
Dopo aver conquistato il titolo mondiale nell’Inseguimento Individuale nella rassegna iridata su pista andata in scena a Londra nel marzo scorso, il corazziere del Team Colpack ha aggiunto un’altra gemma alla sua carriera scrivendo il proprio nome nell'albo d'oro di una delle classiche più prestigiose a livello giovanile, che nessun italiano aveva mai dominato tra gli Under 23.
Il 19enne piemontese ha interpretato tutta la gara all’attacco, assieme al compagno di squadra Oliviero Troia (al traguardo 4°), dimostrandosi a proprio agio sui tratti in pavé che caratterizzano la classica transalpina. Quando mancavano 4 km alla conclusione, Pippo ha promosso l’accelerazione decisiva tagliando il traguardo in solitaria.
Passati i dolori?
«Sì, fanno ancora un po' male le mani ma giorno dopo giorno vanno meglio. L'attaccatura delle dita è indolenzita, come se mi fossi girato insietro le dita. Non so se riesco a rendere l'idea, ma chi ha corso sul pavè sa cosa intendo. A parte questi fastidi passeggeri, resta la felicità per aver vinto una corsa in cui volevo far bene ma sinceramente non mi aspettavo di poter conquistare. Sono soddisfatto e convinto sia stata un'esperienza molto utile per il futuro. La prossima volta che ci tornerò voglio avere qualche chilo in più nella parte superiore del corpo, su certi terreni servono anche le braccia e sta volta in questo senso ho faticato».
Resta anche un'immagine che immortala il tuo abbraccio al traguardo con Oliviero.
«Bella vero? Eravamo stremati, ma davvero contenti. Olly si è dimostrato un compagno di squadra fino alla fine. In gara gli ho chiesto di darmi una mano perchè mi sentivo bene e lui ha dato tutto per me. Anche Lizde e tutti gli altri compagni sono stati eccezionali. Un grazie va a loro e a tutta la squadra, con in testa il presidente Beppe Colleoni, che ci ha permesso di metterci alla prova al nord con una corsa vera».
Raccontaci com è l'Inferno del Nord.
«Tosto. L'emozione più forte l'ho provata quando sono partito sul falsopiano, come ho visto più volte fare a Fabian (Cancellara, ndr) e ai grandi del pavè. Riuscire a fare la differenza in quel punto mi ha dato la forza per insistere nell'azione ed entrare da solo nel velodromo. In quel momento la sensazione è stata simile a quella di Londra, con la gente in piedi e un tifo da pelle d'oca. Detto questo mi sono tolto una piccola soddisfazione, il sogno resta vincere la Roubaix per professionisti. Quella per Under 23 è semplicemente un piccolo traguardo».
Siamo solo a maggio, ma il tuo 2016 è già da incorniciare.
«Sì, qualcuno mi ha criticato perchè sto vincendo poco in Italia ma penso di aver dimostrato che quando attacco il numero alla schiena sono sempre pronto a lavorare per la squadra e quando punto un obiettivo do il cento per cento per raggiungerlo. Sono tranquillo e sereno grazie al Team Colpack che mi sostiene al massimo e alla mia famiglia che mi sta sempre vicino come meglio non potrei chiedere. La dedica? A me stesso per i sacrifici che sto sopportando, come stare tanto lontano da casa e dalla mia ragazza».
Ora quali altri traguardi ti sei messo in testa?
«Con i miei compagni andremo in ritiro a San Pellegrino per recuperare le fatiche dei giorni scorsi e per allenarci in vista del Campionato Italiano, a cui ci presentiamo con una punta come Simone Consonni, che già al mondiale dell'anno scorso ha fatto vedere a tutti quanto vale. Ci tengo a fare bene anche al Campionato Italiano a cronometro e nella cronosquadre tricolore. Dopo di che mi concentrerò per i Campionati Europei Under 23 su pista dove possiamo essere competitivi con il quartetto».
Giulia De Maio