PROFESSIONISTI | 19/05/2016 | 07:51 A Modena la primavera sapeva di estate. Sole caldo e profumo balsamico di duroni. Stessa tappa, cielo diverso. Alzando lo sguardo da Asolo le montagne si avvicinano e intorno alle vette si aggirano nuvole e corvi da maltempo. Per loro la Noale-Bibione potrebbe essere la classica quiete prima della tempesta, con l’ultimo stage in altimetria marittima.
Dopo l’assaggio di venerdì, con le cime di Montemaggiore e Porzus, si comincerà davvero a salire in quota. Sabato col Pordoi si scollinerà a 2239 metri, in una tappa che prevede anche il Sella (2244 metri), il Valparola (2200) e soprattutto il Giau, a 2236 metri dal suolo. Nello stesso momento in cui alla partenza di Modena si registravano 24 gradi, allo striscione di Asolo se ne contavano 21. Al Giau solo 4, con nevicate in corso tra le 22 e l’una di notte e minime da 3 gradi sotto lo zero. Per non dire del Colle dell’Agnello, posto sulla Cima Coppi del Giro, a 2744 metri e minime di poco sopra lo zero. E così, per non avere la testa tra le nuvole, la macchina organizzativa si muove per tempo. Con una garanzia in più, che porta il nome di Massimiliano Fazzini. Con lui, che è docente universitario di Ferrara e Camerino, climatologo responsabile internazionale di un progetto sui cambiamenti climatici e i monsoni, l’organizzazione del Giro sceglie infatti di scattare in anticipo. Fazzini da anni studia soprattutto i rischi connessi alle condizioni meteorologiche montane: “Mi occupo delle condizioni climatiche montane e alpine. Fenomeni nevosi e grandine, per definizione difficili da prevedere. Valuto anche i rischi connessi a fenomeni estremi, come le valanghe”. Sabato Fazzini si aggregherà alla carovana per aiutare Mauro Vegni e Stefano Allocchio a valutare eventuali situazioni difficili. Che, al momento, però lasciano comunque tranquilli gli organizzatori della corsa. Dottorato in Geologia applicata, geomorfologia e idrologia, con specializzazione climatologica applicata, sarà l’aruspice ufficiale della corsa rosa per non andare in bianco sulle tappe più attese. Stefano Arosio
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