SAN JUAN. SEVILLA, COLOMBIANO PER AMORE

PROFESSIONISTI | 27/01/2017 | 07:18
Oscar Sevilla continua a correre e a vincere. Sì, proprio quel corridore che nel 2001 ha vinto la maglia bianca di miglior giovane al Tour de France e oggi a 40 è ancora in sella. Con la stessa faccia da ragazzino, ma ancora più felice di una volta, in maglia Medellin Inder. Dopo la brutta vicenda dell'Operacion Puerto in cui era rimasto invischiato, ha trovato una seconda vita in Colombia. L'ex Kelme e TMobile vincitore di tre Vuelta a Colombia e di tantissime altre corse in Sud America ci racconta la sua carriera 2.0 al via della quinta tappa della Vuelta a San Juan, adatta alle sue caratteristiche di scalatore.

Come mai hai lasciato la Spagna?
«Per amore. Nel 2008 alla Vuelta Colombia, ho conosciuto Ivonne, mia moglie e madre nelle nostre due bimbe, Luna e Mia, di 14 e 6 anni rispettivamente, che faceva la miss. Da quel giorno ho conosciuto la felicità e apprezzato le cose semplici della vita. Oggi i miei vizi sono la bici, il cibo, i viaggi. Ormai sono dieci anni che vivo a Bogotà, recentemente ho anche chiesto la nazionalità, mi ritrovo molto con lo stile di vita sudamericano. A volte ovviamente mi manca casa e mia madre, ma oggi sono una persona molto diversa che nel passato».

A questa età, chi te lo fa fare di correre ancora?
«Il segreto per restare al top è amare quello che si fa, quindi nel mio caso la bicicletta e la vita da ciclista. I sacrifici non mi pesano come non rimpiango il passato in cui correvo in grandi team e le corse più prestigiose, ora avverto meno pressione e sono più felice. Mi alleno a 2.500 mt sul livello del mare e a più di 20 gradi di temperatura. La Colombia è il paese ideale per prepararsi in vista delle corse».

Per quanto ancora ti immagini in sella?
«Vivo giorno per giorno. Nella stagione scorsa ho vinto 18 gare, ma mi piace più aiutare i miei compagni che lottare per il successo in prima persona. Mi piacerebbe restare in questo ambiente, magari per far crescere ulteriormente il ciclismo colombiano. Detto questo non pianifico il futuro. Chi lo avrebbe mai detto che sarei finito in Colombia? Nessuno, ma non avrei trovato la felicità».

da San Juan, Giulia De Maio

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