Rapporti&Relazioni
Cuore Toro

di Gian Paolo Ormezzano

La superiorità letteraria del ciclismo sul calcio e su un po’ tutto il resto del nostro sport era enorme e si è ovviamente, diremmo canonicamente intensificata nell’anno del mezzo secolo da che è morto Coppi e del decennio da che è morto Bartali. La persistenza delle due leggende, debitamente ammodernate da rievocazioni e osservazioni ed esplorazioni di vario tipo, specialmente nel caso di Coppi, è a suo modo un successo del ciclismo, laddove il calcio stenta a storicizzare personaggi definitivi (a parte Gigi Me­ro­ni, ma per ragioni extracalcistiche): il fatto è che i ciclofili amano il ciclismo prima ancora del loro campione, i calciofili amano il loro campione, o la loro squadra, prima ancora del loro sport.
Il problema comunque per i ciclofili non è quello di guardarsi allo specchio e dire “oh quanto siamo belli”. Ci sono due altri problemi assai più seri e vitali. Il primo è quello di conservare tanta vis poetica, letteraria e dunque umana, conservarla difendendo il ciclismo non solo dagli assalti condotti da altri sport ricchi e gaglioffi e sfrontati, ma anche da se stesso, dalla sua perniciosa famigliarità con il doping. Il secondo è quello di utilizzare questo primato sentimentale in chiave pratica: detto così sem­bra facile, in fondo basta la­sciar fare al tempo, ma se si vuole tenere un certo ritmo di respiro, se si vuole avere una garanzia almeno di sopravvivenza, per non dire di supervivenza purtroppo necessaria per stare bene a certi livelli e in un certo ambiente socialpopolare, non basta vivere di rendita, vivere da pensionati della gloria vetusta.

Naturalmente io non so cosa fare in assoluto. So cosa si dovrebbe fare nel relativo del­la prima mossa: usare i moderni mezzi di avvicinamento al fronte dei nemici. Per esempio affidare una realtà come quella dell’ultimo Giro d’Italia, col suo vasto successo popolare, con i tifosi a migliaia che salgono sui monti per vivere una partecipazione che nessun al­tro sport ormai consente, almeno a quei livelli di sintonia sentimentale (altrove si soggiace al campione, si adora il campione, prosternazione compresa, nel ciclismo al campione si dà ancora la pacca sulla spalla; e gli si parla faccia a faccia, men­tre altrove si chatta nell’algido lucore dello schermo di internet), affidare il tutto a qualche mago del­la pubblicità, delle pubbliche re­lazioni. Pa­garlo bene perché faccia benissimo, perché scovi nella sua esperienza e nel suo talento la Gran­de Invenzione. Essere pronti ad avere e patire la sensazione di denaro buttato via, ma provare, per Dio, provare.

Al Mondiale di calcio ab­biamo mandato tranquillamente, sfrontatamente una Nazionale voluta dagli sponsor, fortissimi imprescindibili fornitori di denaro e perciò protettori po­tentissimi dei cocchi belli scelti per le loro campagne. Al Giro d’Italia è stata sfruttata soltanto in minima parte di una potenzialità come quella del personaggio Basso, della vicenda Basso con frequentazione dell’inferno, dopo la prima ascesa al cielo, e poi la risalita al nuovo pa­radiso. Nel ciclismo c’è uno che vince, ammette una colpa, paga, reagisce, rivince nel senso che vin­ce di nuovo e si prende una rivincita, e non viene abbastanza valorizzato dal punto di vista didascalico e didattico, nel calcio si accetta che un corruttore conclamato spal­mi la vergogna sua e quella di altri pallidi suoi imitatori su tutto un mondo, confidando che la spalmatura sia anche un annullamento, con il velo che diventa così sottile che nessuno lo avverte più, sen­te più il gusto cattivo.
Fare qualcosa non prima che sia troppo tardi, perché ormai il ciclismo ha provato di essere eterno, ma semplicemente e uma­nis­simamente per non sentirsi dilapidatori cretini, e omaggiare il cosiddetto popolo, o meglio la parte sana di esso.
ggggggg

Però io un gemellaggio col calcio lo tenterei. Non ad altissimi opulenti livelli, no. Un gemellaggio fra tifosi del ciclismo e tifosi del Toro: magari nel nome di Coppi che tifava granata, e con la sicurezza dunque di non commettere sacrilegio alcuno.
Non hanno molto dei ciclofili questi tifosi che da sessantun anni or­mai piangono una squadra scomparsa, e muoiono i nonni, i padri che videro quei campioni, ma a piangere danno il cambio, fieri, quasi felici di saperlo e poterlo fa­re, i figli, i nipoti, che hanno capito, pardon avvertito, spartito tut­to? Non hanno molto dei ciclofili questi tifosi che dopo quarantatreanni piangono ancora un loro calciatore bizzarro, morto giovane in un incidente d’auto, colpito da una vettura alla cui guida stava uno che sa­rebbe diventato presidente del To­ro, per un divertissement atroce del destino? Quella finita nello schianto di Superga era una grandissima squadra che in patria stravinceva su tutti senza umiliare nessuno, segnando gol che si facevano applaudire dagli avversari, Gigi Me­roni non era ancora un grandissimo calciatore, le ribalte internazionali non avevano ancora neanche accertato la sua esistenza, però era uno che rinunciava alla Na­zio­na­le pur di conservare i capelli lun­ghi. Sono cose sentimentali del ciclismo, queste, mica del calcio dove la squadra avversaria anzi su­bito nemica è una compagine schi­fosa da distruggere, il calciatore con quella certa maglia è un verme da schiacciare.
Non è un caso che la produzione diciamo letteraria sul Torino, con poesia e romanzi, storie biografie, canzoni e commedie, pitture e sculture, iniziative intimistiche e spettacoli di massa, stia a quella delle altre società italiane del pallone come la produzione diciamo letteraria del ciclismo sta a quella del calcio.

Basso viene scoperto in peccato e in reato di doping, am­mette, paga nel senso che sconta la pena e ritorna e vin­ce. Il Torino deve restituire lo scudetto del 1926 per un tentativo di corruzione, non andato a fine, operato individualmente da un dirigente marginale su un calciatore della Juventus, accetta senza protestare e soprattutto senza mettere in piedi una difesa cavillosa, pur avendo tutti i cosiddetti pretesti legali, e vince il campionato successivo. Sono pazzo a suggerire certi accostamenti?
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
La Serbia gli ha regalato le ultime soddisfazioni di una esaltante stagione e adesso Lorenzo Cataldo è in attesa di una chiamata da parte di qualche club professionistico. "Ci spero fin da quando ero ragazzino, è il sogno di ogni...


«La passione non muore mai, si evolve». È questa la frase con cui Stefano Giuliani qualche settimana fa ha voluto chiudere un lungo messaggio postato sui suoi social ed è con queste stesse parole che vogliamo iniziare a raccontarvi la...


Lo abbiamo ricordato sempre, forse noi per primi, quantunque non siamo questi dell’affetto i primati da sventolare, an­che su queste pa­gine, Car­mine Saponetti, il ciclista di Vigne di Sessa Au­runca, e la sua storia. Già, per restituire alla luce quella...


La maglia iridata di Fem Van Empel torna a splendere nella notte di Woerden (Olanda) dove si è svolto il classico Kiremko Nacth di Ciclocross. La campionessa del mondo trionfa dopo un'ardua battaglia con la connazionale olandese Van Alphen che...


Roberto Capello debutterà tra gli under23 con la EF Education Development. Il talento piemontese, campione italiano a cronometro degli juniores, medaglia d'argento all'europeo su strada in Francia e sesto al mondiale a cronometro in Ruanda, seguirà la sua fase di...


Soraya Paladin continua la sua carriera alla Canyon//Sram Zondacrypto, la squadra in cui è approdata nel 2022 e con cui rimarrà almeno fino alla fine del 2027. «Ho deciso di restare perché credo davvero nella squadra, e la squadra crede...


Una doppietta da Oscar: Chantal Pegolo conquiosta per il secondo anno consecutivo l'Oscar tuttoBICI Gran Premio Mapei riservato alle Donne Juniores. La friulana della Conscio Pedale Del Sile è stata protagonista di un bellissimo finale di stagione che le ha portato in...


Novità in casa Polisportiva Monsummanese: la società ha ufficializzato l’ingaggio di Andrea Bardelli come nuovo direttore sportivo. Bardelli, figura ben nota nell’ambiente ciclistico toscano, affiancherà Alessio Gradassi nella guida tecnica della formazione per la prossima stagione. Nella sua lunga carriera...


Per il settore fuoristrada, ed in modo particolare per la disciplina olimpica del mountain-bike, il veneziano Marco Bui è stato e continua ad essere un punto di riferimento. Nonostante i suoi 48 anni (è nato a Mestre il 17 ottobre 1977)...


Una delle novità emerse nella lista delle formazioni che hanno richiesto una licenza per la stagione 2026 è la statunitense Modern Adventure Pro Cycling che il prossimo anno farà il suo esordio nelùla categoria ProTeam.  A guidarla ci sono George...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024