Dagnoni? Fatevene una ragione
di Pier Augusto Stagi
Da quella estate torrida a una primavera che potrebbe portare buoni frutti al ciclismo italiano. Da quei 106 mila euro che hanno tenuto banco nell’afoso agosto dello scorso anno a mille motivi per provare a ragionare senza preconcetti, con la serenità che è necessaria in certi momenti, soprattutto dopo tanta acredine e astio.
Sarà la storia a dirci se abbiamo avuto torto o ragione. Sarà la storia a giudicare l’operato del presidente Cordiano Dagnoni che, a metà del suo mandato, questo mese ci ha concesso un’intervista per fare il punto della situazione. Intanto, però, che piaccia o no, ci sono dei fatti. E questi ci dicono che dopo la tempesta tutt’altro che perfetta la Federciclismo è approdata in porto con un buon carico di “pescato”. Che piaccia o no, la Federciclismo ha portato a casa un accordo con il più grande organizzatore nostrano, la Rcs Sport, che non ha certo bisogno di presentazioni. Non ha bisogno di “slide” per spiegare quello che ha fatto e quello che fa da anni.
Organizzerà da quest’anno il Giro degli Under 23, abilmente rimesso in vita da Davide Cassani e confezionato a regola d’arte dagli amici di Extra Giro, che in questi cinque anni hanno fatto un lavoro encomiabile. Adesso tocca allo staff “roseo” diretto da Paolo Bellino, amministratore delegato e direttore generale di Rcs Sport che, al termine di una procedura ad evidenza pubblica, ha ottenuto anche il via libera per organizzare dalla prossima stagione il Giro Donne, pezzo pregiato della collezione della Federciclismo.
Insomma, dopo le turbolenze ferragostane, dopo la richiesta di dimissioni da parte della “rosea”, Dagnoni non solo è riemerso dalle acque turbolente, ma è salito a bordo. A bordo del transatlantico di Rcs Sport, con la benedizione del comandante, il presidente Urbano Cairo, che ha compreso la bontà del progetto. È evidente che Dagnoni abbia toccato le corde giuste del numero uno di Rcs MediaGroup, facendogli notare che i cugini d’Oltralpe da anni organizzano il Tour de l’Avenir e adesso anche il Tour femminile, ed era necessario che il massimo organizzatore italiano si rendesse parte attiva anche lui per la promozione del ciclismo di base.
Messaggio accolto! Da Cairo. Obiettivo centrato! Da Dagnoni.
Si può pensarla come si vuole, ma risulta difficile fare le pulci a chi ha ottenuto attenzioni e risorse (leggasi denari) dal massimo organizzatore italiano, che non solo si adopererà per organizzare al meglio le due corse, ma metterà a disposizione spazi (leggasi pagine) su Corriere, Gazzetta e in tivù su La 7: non è come dirlo. Certo, Infront - con la quale sembrava esserci una avviatissima interlocuzione pronta ad essere chiusa e che comprendeva non solo la corsa degli under e delle donne, ma anche la produzione e la distribuzione del resto delle corse non targate Gazzetta – si è limitata invece ad inviare alla Federazione una lettera di diffida. Non ha ritenuto opportuno partecipare alla procedura ad evidenza pubblica e non ha nemmeno pensato fosse doveroso impugnare la diffida.
L’altro passo fondamentale l’ha compiuto di fatto uno dei due commissari della Lega nominato da Dagnoni lo scorso mese di novembre, l’avvocato Cesare Di Cintio, che pochi giorni fa ha chiuso un accordo con NVP Media Company, che non solo produrrà tutte le corse del calendario italiano (meno le gare di Adriano Amici, Tour of the Alps, Tre Valli e le corse di Pozzato, ndr) ma di fatto si accollerà anche tutti i costi di produzione (come possono farlo? Lo fanno, così dicono…). Insomma, sulla carta, un piccolo grande capolavoro, perché di questo si tratta.
È vero, va verificato tutto sul campo, senza lasciarsi andare a facili entusiasmi, ma al momento questi sono i fatti. La Lega che era data per moribonda e in fin di vita torna a muovere i suoi primi passi di una rinascita che pare possibile, cercando di ritrovare il proprio ruolo nel mondo di un professionismo asfittico. Dagnoni scaltro, abile e fortunato? Probabilmente è così e non solo, ma di fatto quello che sta portando o ha portato a casa sembra non essere assolutamente né poco né tantomeno scontato. Ha fatto rientrare di fatto il ciclismo nel salotto buono dell’imprenditoria italiana, oltre che in quello dell’editoria più attrezzata di tutte, alzando e anche di molto l’asticella. Ricorrendo agli avvocati Tognon e Di Cintio, provenienti dal mondo del pallone, ha accettato di ingaggiare una nuova sfida: ridare un senso alla Lega del ciclismo Professionistico che era pronta ad essere tumulata.
Pensatela come volete, ma è difficile processare chi porta a casa risultati come questi. Direte: ma come è possibile che Gazzetta chieda per due volte due le dimissioni a Cordiano Dagnoni e poi ci vada a fare affari? È possibile nel momento in cui un giornale pone cinque domande e a questi quesiti Dagnoni alla fine da delle risposte. Vi hanno convinto poco? Per Gazzetta erano più che esaustive, a tal punto da chiudere definitivamente la questione. Non doveva abdicare così? Può darsi, ma non c’è una sola Procura della Repubblica che abbia fatto sentire la propria voce e, di contro, c’è stato un Audit interno del Coni che ha conclamato e ratificato la regolarità di tutto. È tutto un magna magna? Cari amici, portate prove e pezze giustificative, poi se ne riparla, così si fa tra persone per bene.
Io penso che sia giusto chiedere spiegazioni quando le cose non vanno, quando c’è qualcosa che non torna, ma di fronte a certe intese, c’è solo da rallegrarsene e dire bravo. Prenderne atto e alzare la testa, senza abbassare l’attenzione. Non ci resta altro da fare.