| 15/11/2006 | 00:00 Silenzio e attesa. Dall’Uci nessun segnale, nessuna comunicazione ufficiale e a quanto ci è dato sapere nemmeno ufficiosa. Basta parlare con chi è coinvolto nell’operazione Astana. Nel futuro di questo team c’è un punto interrogativo grande come l’avveniristica casa del ciclismo mondiale di Aigle. E da Paolo Savoldelli ad Alexandr Vinokourov, passando per il cosiddetto personale, tecnici, meccanici e massaggiatori, sono tutti tra color che sono sospesi. Attendono di sapere, di conoscere: e intanto siamo a metà novembre…
Da una parte c’è l’Astana, lo sponsor kazako, che ha sposato il progetto di Marc Biver e non ne vuole sapere di Manolo Saizi, la presenza «scomoda» di tutta questa vicenda che rasenta il grottesco. L’ex team manager della Liberty Seguros, tra i più coinvolti nell’inchiesta spagnola denominata «Operacion Puerto», non ci pensa proprio a farsi da parte, forte di un contratto firmato a metà stagione con l’Astana, appunto, che adesso però vorrebbe proseguire per proprio conto. La società di Saiz (Active Bay) ha sotto contratto anche una quindicina di corridori, tra cui Vinokourov, Kashechkin, Jakovlev, Contador, senza contare il diritto di prelazione su chi è in scadenza di contratto, come Michele Scarponi o Joseba Beloki. Di recente l’Uci ha confermato alla Active Bay la licenza per correre nel ProTour, per cui se i corridori e lo sponsor Astana decidessero di non rispettarli, potrebbe nascere una grana legale monumentale. Ma ci sono anche corridori come Paolo Savoldelli, o personale che i contratti li hanno firmati con la Zeus Cycling, quella di Marc Biver, sul quale i manager della Astana hanno deciso di investire per proseguire la loro avventura nel mondo del ciclismo. In tutto questo marasma di contratti e codici civili, l’Uci sceglie il silenzio. Forse, si sussurra, qualcosa di più lo sapremo il 20 novembre prossimo. Un consiglio: non disturbateli. Stanno pensando.
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