
di Nicolò Vallone
Cosa fa un’ Elisa Longo Borghini che si vede compromettere il finale del 2023 da un’infiammazione cutanea? Facile, si fa per dire: nella prima parte del 2024 vince Oro in Euro, Fiandre e Freccia del Brabante, sale sul podio di Omloop, Strade Bianche, Freccia Vallone e Liegi, fa top-10 in UAE Tour, Dwars Door Vlaanderen e Amstel e lavora attivamente per l’omonima Balsamo alla Gand Wevelgem. Dopo aver raccolto da lei tutte le considerazioni, i commenti e le emozioni di questi tre mesi, la nostra redazione ha deciso di interpellare un uomo che è più di un direttore sportivo: è un allenatore nel senso più ampio e alto del termine, che dopo aver preparato a dovere l’ultimo re del ciclismo italiano Vincenzo Nibali, due anni fa è rimasto in casa Trek (prima Segafredo, poi Lidl) per prestare i suoi servigi alla regina Elisa e alla sempre più forte squadra femminile di Luca Guercilena.
Parliamo del cinquantaduenne Paolo Slongo, al quale Elisa non ha fatto mancare la sua dedica definendolo “colui che mi ha dato sicurezza quando ero la prima a dubitare” e al quale noi non abbiamo fatto mancare una telefonata durante il ponte del 25 aprile.
Partiamo da quella frase di Elisa.
«Partiamo dall’annata 2023 sfortunata che ha vissuto: il Covid prima della Strade Bianche, la brutta caduta al Giro mentre sta tenendo testa alla Van Vleuten, recupero-lampo per il Tour ma poi il brusco stop. A settembre prova a correre il Romandia, ma soffre il non riuscire a star dietro ad avversarie che hanno avuto meno intoppi e quindi la continuità per essere in forma e andar forte. Allora le dico “Fidati di me, fai un bel reset psico-fisico e dopo il tuo matrimonio con Jacopo Mosca e il viaggio di nozze riprendiamo a lavorare” ma con un’ atleta del suo livello, abituata a lavorare e ricevere feedback quotidianamente, limitarsi per quasi due mesi a passeggiate e scampagnate non è così semplice».
Iniziano lì i primi dubbi?
«Esattamente. E sono dubbi che si rinforzano quando riprende a pedalare e far palestra. A metà novembre comincio a farle i primi test e lei comprensibilmente non sopporta di andar piano: discutiamo spesso, teme di non riuscire a tornare come prima, ma io le ribadisco “guarda che tornerai più forte di prima!” e lei è bravissima ad ascoltarmi e fidarsi per davvero. A rinforzarsi tra fine 2023 e inizio 2024 non sono stati più i dubbi, bensì il nostro rapporto e soprattutto lei come ciclista».
Partiamo dal primo aspetto: il vostro rapporto.
«Già era ottimo e duraturo, conosco bene il fratello maggiore Paolo e ho seguito Elisa nel passaggio da Under a Elite perché davo una mano a Lucio Rigato in Top Girls Fassa Bortolo. Collaborare con una professionista e campionessa come lei è uno stimolo enorme, ha delle qualità atletiche e caratteriali tali che mi diverto molto a lavorarci insieme. La differenza rispetto a prima però è che, se ad esempio le dicevo “oggi fai riposo o al massimo un’ora” lei magari faceva un’ora e mezza, ora invece rispetta alla lettera le mie indicazioni».
A proposito, la sua preparazione è tornata uguale rispetto a quella degli anni scorsi?
«In realtà è cambiata in modo significativo, anche perché cerco di mixare i miei soliti metodi con la nuova realtà scientifica. Giusto per fare un esempio, meno volume e più qualità: se prima facevamo pure tre giorni ad alta intensità consecutivi, adesso mai più di due».
Con un’atleta del calibro di Elisa quanto è “allenamento” e quanto è “gestione”?
«La sfida è riuscire a curare con la stessa efficacia e puntualità sia gli aspetti legati alla preparazione in sé e per sé, sempre più esigenti e specifici e legati ad attività fisica e alimentazione, sia tutte le sfaccettature riguardanti la persona, come accennavamo poco fa».
Passiamo così al secondo aspetto rafforzato: la Elisa ciclista.
«Dato che lei cresce di anno in anno, adesso ne ha 32 ma la maturità sportiva femminile tende a essere più longeva di quella maschile, la reattività al cambio di ritmo era un piccolo punto debole ed è migliorata pure lì, posso dire che è la Longo Borghini più forte di sempre!».
E come prosegue il cammino di questa Elisa nel fiore della “seconda gioventù”?
«Dopo la Vuelta ci sarà un primo stacco durante il quale andrà col ct Sangalli e le compagne azzurre a provare il percorso di Parigi 2024. Un altro momento importante, tra maggio e giugno, sarà l’altura sul passo San Pellegrino dove sono sempre andato. Ci sarà da arrivare gradualmente al picco di forma per la successione Giro di Svizzera - campionati italiani - Giro d’Italia - Olimpiade (dove speriamo di impreziosire il metallo, dopo i due bronzi di Rio e Tokyo) e Tour de France.»
Allargando infine lo sguardo, cosa di dice di questa Lidl Trek che dirige in ammiraglia?
«Non è sempre scontato che tra le donne si verifichi una coesione come quella che viviamo all’interno del team, credo che l’immagine più significativa in tal senso sia l’esultanza di Shirin Van Anrooij al Fiandre come se avesse vinto lei. Unendo questo al fatto che, al fianco delle due Elise (ricordiamo che la Balsamo ha totalizzato già 4 vittorie in stagione, ndr) e di veterane come Brand, Van Dijk & co. stiano crescendo tante neoprofessioniste e altre giovani talentuose come Gaia Realini, riusciamo in certe situazioni a essere rappresentati nelle top ten come e più di altri squadroni.»
Seguiamo a ruota Juanpe Lopez dal podio del ToTA con una dedica a Guercilena?
«Luca è il cuore pulsante della Lidl Trek e siamo felici, sia come formazione maschile che femminile, di avergli regalato gioie e soddisfazione in un periodo nel quale è potuto esser meno presente personalmente in gara. E dato che l’abbiamo menzionato, un aneddoto su Lopez: quando eravamo sul Teide gliel’avevo detto che avrebbe vinto il Tour of the Alps: il giorno dopo aver portato a casa il TotA mi ha scritto...»
Pur lavorando ancora con gli uomini, le manca essere loro direttore sportivo?
«Li guardo con passione in tv e a volte son lì che dico “Questa cosa forse l’avrei fatta diversamente” e via dicendo, tuttavia trovo bello e costruttivo dedicarmi a un movimento in fortissima crescita come quello delle cicliste.»