McQuaid attacca le grandi Federazioni, Di Rocco risponde

| 24/01/2007 | 00:00
La frattura tra l’UCI e la FCI è sempre più profonda. Ne sono testimonianza queste due lettere: la prima inviata da Pat McQuaid a tutti i presidenti di federazionae nazionali e la seconda firmata da Renato Di Rocco in risposta. Ecco la lettera di McQuaid Gentile Signor Presidente, Le auguro un buon e armonioso anno 2007! Ci tenevo a scriverle all’alba di questa nuova stagione ciclistica, perché il 2007 si annuncia un anno cruciale per tutti noi e per il futuro di questo sport. Delle sgradevoli circostanze hanno fatto sì che, per prima cosa, dovremo avere a che fare con i danni causati al nostro sport nel 2006. Il 2006, infatti, è stato oscurato dai casi di doping che hanno nuociuto fortemente all’immagine del nostro sport. So dalle discussioni avute con molti di voi che gli scandali hanno avuto grandi ripercussioni all' interno delle nostre Federazioni Nazionali. Per i danni causati alla credibilità e all’immagine del nostro sport, siete numerosi ad avere riscontrato difficoltà crescenti nell’ottenere il sostegno necessario allo sviluppo del ciclismo da parte delle vostre istituzioni governative e dai vostri partner commerciali. Vi assicuro che l’UCI considera molto seriamente questo fenomeno e non può tollerare che pratiche di doping continuino nel nostro sport. Lavoriamo attualmente all’introduzione di nuove misure di lotta contro il doping per il 2007. L’UCI non cesserà mai di lottare per estromettere dal ciclismo gli imbroglioni. Ogni Federazione Nazionale deve prendere parte a questa lotta, promuovendo anche campagne di informazione e di sensibilizzazione antidoping presso gli atleti e applicando rigorosamente le regole nel caso si verificasse una violazione. Dovremo anche far fronte ai danni causati dagli atti di alcuni membri della famiglia ciclistica che cercano di imporre le loro proprie regole e non esitano a nuocere al mondo del ciclismo e a dividerlo per proteggere e rafforzare la loro situazione privilegiata. L’UCI è anche preoccupata dal fatto che alcune delle nostre Federazioni Nazionali Europee le più potenti e, tra l’altro, le più ricche, che dominano il calendario organizzando il 70% delle prove ciclistiche e controllando l’85% delle entrate del nostro sport, cerchino di rafforzare il loro controllo sul ciclismo europeo e di affrancarsi dalla grande famiglia mondiale del ciclismo. Consideriamo che si tratta di un passo indietro che compromette gravemente la mondializzazione del nostro sport e che, se queste Federazioni dovessero riuscirci, ciò nuocerebbe fortemente alla nostra futura partecipazione ai Giochi Olimpici. Queste Federazioni vi hanno mandato qualche giorno fa una lettera per esporre le loro posizioni. In qualità di Presidente dell’UCI, sono sempre a disposizione dei Presidenti di Federazione per trattare ogni domanda che abbia a che fare con il ciclismo. Detto questo, mi rifiuto di avviare un processo di consulto formale con un gruppo di Federazioni che non rappresentano che i loro stessi interessi e non hanno alcuna legittimità per esprimersi al nome dell’insieme delle Federazioni. Questa iniziativa è completamente indipendente e scavalca il Comitato Direttivo dell’Unione Europea di Ciclismo, organo democraticamente eletto per rappresentare le posizioni di TUTTE le Federazioni Nazionali europee. Sebbene i problemi con quali l’ambiente del ciclismo si confronta necessitino la nostra più grande attenzione e, purtroppo, delle risorse considerevoli che altrimenti avremmo potuto e dovuto investire in azioni costruttive, non dimentichiamoci che il nostro bilancio rimane positivo, che si tratti dello sviluppo del nostro sport, della posizione che occupa l’UCI nel mondo dello sport e della lotta contro il doping ma, soprattutto, della dedizione della grande maggioranza delle persone coinvolte nel ciclismo. Voglio ringraziarvi personalmente, così come voglio ringraziare le vostre Federazioni e tutti i suoi membri, per il vostro sostegno e il vostro impegno continui. Vorrei anche tra l’altro garantirvi che l’UCI si applicherà più che mai a promuovere lo sviluppo del nostro sport ovunque nel mondo e ad utilizzare le risorse a sua disposizione per testimoniare la sua solidarietà con le Federazioni dove il ciclismo è meno sviluppato, anche Federazioni europee. A questo proposito continueremo e svilupperemo il programma del Centro Mondiale del Ciclismo che negli ultimi cinque anni ha accolto ad Aigle ragazzi di non meno di 98 Federazioni. Siamo lieti di vedere che i risultati delle recenti riforme del ciclismo su strada stiano portando i loro frutti ed è incoraggiante assistere allo sviluppo molto positivo dei calendari e delle squadre su tutti i continenti. Il futuro si annuncia dunque molto promettente, anche per le altre discipline ciclistiche come la pista, il Mountain Bike e il BMX che stanno vivendo attualmente una crescita senza precedenti. Gentile Signor Presidente, l’UCI si augura più che mai di collaborare con Lei allo sviluppo del nostro sport e Le assicuro del mio impegno totale per raggiungere questo obiettivo. Pertanto sarei lieto di accoglierLa a Aigle se dovesse farci una visita, o di incontrarLa nel Suo paese se si presentasse l’occasione. Le Faccio i miei migliori auguri per il 2007 e La prego di gradire, Signor Presidente, i miei distinti saluti. Pat Mc Quaid Ed ecco la risposta di Renato Di Rocco Caro Presidente, la Tua lettera del 15 gennaio alle Federazioni europee conferma quanto fossero fondati i dubbi sulla sincerità delle Tue scuse per le dichiarazioni del 5 gennaio. Una volta di più offendi non tanto la nostra, quanto la Tua intelligenza. Spargi veleno su alcune Federazioni - scusa se rappresentano il 70% del movimento ciclistico mondiale, ma non possiamo eliminare tre quarti dei nostri affiliati e della nostra storia per venirTi incontro - alla vigilia di una tornata elettorale dell’UEC per il rinnovo dei suoi organi direttivi. Ti sembra una bella cosa? E’ un’ulteriore prova di come interpreti il Tuo ruolo di Presidente del ciclismo mondiale “super partes”. Ci accusi Tu, proprio Tu, di volontà di potenza perché osiamo esprimere le nostre opinioni e chiediamo di essere ascoltati su temi così impellenti? E lo facciamo, non a nome di tutte le altre Federazioni, come sostieni sapendo di dire il falso, ma ciascuno con la propria firma di Presidente? Deleghi scelte di stretta pertinenza dell’UCI, in base allo Statuto e ai Regolamenti che tutti siamo chiamati a rispettare, a componenti che esprimono interesse di parte come i Gruppi ProTour, gli Organizzatori e per ultimo, persino a una Tv privata, ma pretendi d’impedire a membri istituzionali dell’UCI come le Federazioni di dire la loro su questioni così delicate, che le coinvolgono direttamente? Scrivi che nel 2006 il nostro sport ha avuto danni enormi a causa dello scandalo doping. Sono mesi che, ignorando la separazione dei poteri, il rispetto delle procedure, la dignità delle persone, sbatti in prima pagina il ciclismo come ricettacolo mondiale di tutto il marcio e Ti meravigli? Cosa dovrebbero fare le Federazioni per partecipare alla Tua lotta d’avanguardia? Dovrebbero lasciare che siano le proprie società e gli organizzatori a decidere chi ha diritto di svolgere l’attività ciclistica in barba agli organi preposti? E’ in questo modo che difendi l’autorità dell’UCI, del suo Direttivo e la sua e la nostra sovranità, compresa quelle delle Federazioni a cui dedichi i Tuoi complimenti? In nome dello sviluppo del ciclismo mondiale hai costruito una montagna sul ProTour, che alla fine dei conti rappresenta nove nazioni. Certo, può e deve essere una grande risorsa per tutti. Senza dimenticare che il suo capitale atletico, in gran parte, è prodotto dal lavoro, dall’impegno e dagli investimenti del movimento associativo rappresentato dalle Federazioni che disprezzi tanto. Senza di che sarebbe un carrozzone vuoto che gira per il mondo. Scusaci se pensiamo di avere qualche diritto di partecipare al dibattito sulla sua formula e sui suoi ritorni. Devi ancora spiegarci perché l’UCI ha fatto saltare il tavolo a Parigi, dopo che gli Organizzatori avevano raggiunto l’accordo sulla partecipazione a 18 squadre (e quindi riconoscevano le licenze assegnate dall’UCI e i conseguenti diritti e doveri, con relativo rispetto degli impegni assunti o contrattualizzati dall’UCI a quella data). Era lo stesso numero richiesto il 15 di agosto dai Gruppi Sportivi, e le Federazioni avevano mediato per raggiungere questa soluzione di equilibrio che ancora una volta l’UCI ha respinto. Ora fai il duro con i Grandi Giri perché rifiutano le Tue imposizioni e il compiacente coi Gruppi Sportivi, che a Strasburgo hanno iniziato a dettar legge escludendo atleti dal Tour senza alcun riferimento alle norme UCI. Poi é accaduto che gli stessi Gruppi non hanno partecipato alla cerimonia di premiazione del Giro di Lombardia. Peccato che l’UCI non abbia voluto onorare la maglia del Campione del Mondo, di cui è titolare e che non aveva nulla da spartire con la controversia ProTour! A proposito di democrazia: il Direttivo UCI era al corrente di queste scelte, le ha discusse, condivise e ratificate? Approva i regolamenti dell’attività? In particolare, l’ultima sulla formula ProTour approvata dalla Commissione?O le nomine all’interno del CUPT.? A me e ad altri Presidenti di Federazione non risulta dai documenti ricevuti e da quelli pubblicati sul sito internet. Un mistero, come la trasparenza di bilanci. Permettimi di dire: da quale pulpito viene la predica! Renato Di Rocco
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