Centro Ricerche Mapei, tutti i segreti del bikefitting

di Giulia De Maio

Il periodo invernale è il migliore per concentrarsi sulla parte tecnica della nostra bicicletta. Se al termine della stagione è giusto “staccare” fisicamente e mentalmente dagli allenamenti, sia per il ciclista agonista che per l’amatore, con l’anno nuovo è consigliabile dedicarsi all’ottimizzazione della propria posizione in sella, soprattutto se si ha in programma di cambiare la propria specialissima o parti di essa.
Andrea Morelli, responsabile del La­bo­ra­torio di Analisi del Movimento e del settore ciclismo del Centro Ricerche Mapei Sport di Olgiate Olona (Va), ci guida al­la scoperta delle at­tuali metodologie di bike fitting concentrandosi su alcuni punti chiave come la sella, i pe­dali, le calzature e il tipo di manubrio utilizzati dall’atleta. Morelli, che da ol­tre 20 anni si occupa di biomeccanica della pedalata e ha messo in sella centinaia di professionisti, può svelarci come essere performanti e, allo stesso tempo, evitare di incappare in fastidiose patologie.
Grazie all’esperienza maturata con i professionisti del Team Mapei e alla quotidiana ricerca in ambito della biomeccanica della pedalata, nel qualificato centro lanciato da Aldo Sassi per vo­lontà del dottor Giorgio Squinzi e guidato oggi dal dottor Claudio Pecci è stato possibile mettere a punto un protocollo di analisi dinamico tra i più avanzati, affidabili e scientifici attualmente disponibili sul mercato. Per mez­zo di un software molto sofisticato e tramite telecamere a raggi infrarossi, è possibile determinare gli angoli che caratterizzano la posizione in sella del ciclista durante lo sforzo.
Questo sistema, grazie al raffronto di dati normativi e integrando informazioni medico-sportive di carattere epidemiologico riferite alle più comuni patologie osteo-articolari e muscolari, consente di ottimizzare la posizione in sella sia per la bicicletta da strada che per le corse contro il tempo ma an­che di prevenire patologie da sovraccarico che un’errata posizione può indurre.
Il bello è che l’amatore comune può usufrire degli stessi servizi come i più forti ciclisti professionisti che si sono affidati e si affidano ad una struttura come il centro Mapei Sport per ottimizzare la propria posizione o per risolvere problematiche di diversa natura.
Il momento migliore per effettuare delle modifiche alla nostra specialissima?
«Deve coincidere con il periodo di scarico oppure di transizione, quando cioè è possibile diminuire il carico di lavoro oppure, ancora meglio, in un periodo di fermo totale. Questo permette di eseguire le modifiche necessarie in sicurezza e di poter procedere in modo progressivo, senza dover forzare il rientro, come accade nel pieno della stagione agonistica. Bisogna fare attenzione perché è possibile che si scatenino problematiche a livello delle ginocchia, fastidi muscolari o altre patologie causate da una posizione scorretta o dai cambiamenti causati da nuovi componenti. In definitiva, il periodo invernale è la scelta più azzeccata e ogni adattamento può essere assimilato meglio. Se invece non abbiamo altra scelta e dobbiamo cambiare le cose mentre si corre, allora possiamo effettuare le modifiche in modo progressivo, magari pochi millimetri a settimana. Anche se questa è una soluzione che non prediligo in quanto ogni piccola modifica necessita sempre di un nuovo periodo di adattamento».
Partiamo da un accessorio fondamentale come la sella.
«È uno dei fattori “chiave” della posizione. Possiamo considerare il sistema ciclista-bicicletta costituito da tre punti di appoggio fondamentali: sella, manubrio e pedali. Il fatto di avere il bacino in appoggio non sostenuto dagli arti in­feriori come nel cammino o nella corsa comporta che ci si trovi a dover combattere con l’anatomia umana. Come po­trete ben immaginare, occorre differenziare l’appoggio dell’uomo da quello della donna. La dimensione del bacino, la forma e la distanza delle tuberosità ischiatiche oltre che la differenza nelle strutture anatomiche che poggiamo sul­la sella, impongono di utilizzare l’uno o l’altro tipo di sella in commercio. Og­gi­giorno vengono proposti diversi metodi, più o meno corretti, per la scelta del­la sella “personalizzata”. Partendo dal sesso e con semplici misure antropometriche come peso, altezza, larghezza del bacino e mobilità articolare, è possibile trovare il modello che dovrebbe essere più funzionale per noi. Dico dovrebbe, perché spesso questi sistemi mostrano parecchie lacune. Ce ne sono per tutti i gusti: selle in carbonio, con imbottiture di ogni genere, con tunnel centrale completamente in scarico, selle senza scarico ma ad imbottitura differenziata… Ovviamente non va sottovalutato nemmeno il fondello del pantaloncino, che fa la sua parte. Sono anche disponibili sistemi per l’analisi delle pressioni sulla sella e spesso vengono utilizzati dai ciclisti professionisti per la scelta della sella ottimale. Il problema è che comunque ci si potrebbe trovare a confrontarsi con il modello messo a disposizione dallo sponsor tecnico e il corridore in un certo senso si deve adattare. La misura delle pressioni sulla sella è una valutazione disponibile an­che per l’amatore ma spesso gli strumenti a disposizione per questo tipo di valutazione non sono ancora così precisi e utili a fornire delle risposte certe. Probabil­mente in futuro si avrà la possibilità di realizzare selle su misura, non sarebbe male come idea, anzi, forse qualcuno già le produce. Tornando al posizionamento della sella è importante utilizzare sistemi che permettono la va­lutazione dinamica, precisa e ripetibile degli angoli di pedalata per determinarne altezza, arretramento ed inclinazione. Da anni abbiamo abbandonato i si­stemi basati sulle misure antropometriche perché presentavano troppi limiti e un errore troppo alto per soddisfare i requisiti minimi che consideriamo sufficienti a fornire informazioni precise per il posizionamento. Per questo motivo, soprattutto per i professionisti, quando si passa da un modello di sella ad un al­tro, il sistema più preciso è quello di ef­fettuare una valutazione cinematica in 3D».
Come funziona?
«Il nostro laboratorio vanta un sistema di video analisi tra i più avanzati al mon­do, costituito da otto telecamere ad infrarossi che non può essere paragonato nemmeno lontanamente ai sistemi utilizzati comunemente basati sull’analisi video. Questi ultimi infatti utilizzano una o più videocamere oppure registrazioni fatte con telefonini dell’ultima generazione che, anche se in HD o ad alta velocità, non permettono di effettuare misure con l’elevata precisione di un sistema professionale come quello utilizzato nel nostro laboratorio.
Lo SmartDx è prodotto da BTS Bioen­gi­­neering, azienda italiana leader nella progettazione e costruzione di questi si­stemi di analisi e certifica una precisione inferiore a 0,1 mm su di volume calibrato di 4x3x3 m e una velocità di 340 fo­togrammi al secondo implementabile fino a raggiungere anche i 1000 fotogrammi al secondo. Livelli di precisione e velocità inarrivabili per strumentazioni amatoriali. Questo, abbinato ad un protocollo che abbiamo sviluppato mettendo in relazione le principali patologie da sovraccarico con la posizione in sella ci permette di avere la sicurezza che i dati rilevati siano confrontabili sessione per sessione, giorno dopo giorno e anche a distanza di anni. Quando compariamo due selle è fondamentale capire come si modifica il punto di ap­poggio sulla sella, ossia dove vado a se­dermi: se ho un arretramento di 8 centimetri, per esempio, e una sella che mi-sura 30 centimetri e vado a montare una sella da 28 centimetri, non devo li­mi­tarmi a correggere di 2 centimetri l’arretramento. La forma dello scafo è fondamentale in questa regolazione, soprattutto la sua larghezza».
Passiamo a pedali e scarpe.
«È importante che i pedali permettano sia lo svincolo facile e sicuro del piede che il fissaggio corretto. Per la tacchetta bisogna determinare l’arretramento e soprattutto la rotazione esatta perché questa influisce sui carichi articolari e può generare tensioni a livello del gi­nocchio. Come per le altre componenti, non esiste una calzatura migliore per tutti, si deve valutare a livello individuale la forma del piede, verificando per esempio se uno ha la pianta larga o stretta, ed essere il più precisi possibile nel riportare il posizionamento della tacchetta da una scarpa all’altra».
Anche il manubrio, dicevamo, ricopre un ruolo fondamentale.
«Posizione del manubrio e tipo dello stesso sono determinanti. Dovremo scegliere quello che più correttamente si adatta alle caratteristiche personali. Al­tezza e lunghezza, intesa come distanza punta sella-manubrio, sono fondamentali. Una posizione errata può compromettere dal punto di vista funzionale l’attività dei muscoli delle spalle, della zona cervicale e lombare, mettere in crisi strutture muscolari oppure tendinee. La lunghezza dell’attacco oltre che la rotazione del manubrio, influiscono sull’impugnatura e la posizione delle le­ve freno, che a loro volta possono in­fluire sul polso quando si pedala fuori sella e per quanto riguarda la potenza della frenata sulla corretta posizione della mano nella curva, fondamentale soprattutto in discesa».
Sono quindi molteplici i fattori che in­fluiscono sul comfort e sulla prestazione di un ciclista, sia che si parli di posizione da strada oppure per la cronometro. Certo è che una posizione scorretta prima o poi porterà ad avere dei problemi quindi è fondamentale eseguire una valutazione precisa e ripetibile. Come si suol dire, prevenire è meglio che curare.

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