Adriano Baffi: «Punteremo tutto sul Tour, ma non solo...»
| 04/01/2007 | 00:00 Adriano Baffi, il velocista di Vailate, è alla quarta stagione in ammiraglia. Dalla Phonak è passato all'Astana formazione kazaka con licenza svizzera del Pro Tour che ha nelle sue fila tra gli altri Vinokurov, Savoldelli, Kloden e Kessler. Una nuova stagione è alle porte e con il grande campione cremasco abbiamo cercato di inquadrare la nuova Astana, di capirne propositi e speranze.
«Abbiamo purtroppo dovuto aspettare tantissimo per avere la licenza Pro Tour, avevamo un gruppo di corridori e di sponsor che era impossibile non essere ammessi nel Pro Tour, abbiamo dovuto aspettare fino al 20 dicembre per avere questo status che credo sia meritato per la struttura e gli uomini che compongono l¹Astana. Dall'8 al 21 gennaio andiamo in ritiro a Maiorca in Spagna e il primo appuntamento agonistico è il Giro del Qatar. Siamo essenzialmente una squadra da Grandi Giri, per le classiche abbiamo un gruppo di giovani soprattutto kazaki che in questo momento non sono ancora pronti, ma lavoreremo per farli crescere per portare avanti un progetto che per adesso è fissato in quattro anni ma che può anche allungarsi».
Gli obiettivi primari del 2007?
«Di fondamentale importanza per noi è il Tour de France, su questa corsa sono concentrati tutti i nostri sforzi. In seconda battuta mettiamo il Giro d¹Italia e la Vuelta».
Vinokurov dopo aver trionfato nell'ultimo Giro di Spagna sembra oramai lanciatissimo per cercare di conquistare il Tour, lasciando un po' in disparte le Classiche nelle quali comunque è sempre stato uno dei protagonisti.
«Onestamente lo conosco poco per poter dire cosa abbia in testa "Vino". So che lui è una bandiera, senza di lui non c¹era questa squadra, però nella vita bisogna fare delle scelte e lui è orientato giustamente sul Tour de France. Però le corse come la Liegi Bastogne Liegi e la Freccia Vallone che sono quelle che più si addicono a lui tra le classiche, le correrà e sarà sicuramente in prima fila».
Paolo Savoldelli può fare ancora il botto al Giro d¹Italia?
«Potenzialmente è fattibile. Come dicevo prima al Tour andremo con una squadra competitiva al massimo, al Giro probabilmente non saremo così competitivi. Però Paolo ha già dimostrato di avere un equilibrio e un'esperienza tale che gli permette di poter emergere anche se non ha al fianco corridori di primissimo piano, anche se l'Astana sarà al via con una formazione sicuramente migliore di tante altre. Sui tre Grandi Giri abbiamo l¹ambizione di poter competere con tutti gli altri team, certo se poi trovi il Basso del Giro d¹Italia o l¹Armstrong dei suoi Tour, beh allora tutto è difficile».
A proposito di Basso, se Ivan avrà la stessa condizione del 2006 Giro e Tour hanno già il padrone?
«Lo scorso anno il secondo al Giro è stato Gutierrez ed è arrivato a dieci minuti ma lo spagnolo non era il favorito della corsa. Quindi questa è un po' una speranza per gli altri che dovranno arrivare alla corsa rosa con una condizione diversa da quella dello scorso anno. Non ho un rapporto personale o familiare con Basso, lo stimo come corridore e se i valori sono quelli mostrati nel 2006 non c'è niente per nessuno».
Hai alle spalle una vita passata a pedalare e vincere, dopo quattro stagioni come direttore sportivo, come ti senti dall¹altra parte della barricata?
«Diciamo, purtroppo o per fortuna, sono nato e vissuto con la bicicletta nel sangue. Secondo me il direttore sportivo negli anni aveva perso quello che è la pura espressione del suo ruolo. Non mi è mai interessato una gestione manageriale del gruppo in cui vado, ma soprattutto di ricoprire la figura della persona che sta accanto ai corridori. Io dico che in particolar modo con i giovani bisogna stargli vicino, dargli i giusti appoggi e consigli: con i miei ragazzi credo di aver lavorato bene e di aver ottenuto quello che il diesse deve ottenere. Certo tra i prof il risultato è determinante, ma bisogna anche dare il tempo ai giovani di crescere; a livello squadra ho sempre gestito il gruppo atleti senza avere l¹obiettivo a fine anno di centrare grandi risultati. Non ho le conoscenze per impostare scientificamente un programma al corridore, però con l'esperienza e la volontà che ho dentro penso di riuscire a fare un buon lavoro».
Sarai in ammiraglia al Tour de France?
«Credo di sì. Al Giro dovrebbe andare Fidanza e per la Vuelta si vedrà. Non abbiamo ancora fatto i programmi ma a grandi linee dovrebbe andare così».
La pista ti è sempre stata a cuore. Qualcosa si sta muovendo.
«Il fatto che il Coni, come ha detto il presidente Petrucci anche alla presentazione del Giro d'Italia, dia priorità alla pista credo che sia fondamentale. Di Rocco e Martinello hanno il supporto per poter continuare sulla strada intrapresa, è chiaro che in questo momento la pista in cambio non dà niente o quasi. Bisognerà quindi investire per creare un ritorno, un qualcosa da dare ai giovani che si avvicinano alla pista, che secondo me è il futuro del ciclismo visti i problemi logistici che aumentano ogni anno per correre su strada. Bisogna trovare il modo di dare qualcosa in cambio agli sponsor per farli entrare nel mondo del ciclismo su pista e qualcosa ai corridori per permettergli di potersi dedicarsi all¹attività nel velodromo senza problemi economici». Valerio Zeccato
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