Coppi&Bartali: Vingegaard è turbo Jonas

di Giorgia Monguzzi

La Settimana Internazionale Coppi e Bartali è uno dei gioiellini del panorama ciclistico italiano, Adriano Amici la organizza con il suo Gs Emi­lia mettendoci tanta passione e curandone ogni minimo particolare. Giunta ormai alla sua ventitreesima edizione, dopo l’inusuale spostamento ad inizio settembre nell’annata 2020, la Coppi e Bartali ha finalmente ripreso la sua collocazione originaria a fine marzo. In scena dal 23 al 27 marzo si conferma una delle corse a tappe più interessanti della nostra penisola, le squadre World Tour si affiancano alle numerose Professional e Continental dando ai giovani la possibilità di correre con i grandi campioni e farsi le ossa nel ciclismo che conta.
Ormai la formula è più che consolidata, quattro tappe di cui la prima divisa in due semitappe, tutte in terra emiliana tra Riccione e Forlì, alle quali in questo 2021 se ne è aggiunta una quinta, con un percorso inedito con partenza e arrivo nella Re­pub­blica di San Ma­rino che si è imposta come frazione regina dell’intera competizione.
Escludendo le prime due semitappe che prevedevano un arrivo adatto ai velocisti e una cronometro a squadre, tutte le frazioni si sono presentate come delle piccole classiche, in grado di disintegrare il gruppo e aperte ad ogni possibile scenario, rendendo difficile fare un pronostico.
Dopo la prima giornata di gara intorno all’abitato di Gatteo la carovana si è spostata sul mare dove si sono disputare le ormai classiche Riccione-Sogliano al Rubicone e Riccione-Riccione, quindi l’inedita San Marino-San Marino e la frazione finale con partenza e arrivo a Forlì.
La competizione è iniziata per l’Italia nel migliore dei modi con Jakub Ma­rec­zko (Vini Zabù) che ha vinto in vo­lata davanti all’ospite illustre Mark Ca­vendish, rimediando così all’enorme delusione provata dopo la caduta alla Per sempre Alfredo due giorni prima. Nel pomeriggio invece la Israel Start Up Nation si è imposta nella corsa contro il tempo. Con uomini del calibro di Alessandro De Marchi, Alex Dowsett e Ben Hermans sulla carta era la squadra da battere, un team attrezzato che ha preso le redini del gruppo per tutti i giorni di gara provando a fare la corsa, senza però mai andare oltre la vittoria nella prova a squadre. L’altro team più atteso al via della corsa a tappe era la Ineos Grenadiers che, dopo il successo dello scorso anno con Jonathan Narvaez, puntava a fare doppietta, ma tra forature, cadute e sfortuna il team britannico ha però potuto sorridere solo centrando la vittoria nella terza tappa da Riccione a Riccione grazie allo spunto di Ethan Hayter.
Se c’è qualcosa che questa edizione della Coppi e Bartali ci ha insegnato è che tra i Paesi europei ciclisticamente in crescita sicuramente la Danimarca è la più sorprendente. Si potrebbe dire che ci sia stato un autentico dominio nordico con ben tre tappe conquistate su cinque, senza considerare la classifica finale.
Protagonista indiscusso è stato senza ombra di dubbio Jonas Vingegaard, classe ’96, astro nascente della Jumbo Visma, che ha raggiunto già quattro vittorie nella stagione 2021. Il danese è un corridore versatile, viene da Hiller­s­lev, una cittadina vicina al mare che sembra uscita da una fiaba, è un uomo squadra ed è abituato a correre in sordina sfruttando al meglio ogni occasione. Nella quinta tappa dell’UAE Tour a fine febbraio, il suo scatto nel finale della quinta tappa sulla salita verso Je­bel Jais aveva sorpreso un po’ tutti e in quella occasione Vingegaard era stato in grado di conquistare una vittoria incredibile lasciandosi alle spalle gente come Pogacar, Yates e compagnia. Una grande ribalta per il danese che in realtà aveva già costellato la sua ancora breve carriera di successi importanti come l’ottava tappa del Giro di Po­lo­nia nel 2019 e interessanti piazzamenti nella categoria under 23.
Durante la Settimana Coppi e Bartali Jonas Vingegaard si è comportato da vero dominatore andando forte su ogni tipo di terreno, supportato da una squadra di corridori giovanissimi che hanno gestito abilmente tutte le prime fasi di gara.
Il danese è uscito allo scoperto sulla salita di Sogliano al Rubicone mettendo in chiaro fin da subito le gerarchie della corsa e centrando una vittoria per lui inaspettata, che ha però segnato l’inizio di una crescita costante. Era strano per Vingegaard trovarsi ancora una volta primo, in più con la maglia di leader addosso, ma pedalata dopo pedalata ha acquisito la consapevolezza che la vittoria non era un caso, ma frutto di un grande talento. Forte in salita, in questi giorni di gara ha dimostrato di po­tersela giocare anche allo sprint e proprio in volata si è preso anche la quarta tappa, la più attesa della corsa, nel cuo­re di San Marino. Non si è mai seduto sugli allori, ogni frazione è stata l’occasione per testarsi e per provare, non ha mai aspettato che gli avversari lo attaccassero, non ha corso il rischio di do­versi poi difendere, è sempre stato il primo a muoversi per avvantaggiarsi ancora e ancora come nella tappa conclusiva, nella quale è stato protagonista di una fantastica azione con il connazionale Mikkel Honoré.
Jonas Vingegaard è ancora giovane, non sa ancora bene dove vuole arrivare, ma durante i cinque giorni della Coppi e Bartali ha capito che forse è più forte di quello che credeva.
«La vittoria di tappa all’UAE Tour è stata strana, nessuno se lo aspettava e in molti hanno creduto  fosse solo fortuna, in realtà all’inizio l’ho pensato anch’io... Poi sono arrivato in Italia, a Sogliano stavo bene e ho tentato, è ar­rivata un’altra vittoria inaspettata quanto la prima, ero emozionatissimo, ho preso anche la maglia di leader ed ero sinceramente incredulo. Poi il giorno dopo a Riccione ho capito che non era un caso, stavo bene e potevo fare meglio: pedalata dopo pedalata, giorno dopo giorno, ho iniziato a credere sempre di più nelle mie possibilità. Sono giovane e ho tanto da imparare, ma penso di essere sulla buona strada».
Ora la Jumbo Visma si ritrova con un altro gioiellino nella sua formazione, un ragazzo che ha tutte le carte in regola per diventare un forte uomo da corse a tappe. Il danese, per sua ammissione, non sa ancora cosa vuole diventare da grande, lo affascinano le gare a tappe, ma è innamorato delle Ardenne e delle classiche del nord, quelle più vicine a casa che hanno un posto nel suo cuore. Vi ritornerà anche quest’anno disputando sia l’Amstel Gold Race che la Liegi-Bastogne-Liegi, dopo essersi misurato al Giro dei Paesi Baschi.
Un giorno gli piacerebbe essere al via del Tour De France e dare battaglia sulle salite del Giro, ma Vingegaard non ha fretta e preferisce aspettare ed imparare ancora. «C’è tempo per le grandi corse, ora preferisco tenere i piedi per terra e seguire le indicazioni della squadra. Con queste tre vittorie penso di aver lanciato un segnale im­portante, ma non credo che cambierà molto nel mio team. Nella Jumbo ci sono corridori fortissimi che si meritano più di me di avere un ruolo da capitano, Primoz Roglic su tutti, per me è un piacere lavorare per loro perché ho tanto da imparare. Spero che in futuro per me ci sia la partecipazione al Giro e al Tour, ma per il momento preferisco concentrarmi sulla Vuelta, l’anno scorso vi ho preso parte per la prima volta e sono contento di poterci ritornare quest’estate».
Il podio dell’edizione 2021 della Coppi e Bartali ha visto così salire Vin­gegaard, vincitore sul gradino più alto con 22 decondi di vantaggio sul connazionale Mikkel Honore della Deceu­ninck Quick Step che proprio nell’ultima tappa si è reso protagonista di un’azione spettacolare. Per lui, che è danese di nascita ma italiano ormai di adozione, è arrivata l’emozione più grande di tutte, la prima vittoria tra i professionisti ottenuta proprio nella sua seconda patria, il coronamento di un lavoro fenomenale da gregario dopo tanti piazzamenti. Mikkel è una pedina fondamentale per la squadra belga che si trova in casa l’ennesimo gioiellino da crescere ed esaltare.
A completare il podio è stato invece Nick Schultz, l’eterno piazzato di questa corsa a tappe. L’australiano del team BikeExchange è stato uno degli uomini più presenti durante tutte le frazioni, per ben tre volte confinato al terzo posto ma ha però dimostrato che può difendersi sia in salita che in arrivi allo sprint.
Questi cinque giorni di gara in terra romagnola non hanno mai smesso di stupire e hanno visto protagonisti dei giovani veramente interessanti, con la conferma che ormai il cambio generazionale è una realtà sempre più concreta. A Vingegaard e Honorè, rispettivamente classe ’96 e ’97, si va ad aggiungere Ethan Hayter, 22 anni, che si è portato a casa la classifica di miglior giovane e un bellissimo successo di tappa sul lungomare di Riccione. L’in­glesino del Team Ineos Grenadiers si era già fatto conoscere con la vittoria al Giro dell’Appennino nel 2020 e si candida per essere uno dei giovani emergenti da tenere d’occhio per le prossime stagioni.
Soltanto un successo, come detto, per gli italiani in gara che si sono però resi protagonisti di bellissimi attacchi da lontano, è il caso di Antonio Nibali (Trek Segafredo), Edoardo Zardini (Vi­ni Zabù) e Andrea Garosio (Bar­diani CSF Faizanè) giusto per citarne alcuni, segnale che i nostri portacolori ci sono e scalpitano per fare bene. Miglior italiano nella classifica finale è stato il bergamasco Kevin Colleoni del Team BikeExchange: al primo anno da professionista è uno dei più interessanti tra i nostri giovani talenti, si è mosso bene fin dalle prime gare di stagione  e ha tutte le carte in regola per regalarci delle belle soddisfazioni.

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