TV | 26/07/2016 | 07:49 Un'avventura nuova, dura ma professionalmente esaltante: il Team Rodella 2000 è rientrato alla base dopo aver disputato il Tour de France. No, non in corsa ma dietro le telecamere, in sala di montaggio e in cabina di regìa. È stata proprio la società bresciana a gestire ed assicurare infatti tutte le immagini "personalizzate" che RaiSport ha potuto offrire durante le lunghissime dirette che ci hanno accompagnato nel corso delle ultime tre settimane.
«Un'esperienza affascinante, ovviamente faticosa ma decisamente importante dal punto di vista professionale - assicura Fabio Rodella, che ha guidato il Team sulle strade di Francia -. Ci siamo confrontati con i broadcast più importanti del mondo, abbiamo lavorato fianco a fianco, con l'obiettivo di offrire ai telespettatori italiani il miglior servizio possibile. Direi che ce l'abbiamo fatta».
Come siete arrivati al Tour? «Naturalmente partecipando ad una gara pubblica indetta dalla Rai, come prevedono le normative. Vinta la gara, abbiamo subito cominciato a lavorare in sinergia con Alessandro Fabretti, il caporedattore al quale siamo legati da ultraventennale amicizia, con il regista Stefano Brunozzi, con il responsabile tecnico Franco Sanna, con i giornalisti, in particolare con Alessandra De Stefano, Andrea De Luca e con l'opinionista Stefano Garzelli».
Come si articolava una giornata tipo? «In piedi alle cinque per raggiungere l'area compound e posizionare i mezzi prima dell'alba, poi via con la sistemazione degli impianti da una parte e con le interviste alla partenza dall'altra. Quindi la diretta con il Processo, le moviole, le immagini dedicate, le interviste ai pullman delle squadre e tutto quello che ruota attorno alla corsa con la produzione della "integrazione italiana". Per finire, smontaggio, trasferta fino all'albergo dove si arrivava in genere attorno a mezzanotte e via di nuovo... Per fortuna le ultime tappe si sono disputate tutte nella stessa zona delle Alpi, quindi le giornate sono state un pochino più leggere».
Quali le difficolltà da superare? «Presto detto: al Tour c'è la stessa qualità e quantità di broadcast che operano per una finale di Chiampion's League ma ovviamente il tutto non si limita alla sera della partita, ma va montato e rimontato ogni giorno per tre settimane. Certo, dal punto di vista professionale è un'esperienza straordinaria, per me e per tutto il Team Rodella 2000 è stato il coronamento di un sogno dopo quasi mezzo secolo di attività nel mondo del ciclismo. Una grandissima soddisfazione per la quale siamo grati alla Rai, ad Alessandro Fabretti, a tutti i dirigenti e ai tecnici con i quali abbiamo collaborato. E già che siamo in tema di ringraziamenti...».
Dì pure. «Un grazie speciale lo meritano i nostri ragazzi: Emanuele che si è occupato della direzione tecnica, Mattia che ha seguito il coordinamento dello studio, Dino che ha curato i replay, Daniele responsabile del controllo camere e della fotografia e infine i cameraman Roberto e Francesco. Una grande squadra che ha vinto il suo Tour de France».
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