Come mai i ciclisti piemontesi, i ciclisti toscani, i ciclisti lombardi, i ciclisti veneti, i ciclisti emilianromagnoli si ritrovano abbastanza frequentemente, indicono feste, banchetti, fanno persino viaggi di gruppo per incontrarsi, per andare all’estero, mentre quando a Torino gli ex calciatori granata riescono a riunirsi in un gruppo che finalmente fa qualcosa di concreto (a pro della rinascita dello stadio chiamato Filadelfia, quello dei caduti di Superga), sia pure fra litigi e polemiche anche interne, trovano facile e giusto dire che non hanno omologhi in altre squadre di altre città? La risposta sembra lì per lì facile: i calciatori sono itineranti, cambiano spesso squadra e dunque città, pochi restano dove sono nati calcisticamente e/o anagraficamente, molti di loro sono stranieri e tornano in patria a carriera finita, eccetera eccetera, sempre all’insegna di una vita randagia.
Ma non è mica vero. In realtà ci sono centri come Roma, Milano, Torino, Genova, che contano su un fortissimo (anche numericamente, non solo per fama acquisita) gruppo residente di ex calciatori delle squadre cittadine, ex calciatori che risiedono stabilmente lì dove sono nati o comunque hanno giocato per tanti anni, e che però si guardano bene dal fare gruppo, men che mai di riunirsi in associazione con magari tanto di statuto e di sede sociale.
Torino anzi Toro a parte (perché gli ex juventini non solo non fanno gruppo, ma spesso e volentieri son rivali fra di loro), personalmente abbiamo notato l’esistenza di una voglia di gruppo, con concretizzazione in azioni concrete, soltanto in un’altra grande città calcistica, Firenze, dove tanti ex viola sono spesso insieme, per iniziative benefiche, per commemorazioni, per celebrazioni assortite: ma neanche loro fanno gruppo organico, fanno gruppo continuo.
La verità secondo noi è tutta psicologica. Gli ex ciclisti si sentono testimoni di qualcosa di assai importante, che li ha fatti soffrire, li ha fatti morire in sella, li ha esposti a rischi grossi, li ha torturati con incidenti e paure, non li ha assolutamente arricchiti. Insomma gli ex ciclisti si sentono reduci da una lunga iniziazione, da una speciale unzione, da un duro lunghissimo noviziato: e anche quando da missionari spericolati o da rampanti personaggi della curia dei campioni diventano ex, non perdono la fede, lo spirito, il senso dell’apostolato che li ispirò. I calciatori famosi quando smettono ringraziano la Dea Palla che li ha fatti ricchi, e Di Stefano, l’argentino del grande Real Madrid, quando lasciò il terreno di gioco fece addirittura erigere nel giardino di una sua faraonica villa un monumento alla sfera rotonda, riprodotta in oro, con la scritta: “Muchas gracias, vieja”, tante grazie, vecchia. Gli ex ciclisti non fanno monumenti alla bicicletta, magari con il loro sport si sentono in credito, non in debito, però sanno anche di avere vissuto una esperienza umana che nessun’altra disciplina consente, e cercano non solo di protrarla riunendosi e tenendo vivi i ricordi, ma anche di andare in giro per dire a tutti che sono contenti, pieni di ferite ma contenti, con le ossa rotte ma contenti, senza tanti soldi ma contenti.
La loro è una testimonianza insieme tenera e forte, il loro è un impegno costante, non disinteressato però perché il loro interesse c’è ma è sentimentale, è quello di parlare e far parlare di ciclismo un po’ dappertutto.
Persino Jacques Anquetil, che era un campione fatto ricco da una classe immensa accompagnata da una grossa fortuna per via di una sua strapotenza fisica, che era un pedalatore angelicato e snob, quando smise convocò in una villa che era poi un castello corridori amici e nemici, giornalisti persino, e disse che tutto era a loro disposizione, e diede vita ad una specie di Versailles dello sport delle due ruote, con feste continue.
Non conosciamo un ex ciclista che si sia tolto dal ciclismo quando ha smesso di pedalare. Persino Fiorenzo Magni, che vendeva auto quando ancora correva in bici e che ha messo insieme un impero di concessionario, non manca un evento da ex che è uno, e va verso i novant’anni. E Bartali sino a quasi ottant’anni ha guidato la sua auto al Giro d’Italia. Mentre nel nostro calcio, quando in tribuna affiora un ex importante, ovviamente non legato al mondo del pallone da impegni di lavoro, tutti si chiedono come mai, al massimo lo si pensava a casa a guardare ogni tanto la televisione.
Chissà se certe differenze si ravvisano anche fra i vecchi giornalisti di ciclismo e i vecchi giornalisti di calcio. Chi scrive queste righe è l’ultimo a poterlo dire, anzi è l’ultimo a potersene accorgere.
❈❈❈❈❈❈❈❈❈
Pato, giovane brasiliano arriva al Milan e dice che non sa chi è Rivera, e non lo sgridano neppure. Potete immaginare un ciclista, anche giovanissimo, e di qualsiasi nazionalità, che dice che non sa chi era Coppi?
La Lidl-Trek aveva cerchiato la prima tappa del Giro d’Italia e Mads Pedersen non ha deluso nel finale, vincendo tappa e indossando la maglia di leader della corsa. Il campione danese in questa stagione aveva fatto vedere la sua ottima...
Il volto nuovo sul podio del Giro d'Italia a Tirana è quello di Francesco Busatto, quarto al traguardo e maglia bianca di miglior giovane. Il ventuduenne vicentino della Intermarché Wanty è il ritratto della felicità e spiega: «Sapevo di essermi...
Il Giro di Mikel Landa è finito a 5 km dalla conclusione della prima tappa: lo spagnolo, infatti, è rimasto coinvolto in una caduta avvenuta in discesa, una curva verso sinistra, una scivolata sulla destra, tre corridori che finiscono fuori...
Che noia il Giro con Pogacar, che noia il Tour con Pogacar, che noia le classiche con Pogacar: meno male, stavolta Pogacar si è levato dalle scatole e possiamo finalmente divertirci. Torna il Giro da sogno, equilibrato e combattuto, aperto...
Stupore per i programmi di contorno Rai trasmessi da Lecce mentre il Giro è in Albania: l’azienda smentisce che, dopo gli anni del covid, sia ancora in vigore il distanziamento. «E’ un Giro da seguire dalla prima all’ultima tappa» (Stefano...
Mads Pedersen conquista la prima tappa del Giro d'Italia, la Durazzo-Tirana di 160 km, e la prima maglia rosa. Una frazione che ha mantenuto le attese della vigilia, con la Lidl Trek che ha fatto un grandissimo lavoro sulle salite...
Nasce una stellina nel movimento ciclistico francese: il diciannovenne Aubin Sparfel ha conquistato il suo primo successo tra i professionisti imponendosi nel Tour du Finistere. Il portacolori della Decathlon AG2r La Mondiale Development, che fino allo scorso anno correva tra...
Eline Jansen, olandese classe 2002 in forza alla VolkerWessels, ha festeggiato la sua seconda affermazione in carriera tagliando per prima il traguardo dell'unidicesima edizione della Classique Morbihan. Alle spalle della ragazza originaria di Deventer si è classificata l'esperta Amber Kraak, fresca di rinnovo con...
Successo azzurro nella seconda semitappa della seconda tappa della Corsa della Pace juniores svoltasi sulla breve e assurda distanza di soli 58 chilometri. A sfrecciare al traguardo di Terezin è stato il trentino Alessio Magagnotti (Autozai Contri) che nel convulso...
L’Associazione dei Direttori Sportivi Professionisti (Adispro) esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Enrico Paolini, ex corridore professionista e stimato direttore sportivo, figura centrale del ciclismo italiano degli anni Settanta e Ottanta. Nato a Pesaro nel 1945, Paolini si è...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA