Rapporti&Relazioni
Il problema di chi è sempre fuori tempo
di Gian Paolo Ormezzano

Ricordo personale: anno 1977, il ritorno da San Cristobal, Venezuela, con Francesco Moser campione del mondo. Un aereoplanino preso miracolosamente, davvero al volo, nella piccola città al confine con la Colombia, mentre i colleghi meno fortunati con i telefoni erano ancora alle prese con i servizi, il volo a Caracas fra i molti tormenti locali di uragani (uno dei quali aveva fatto in tempo a docciare Francesco nella volata vincente su Thurau tedesco e a bagnare perdutamente noi giornalisti), subito nella capitale una coincidenza intercontinentale, molte ore per Fiumicino. Il neo campione del mondo era solo, gli altri ciclisti italiani avevano in programma un altro rientro, che fra parentesi risultò lunghissimo, penosissimo. Arrivammo a Roma che per via dei fusi orari era l’alba, bisognava aspettare un poco per le prime coincidenze nazionali, io su Torino e Francesco su Verona. Dietro una parete trasparente, al di là della dogana, Teofilo Sanson, allora patron di Moser, saltellava di gioia e schiacciava il naso contro il vetro. Intorno a noi due la solenne indifferenza romana, acuita dall’ora antelucana. Quando Sanson riuscì a raggiungere noi due provvide lui a gridare a guardie di finanza, addetti ai bagagli e impiegati di sportello che quel tipo dall’aria stanca era campione del mondo di ciclismo.

Ho nel mio ricordo tanti ritorni da tante manifestazioni con tanti campioni, quello fu il più allucinante, tutto il contrario di come si poteva pensare, si poteva aspettare. E rimane il meglio simbolico. Sì, perché forse si sarebbe già potuto leggere, in quella vicenda, la futura crisi del nostro sport amatissimo, uno sport che ormai, cambiati i tempi psicologici ma non i suoi tempi di lavoro, sembra sempre essere fuori orario, arrivare quando non è atteso, non arrivare quando è atteso. Uno sport che non ha ancora deciso se è stato peccatore per avere dilapidato un enorme patrimonio di popolarità o se è stato nobile eroe per avere comunque difeso una certa parte ancora consistente di quel patrimonio nonostante tutto quello che è accaduto ultimamente e intensamente nel mondo intero e nel mondo dello sport.

Ripensandoci, il ciclismo sembra davvero avere sciupato - e non per insipienza, no, bensì per eccesso di onestà o per pudore nei riguardi della propria contingente forza: insomma per ragioni nobili, di quelle che in questo porco tempo non contano più niente - spettacolose occasioni di popolarità, o meglio di popolarizzazione all’insegna dei tempi nuovi, delle necessità recenti. Ricordo che un giorno, in pieno festival canzonettaro di Sanremo, Gianni Minà che allora era ancora giornalista sportivo a tempo pieno ma cominciava a occuparsi di musica leggera (il terzo e definitivo ottimo Minà, quello latinoamericano, era neanche in embrione), mi lanciò l’idea di abbinare ciclisti e cantanti, ma con una riserva: i ciclisti avrebbero accettato di unire il loro nome a personaggi molto ma molto meno conosciuti di loro? Ricordo che mi fece un esempio: Massignan con Nada, il ciclista che porta sulla maglietta il nome della cantante (allora emergente, emergentissima) la quale ricambia portando lei pure in giro il nome del cantante, sulla sua t-shirt, Massignan con Nada poteva andare, nel senso che l’atleta avrebbe accettato l’artista? Fatte certe proporzioni, sarebbe come adesso preoccuparsi per il gradimento di Elli ad un abbinamento con Fiorella Mannoia.

Questa faccenda di un ciclismo sempre fuori tempo, fuori orario, come vittima del privilegio, esso è intensamente vissuto, di essere stato nel dopoguerra, grazie a Bartali e Coppi, lo sport della ricostruzione, questa faccenda meriterebbe uno studio, anche se ormai a puro scopo intellettuale, niente pratico. Per sospirare su cosa si è buttato via? Beh, sì, ma anche per coltivare almeno l’orgoglio di avere rinunciato, e magari anche consciamente, a occasioni troppo facili, crasse di successo. Per esempio il non uso di Gimondi vincitore del Tour 1965, con l’Italia che lo voleva e noi del ciclismo pudichi nel presentare, ma soprattutto nel mimetizzare come tipo qualunque un eroe che ci sembrava sin troppo facile, sin troppo comodo. Il ciclismo nostro ha avuto negli ultimi quarant’anni, spentosi Coppi con tutta la sua grandezza totale, assoluta, piena e pregnante, come una sorta di paura di dare disturbo. La stessa paura che gli ha fatto lasciare troppo facilmente le strade alla motorizzazione. Il Tour, cioè il ciclismo francese nella sua superottimale ambientazione mondiale, non ha mai avuto problemi a creare lunghe colonne di automobilisti in attesa: e su una rete stradale, si badi, non superiore alla nostra, e più tardi della nostra impreziosita, si fa per dire, dalle autostrade.

Sarebbe argomento per un bel seminario. Dove sospirare però di nostalgia, e magari annoiarci, e sbadigliare come quei tipi di Fiumicino quasi disturbati dall’arrivo di Francesco Moser.

Gian Paolo Ormezzano, torinese, editorialista de “La Stampa”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Tutte le tessere sono state messe al loro posto e la UAE Emirates XRG ha annunciato oggi i programmi dei suoi leader per la prossima stagione. Le novità più eclatanti sono l’esordio di Isaac Del Toro al Tour de France al fianco...


Il team LABORAL Kutxa-Euskadi gareggerà con biciclette XDS nella stagione 2026: l'ufficializzazione dell'accordo è avvenuta durante un evento  tenutosi nella sede del marchio asiatico a Shenzhen (Cina) questo sabato. Il manager della LABORAL Kutxa-Euskadi, Aitor Galdós, la ciclista Usoa Ostolaza...


In questo 2025 che si sta chiudendo sono stati tanti gli spostamenti dei corridori da una squadra all’altra e tra questi i più importanti sono certamente quelli quello di Remco Evenepoel dalla Soudal Quick-Step alla Red Bull-BORA-hansgrohe e di Juan...


Mentre i suoi compagni di squadra pedalano al caldo in terra spagnola, Nairo Quintana è alle prese con il freddo e la neve di Chicago. La sua assenza alla presentazione della Movistar Team per la prossima stagione non è certo...


Il ciclocross alle Olimpiadi invernali del 2030? La scelta delle cosiddette discipline opzionali avverrà nel giugno del 2026 e non subito dopo Milano Cortina. È quanto riporta Le Dauphiné libéré,  dando conto di quanto annunciato il 10 dicembre dalla nuova presidente...


Vittoria della classifica a squadre nella Coppa Italia delle Regioni e secondo posto nel ranking mondiale delle formazioni Continental femminili: basterebbero questi due dati per comprendere che per la BePink - Imatra – Bongioanni il 2025 è stato un buon...


Ormai sotto l’Albero, una domenica di metà dicembre (il 14) propone sul teleschermo un’ora e mezza di tuffo nel recente passato: il documentario Cycling Africa, trasmesso su HBO Max ed Eurosport è viaggio a ritroso alla settimana iridata di Kigali 2025, una realizzazione filmica...


A meno di un mese dalla quinta edizione, BEKING continua a pedalare oltre l’evento, portando avanti la propria missione sociale. Il progetto – premiato quest’anno insieme al suo fondatore Matteo Trentin con il Gino Mäder Prize per l’impegno a favore...


Mancano poche ore alla grande festa sportiva di Borgo Barattin di Faè di Oderzo. Come ogni anno questa piccola località della Marca Trevigiana per un giorno si trasformerà nella capitale italiana del ciclocross. Domani il 23° Ciclocross del Ponte richiamerà...


La macchina organizzatrice della 102a edizione della Coppa San Geo - Caduti Soprazocco - Memorial Attilio Necchini - Giancarlo Otelli - M.O. Tatiana Gozza gira già a pieno regime. Per metterla in cantiere e portarla felicemente in porto, il presidente...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024