NOVO NORDISK. PERON, POLI E UN TRAINING CAMP SPECIALE. GALLERY
Andrea Peron al lavoro
Charles Planet
Ancora Peron all'opera
Si comincia a costruire
Dai, spingiamo tutti insieme...
Emanuel Mini con due piccolo amici
Immancabile foto di gruppo
Fabio Calabria
Umberto Poli
Ed ecco l'opera finita...
Quentin Valonges e Charles Planet
Il diesse Lionel Marie
PROFESSIONISTI | 07/12/2016 | 07:30 Alla fine del 2015, il team professionistico Novo Nordisk trascorse un periodo a Rosarita, in Messico, per costruire le case per due famiglie tragicamente colpite da diabete e povertà. Questo particolare training camp ha lasciato atleti e staff profondamente colpiti, per questo si è deciso di ripeterlo anche quest'anno.
La settimana scorsa, la formazione fondata da Phil Southerland e diretta da Vassili Davidenko ha costruito tre case a Juan Dolio, nella Repubblica Dominicana, per famiglie in difficoltà per motivi economici e di salute. I membri della squadra hanno collaborato con Hope Sports, associazione non-profit che promuove la crescita personale e comunitaria tra gli atleti attraverso progetti di servizio pubblico a breve termine. Come un gruppo coeso, gli atleti e lo staff hanno lavorato insieme per costruire le case da zero, preoccupandosi delle fondamenta, della pittura e dell'arredamento delle case. Tutte le famiglie hanno ricevuto le chiavi delle loro nuove case, pronte per essere abitate, nel pomeriggio di giovedi.
Due i corridori italiani impegnati in questa avventura: Andrea Peron, alla quinta stagione nella massima categoria, e il neoprofessionista Umberto Poli, entrambi diabetici come tutti i loro compagni del team americano. «Si tratta di un'esperienza emotiva potentissima che ti fa pensare in modo diverso la vita e rimane con te per sempre. Nel corso della stagione, tra tutti gli impegni, spesso perdiamo di vista le cose davvero importanti della vita. Personalmente cercerò di custodire le emozioni di questi giorni come quelle regalatemi dal camp di un anno fa per ricordarmi quanto sono fortunato. Sono felice che il nostro lavoro di squadra sia servito per aiutare delle persone sfortunate. La famiglia a cui ho dedicato il mio tempo aveva il padre in ospedale a causa del diabete. La mia speranza è che dopo che abbiamo consegnato loro le chiavi e il cibo per un paio di mesi possano sfruttare questa opportunità per poter vivere in modo più dignitoso» racconta Peron.
Poli, al primo impatto con la formazione americana e con un esperienza di volontariato, aggiunge: «Questa "prima volta" mi ha fatto apprezzare ciò che ho nella vita. Prima di questa avventura, non avevo mai davvero capito quanto sono fortunato. In squadra sono stato accolto come in una grande famiglia. Mi sono sentito veramente compreso e sono rimasto sorpreso e colpito da come tutti hanno dato il massimo per rendersi utili. Il ricordo che non dimenticherò mai sarà sicuramente il sorriso dei bambini, anche se vivevano in una tale povertà che non pensavo potesse esistere. Avevano così poco, ma sembravano così felici. Per me, è stata una grande lezione».
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