STORIA | 09/11/2016 | 07:04 Non ha mai corso in bicicletta il commendator Aldo Spadoni ma di gare ne ha viste e vissute tante, dall’interno, in molteplici ruoli e vesti di peculiare responsabilità, sia in ambito nazionale, sia in quello internazionale, in varie epoche del ciclismo, data la sua lunga, lunghissima, militanza. E’ nato a Pistoia il 12 maggio 1921 e Aldo Spadoni, sovente e scherzosamente, suole rammentare ai suoi amici che è pistoiese di città, non del contado. Ha sempre mantenuto saldi e duraturi rapporti con la terra d’origine, terra d’elezione per il ciclismo e con i suoi corregionali, rapporti talvolta vivaci assai, come sono sovente avviene fra toscani.
E’ stato un dirigente di vaglia nelle tappe della sua varia carriera ciclistica iniziata nel 1947 quale vice-presidente dell’U.C. Frosinone. Infatti, dopo la seconda guerra mondiale, Spadoni si trasferì nel Lazio, a Roma, per motivi della professione nell’ambito del ministero del Lavoro dove, negli anni, ha ricoperto incarichi e funzioni di responsabilità. Nel 1948 entra nei quadri dei neo-nati giudici di gara, a livello regionale e, proprio in quest’ambito, percorre una veloce carriera approdando già, nel 1957, alla qualifica di commissario internazionale. E’ il presidente di giuria in due Giri d’Italia, due Tour de France, ai Mondiali e alle Olimpiadi di Roma 1960.
Nel 1968 è eletto vice-presidente della F.I.C.P. (Federazione Internazionale Ciclismo Professionistico), poi confluita nell’U.C.I. e, nel contempo, in abbinata, presidente U.C.I.P. (Unione Ciclismo Italiano Professionistico), l’ente che sopraintendeva al fiorente movimento professionistico italiano di quel periodo, assai diverso – purtroppo – dall’attuale per consistenza e rilevanza specifiche. E Spadoni, letteralmente, “inonda” con i suoi lunghi scritti in materia d’interpretazioni dei regolamenti e della casistica, le sue “passioni” fondate sullo studio e la conoscenza acquisita nella materia, il movimento ciclistico, spesso assai allergico alle carte, sovente giudicate – talvolta frettolosamente – “scartoffie”. E’ il fautore della costituzione della specializzazione del giudice in motocicletta, portata avanti in collegamento con La Gazzetta dello Sport-Organizzazioni (l’attuale RCS Sport), soprattutto con Giovanni Michelotti, il braccio destro di patron Vincenzo Torriani. Termina così l’epoca degli ispettori “ospitati” (sarebbe meglio dire “sopportati” nella maggior parte dei casi) a bordo delle ammiraglie delle Case, come allora si definivano i gruppi sportivi professionistici. Rappresenta una svolta comprensibilmente dell’epoca nel controllo delle corse.
Nel 1973 il presidentissimo Adriano Rodoni lo incarica, con Jader Bassi e l’aretino Giuliano Galletti della regolamentazione e formazione della figura del “direttore di corsa”, per tutte le categorie F.C.I. Dal 1973 al 1980 è il presidente della Commissione Nazionale Giudici di Gara, dove si segnala per fattivo operare, il suo competente attivismo per il reclutamento e la formazione. E’ una presenza fissa, in ambito internazionale, nella giuria d’appello delle massime manifestazioni mondiali, sia per la strada, sia per la pista e il ciclocross ed è componente – ascoltatissimo - della Commissione Tecnica U.C.I. Per due mandati, dal 1981 al 1989, è il vice presidente della Federazione Ciclistica Italiana con Agostino Omini presidente.
Altra lunga esperienza, dal 1989 al 1998, quale presidente della Commissione Tecnica della Lega Ciclismo Professionistico dove l’obiettivo principale è quello che riguarda i vari aspetti della sicurezza da inculcare e controllare per scelta dei percorsi, diffusione e presa di coscienza del concetto sicurezza nei diversi attori delle corse. E non finisce qui. Dal 1990 al 1994 è il presidente della Commissione Carte Federali e, a seguire, Giudice Sportivo Nazionale F.C.I. Nel 2004 provvede all’estensione dell’attuale regolamento Tecnico F.C.I. dove l’aspetto della sicurezza, attiva e passiva, ha la debita e dovuta rilevanza nei differenti aspetti. Nel 2008 il Gruppo Sportivo Progetti Scorta di Silvano Antonelli gli ha assegnato – meritatamente - il Premio Sicurezza. Fino a pochi anni fa era il presidente della Commissione Nazionale Elettorale Federale ed è un esempio di longeva operatività dirigenziale, non solo tecnica, e intelligente passione, competente, preparata e culturalmente supportata nei differenti ambiti del ciclismo, esercitata con vivace personalità e spirito di servizio.
Ha trovato molti amici in questa sua lunga traversata a cavallo delle due ruote, metaforicamente s’intende. Fra i tanti il ricordo è per il grande Alfredo Martini, un altro toscano-romano come lui, Franco Mealli, uniti da una passione comune non priva comunque di frequenti e accalorate tenzoni verbali, i colleghi in giacca rossa-cremisi di “internazionali” come Mario Prece e Antonio Coccioni. Sono comunque e comprensibilmente molti altri i campioni, corridori, dirigenti e tecnici che, negli anni, hanno avuto modo d’incontrare – e magari talvolta scontrarsi – con Aldo Spadoni e la sua solida e ferrata competenza fra leggi, regolamenti e norme. Molteplici e importanti riconoscimenti, in ambito nazionale e internazionale, a lui riconosciuti, sono le sue “decorazioni” che testimoniano il suo lungo operato. Ora, sempre con la moglie Rossana accanto, sempre in ottima forma, sempre con la sua pronta e forbita loquela, si gode un po’ di riposo. Altro esempio che il ciclismo e la bicicletta, anche in ruoli dirigenziali, fanno bene… Ricordiamo che è il 1921 l’anno di nascita di Aldo Spadoni.
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