Pontoni merita il clamoroso ritorno: obiettivo Mondiale 2008

| 06/11/2006 | 00:00
Si profila un clamoroso ritorno. L’imprevedibile Daniele Pontoni sta seriamente pensando al mondiale 2008 delle Bandie. Solo un anno fa il friulano classe ’68, originario di Variano di Basiliano (Ud), oggi residente a Muris di Ragogna, ai piedi del famigerato «muro», con Luisa, aveva altri umori. Aveva altre aspettative. È stato l’ultimo grande interprete del cross azzurro. Nella sua bacheca brillano due mondiali (Leeds ’92 da Dilettante e Monaco ’97 da Elite), una Coppa del Mondo (stagione 1994/95), due Superprestige (1992/93 e 1993/94) e 15 titoli tricolori in 18 anni di attività. Domenica 4 dicembre 2005 a Soligo (Tv) dopo le ultime tre affermazioni della carriera ottenute in una tournee in Giappone, compiva il giro d’onore per l‚ultima passerella vincente sui prati italiani. Era l’addio alle corse. Ad affiancarlo i grandi del passato del cross come Renato Longo, Franco Vagneur, Vito Di Tano e Luca Bramati. Oggi è lasciato nell’ombra, quasi dimenticato, dopo tanti progetti e promesse non concretizzati. «Non voglio fare polemica. La cosa non mi tocca minimamente. Non ci sono rimasto male. Ognuno a casa propria è libero di fare ciò che vuole. D’altronde da un anno sono abituato a queste cose. Non posso che ringraziare quello che Remo Mosole ha fatto per me, davvero un gran signore. Anche se non ero nel parterre dei Vip da invitato, sabato alle Bandie c’ero come sportivo, ancora innamorato del ciclocross che è stato e resterà la mia vita. Se ci sarò il prossimo anno al mondiale? Chiaro. Ma non da spettatore. Per correrlo». Calma, cosa hai detto. Per correrlo? «Si hai capito bene. Mi sono pentito di aver smesso. Almeno un altro paio di stagioni potevano starci, sino al mondiale 2008. Quando avevo maturato la decisione di appendere la bici al chiodo avevo progetti e prospettive che alla realtà dei fatti sono tutti svaniti. Non per colpa mia. Una delusione. Ma d’altronde nella vita nessuno mi ha mai regalato nulla. Da più di una persona mi sarei aspettato qualche attestato di gratitudine in più. Se guardo le convocazioni che fa il mio amico Scotti mi viene la pelle d’oca. A 39 anni sono ancora in tempo per riprendere ed essere competitivo ai massimi livelli. Ho ancora grandi ambizioni». Per il rientro alla Yuri Chechi, che sarebbe clamoroso, c’è già un progetto? «Mah, non voglio dire nulla. Meglio. Siamo lì, tutto può essere. Che nasca una nuovo team dove posso essere sia tecnico che corridore». È appena tramontato quello legato al vivaio Liquigas e ad un nuovo sponsor, il marchio friulano Bernardi. Ma l’ipotesi di diventare citì della nazionale? «Io nell’ultimo anno ho dato la disponibilità a tutti, ma sono rimasto fregato. Sarebbe un incarico in cui mi sentirei davvero a mio agio. Poi sono arrivati i romani. Fausto (Scotti, ndr) è un vecchio mio amico, anche se...». Massimo Bolognini
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