LE STORIE DEL FIGIO. VICHI, IL FACHIRO

STORIA | 23/01/2017 | 07:07
Il ravennate Paolo Vichi, anzi Paolo Antonio Vichi, come tiene a precisare per l’esattezza, anni sessantotto, è una presenza costante, abituale, seppure discreta, nell’ambito delle corse italiane, sia quelle professionistiche, sia quelle d’altre categorie. E’, infatti, da vari anni, il “capo” riconosciuto dei conduttori delle vetture tecniche del Gruppo Sportivo Emilia di Adriano Amici che, oltre alle proprie e numerose gare, svolgono le loro funzioni richieste da molteplici organizzatori in ogni parte d’Italia, in differenti categorie, sia al maschile, sia al femminile.

Vichi non vanta un passato propriamente ciclistico in quanto, fino al 1980, anno più, anno meno, era un podista, frequentatore delle corse campestri, un “tapascione”, come si definiscono gli appassionati del genere. Diplomato ragioniere ha sempre lavorato nel settore commerciale della Fiat di Ravenna, la sua città, fino alla pensione.

Nel 1980, seguendo il consiglio di un medico che gli prospettava la possibilità di raggiungere un migliore stato generale di salute se fosse andato in bicicletta, pochi anni dopo la trentina, inizia a pedalare con costanza ma senza mai gareggiare. Il suo approccio collaborativo al ciclismo agonistico, a mano a mano sempre più coinvolgente, è dovuto alla sua amicizia con Jader Bassi, uno dei dirigenti della Rinascita Ravenna, un sodalizio che  ha scritto pagine importanti, in epoca successiva, sia in tema organizzativo, sia come attività agonistica nel settore di vertice dei dilettanti. In argomento collaborazione Vichi ricorda anche quella con il Pedale Ravennate, altra gloriosa società sostenuta dal Celso Minardi e Vittorio Casadio che, sebbene divise da una sana rivalità sportiva cittadina, sapevano collaborare per organizzare importanti manifestazioni quali il Giro delle Regioni e altre corse di primo rilievo.

Torniamo a Paolo Vichi che, insieme con altri che sono poi diventati suoi colleghi di guida in corsa nel team di Adriano Amici, ha fatto la gavetta, accumulando esperienze, al volante delle vetture di queste due organizzazioni e approdare poi nel G.S. Emilia. Dal 2003 è lui il “manico”, per definizione, della vettura del presidente di giuria, la giuria A, non si discute. E’ la vettura che è nel cuore della corsa, subito alle spalle dei corridori, pronta a rimontare e muoversi quando il gruppo si rompe, per seguire i protagonisti, quelli che “fanno la corsa”, come si dice in gergo. Bisogna conoscere gli usi e costumi dei corridori, prevedere le loro traiettorie, soprattutto in discesa, guardare avanti, di lato e pure – importantissimo – dietro, senza mai distrarsi, mantenendosi sempre freddo, e rispondere tempestivamente alle sollecitazioni del presidente del collegio dei commissari, in stato di sicurezza per corridori, trasportati e il traffico delle vetture tecniche, delle moto e delle ammiraglie, soventi impazienti e, ultimo ma non ultimo, degli spettatori ai lati della strada. Oltre a radio-corsa deve badare anche alla rete interna CB delle radiocomunicazioni e collaborare con il cronometro per i vari “stop” sull’entità dei distacchi. Vichi, in corsa, non mangia, non beve, e come un fachiro, non sente altri bisogni, neppure quelli fisiologici. E’ educatamente collaborativo con i suoi trasportati. Ovviamente, per la lunga carriera, conosce molti dei commissari U.C.I. che, per usare la loro terminologia, “officiano” in corsa e le loro abitudini.

Risponde con un rapido cenno del capo al saluto che sovente gli rivolgono i corridori che si alternano in fondo al gruppo nei momenti non di “bagarre”, quando l’andatura è regolare. Per il genere d’attività e presenze li conosce quasi tutti fin dalle categorie giovanili.

La squadra dei conduttori attuali del team di Amici, almeno quelli più assidui, conta anche su Paolo Cavina, Angelo Bartolini, Daniele Alboni, Riccardo Sacchetti e altri ancora.
Questi suoi colleghi – e amici, soprattutto – scherzano con lui, con il capo, soprannominato anche “smeriglio” a causa della capigliatura, non più foltissima obiettivamente, irta in testa tanto che dicono che invece d’usare il phon per asciugare i capelli infili direttamente due dita nella presa di corrente per ottenere rapidamente il risultato di fare rizzare i capelli. Lui lascia dire, senza replicare, continuando senza soluzioni di continuità, a scorrere mentalmente la lista di controllo, proprio come la “check-list” dei piloti prima del decollo, le varie operazioni per controllare che tutto sia a posto, uomini e mezzi, per affrontare l’impegno della corsa. Parlavamo della testa di Vichi e della sua capigliatura, passiamo ai piedi. Calza sempre, per antica abitudine, almeno quando la stagione lo permette, sandali aperti di foggia francescana e, annodato attorno al collo, il foulard.

La sua esperienza professionale nel settore delle auto è utilizzata anche per avere un costante monitoraggio e controllo sull’efficienza meccanica, sull’aggiornamento nei tempi dovuti degli adempimenti amministrativi di legge del parco macchine del G.S. Emilia. E come ragioniere è appunto Vichi che si occupa della gestione dei conti delle vetture quando impiegate per altre organizzazioni, seguendo le indicazioni di Adriano Amici e di Manuela Buldrini, importante figura di riferimento nel quadro organizzativo del G.S. Emilia, silente ed efficiente.

Paolo Antonio Vichi e i suoi colleghi sono già pronti per un’altra stagione, su e giù per l’Italia e attendono il “pronti-via” che si avvicina sempre più, con immutata passione. Pure nei trasferimenti fra una gara e l’altra l’autovettura di Vichi guida la fila, sempre in testa.

Giuseppe Figini
foto Armanden


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