| 07/12/2006 | 00:00 ''Se mi chiedono il dna io sono anche pronto a smettere di correre. Ho gia' vinto molto...''. Con queste parole il campione del mondo Paolo Bettini torna a parlare della vicenda doping e dell'idea di sottoporsi a un test di dna per incrementare la lotta al doping.
''Il dna fanno bene a chiederlo a quei corridori ai quali vengono trovate sacche di sangue nelle loro abitazioni. Se dicono che quel sangue non appartiene a loro, allora fanno bene a controllare il dna, altrimenti e' una misura che non serve all'antidoping'', ha detto Bettini a margine della consegna del premio 'Giglio d'Oro' a lui consegnato per aver conquistato, nella stagione 2006, il campionato italiano e il titolo iridato.
Bettini ha poi attaccato il collega Ivan Basso, che ha dato la sua disponibilita' a far conoscere il proprio dna. ''Perche' Basso non si e' detto favorevole a consegnare il dna mentre era in corso l'inchiesta spagnola sul doping? Lo ha fatto solo dopo aver firmato con la Discovery e dopo aver saputo che la Guardia Civil non avrebbe consegnato le sacche di sangue in suo possesso''.
Il neo campione del mondo ha poi ricordato un retroscena sulla vicenda dna che ha protagonisti proprio lui e Ivan Basso.
''Ad ottobre, quando dichiarai di essere contrario all'esame del dna, il primo messaggio sul telefonino l'ho ricevuto da Ivan Basso. Mi faceva i complimenti per la posizione assunta: dopo venti giorni ha cambiato idea e ha dato il suo assenso al test per il dna...''.
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