sanremo illuse di una prima primavera.
Ma un bel giorno finirono pu­re i santi, metà anni ’60, o giù di lì, a punteggiare di tregua la nostra vita, un brutto giorno certo non un bel giorno, il tempo diventò buio di settimane intere, e le San­re­mo passarono - e non ricordavamo bene in che modo, per la verità, fosse avvenuto il cambio di destinazione -, al sabato.
Cosa dirvi, oggi, la Sanremo di domenica 17 marzo, così dopo quasi 40 anni, la vita di un uomo, è un bel colpo bas­so, nel relativo personale: e in assoluto per il ciclismo. An­dare, mica tanto banalmente, a fare la guerra come e più degli altri giorni, pure la do­menica, in casa, per uno spazio nella scaletta della pro­grammazione televisiva, con le figlie che vogliono ve­dere il calcio, poniamo il Na­poli, e tu ridotto in minoranza, “devo scrivere”: patetico Pa­perino, in un mondo di Gastoni, più degli altri giorni. O al massimo, ti concedono, romantico. (E d’altronde, per inciso, confessa che pure la Sanremo di sabato, l’anno scorso, il calcio te la bruciò quasi, quando per il giornale dovevi seguire, arcaico spirito di servizio, l’incontro della squadra del paese, la Virtus Carano, in Eccellenza… Succede, succede, ma riuscisti a vederlo, Gerrans, in un bar di transito).
Ciò non toglie che la Sanre­mo di domenica ci appariva davvero blasfema, sembrava la cancellazione di tutto il passato, o di tutto un modo sentimentalmente corretto di “sentire” il ciclismo. Suvvia, era come spostare la Rou­baix al Lunedì in Albis, o come anticipare ad agosto il Lombardia dell’autunno inoltrato: molto peggio, in ve­rità. Significava, innanzitutto, rimuovere il concetto psicologico insito nelle San­remo vissute nel giorno di sa­bato. Il concetto, senza l’obbligo di Leopardi, del Sabato del Villaggio, la lunga attesa per il trionfo di un no­me tuo amico o di uno tuo indifferente o di un altro tuo nemico, quando eri ragazzo, e per il trionfo di un favorito o di un outsider, quando eri più maturo se non tecnico, ma per il trionfo ­ comunque lo si voglia descrivere - della emozione. Non tutti i sabati, sarebbe stato il giorno fatale di Gomez, poniamo, o di Raas, però l’incognita di un gior­no, al successo inaudito per un giorno, era l’Elogio del­la Fantasia massimo.
Alla ‘Sanremo’ di sabato. La avreste vissuta di domenica, con la stessa tonalità di passione totale, poniamo, senza l’intralcio di altri eventi, la vittoria di Michele Dancelli, nel ’69, in solitudine e in lacrime, a Sanremo? L’a­vre­ste vista e rivista, come allora, se fosse capitato di do­menica, quella ma­glia in­va­dere il televisore, con la scritta della Molteni, e quella sigla “Arcore” che allora chia­mò un plebiscito, e oggi evoca una scelta di parte?
Sono atmosfere da sabato, di­cevamo, non da domenica. La gioia totale, il monopoli di un gesto sportivo, lungo dalla mattina al pomeriggio, si badi bene, non solo consumato in una ora e mezza di ripresa televisiva, che reclamava la totalità.
Ma il ciclismo, amici, ne sa sempre una più di noi. Ha sem­pre un’arma segreta per farsi perdonare, o per farci rinsavire dal distacco. Ve­de­te, sto facendo una ricerca su Merckx, in questi giorni.
E così mi è capitato di sfogliare il libro sacro, il Messale sulla Sanremo di Carlo Del-fino, Nan­ni De Marco e Giam­piero Petrucci. E quale sa­rebbe stata la nostra sorpresa nell’apprendere che la prima delle sue Sanremo, quella del ’66, Merckx l’aveva vinta proprio di domenica! Già domenica 20 marzo, all’epoca in cui San Giuseppe era tramontato e il sabato non era ancora nato... La prima delle sue sette, d’accordo. Ma qui non conta Merckx, anche se Merckx conta sempre. Conta l’ironia della storia, questa storia maestra di saggezza anche nel ciclismo, che corregge quelle tue certezze che ti apparivano inossidabili.
Le Sanremo solo di sabato ?
Sarà pure. Ma la prima San­remo di domenica fu vinta dal migliore di sempre, da Merckx. Fu una Sanremo be­nedetta, o no? E questo basta, per giustificare la nobiltà della scelta, anche con il dubbio che forse alla RCS Sport non lo sapevano… E per concedere l’augurio equo a tutti, organizzatori e atleti, che domenica 17, a Sanremo, vinca qualcuno che Merckx lo faccia ri­cordare, pallidamente almeno. O che, quantomeno, non ce lo faccia rimpiangere, “quan­do c’eri tu”, molto più del lecito.

Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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